domenica 3 febbraio 2013

Lo Stato dell'Arte





Si dice ormai sempre più spesso che la politica non assolve al suo ruolo, non è cosciente dei propri compiti e non vuole realmente risolvere i problemi. Il prossimo Parlamento avrà problemi seri da risolvere e se la volontà mancherà per “questioni politiche” il nostro pese correrà pericoli di arretramento reali e gravi. Gravi soprattutto dal lato delle responsabilità. Questa campagna elettorale avvelenata e assai volgare, non è altro che i prodromi di quello che potrebbe essere il cursus del prossimo parlamento. E’ chiaro che ci auguriamo ciò non avvenga, sarà bello esser contraddetti in questo caso. Prendiamo ad esempio l'Agenda digitale. Un caso singolo per capire a che punto sono i lavori di modernizzazione e sviluppo nel nostro paese. Non sembrano su un buon piano. In un suo articolo Giuseppe Iacono scrive che Kroes afferma : “da qui al 2015 rischiano di rimanere vacanti fino a un milione di posti di lavoro in ambito digitale mentre, attraverso la costruzione di infrastrutture, potrebbero essere creati 1,2 milioni di posti di lavoro. A lungo termine ciò porterebbe alla creazione di 3,8 milioni di nuovi posti di lavoro in tutti i settori dell'economia.” Ma il problema principale appare piuttosto un’interpretazione di ciò che può essere lo Sviluppo Digitale nel nostro paese. Nel programma per Agenda Digitale, della coalizione di centro sinistra, ad esempio, pur validissimo e tecnicamente puntuale, non si citano mai termini come "internet", "rete", "banda larga", "telelavoro". L'agenda digitale è citata soltanto in un elenco di aree di investimento. La rete non entra in gioco neanche nel capitolo "democrazia". E non va molto meglio considerando i siti dei partiti maggiori della coalizione. Ma i documenti programmatici attualmente segnalati dal PD mostrano la “visione” di un'Agenda Digitale inquadrata sostanzialmente come capitolo infrastrutturale, mentre il programma di SEL, che sembra più aperto ai temi della rete e del digitale, li tratta in profondità soltanto nel capitolo “Culture” (dedicato in gran parte al settore dell'audiovisivo e dell'industria cinematografica. E' qui che troviamo, finalmente, modalità innovative come il coworking). In questi giorni il PD, nella figura del responsabile "innovazioni" Marco Meloni, ha avviato una consultazione on line *su un nuovo documento di posizionamento e proposte sul digitale. Un'iniziativa meritoria in quanto aperta al pubblico. In questo documento (Italia Giusta digitale) *si riprendono diverse delle misure contenute nella proposta di legge Gentiloni, e si trattano in profondità i temi della diffusione della banda larga, della connessione delle scuole, dell'open government, dello sviluppo digitale delle imprese e la correlazione con università e ricerca. tuttavia mancano ancora dei punti significativi: un approccio organico e ampio all'alfabetizzazione digitale, alla cultura digitale e a nuovi modelli di lavoro, i diritti civili digitali, la neutralità della rete, il ruolo del software libero, mentre il tema delle smart city è inserito, in modo riduttivo, all'interno della sezione “infrastrutture”. Ma è l'inizio, forse, di un cambio di approccio. (cit. Iacono). Infatti è in programma per il prossimo 12 febbraio una conferenza stampa di presentazione delle proposte Pd per la Pubblica Amministrazione digitale *. In campo politico comunque, quelle del centro sinistra risultano essere le proproste migliori. Già sappiamo da noi, che nell’Agenda Monti, non è assolutamente prevista l’Alfabetizzazione Digitale. Il M5s ne tace completamente. Del resto abbiamo visto in che considerazione il leader del movimento (Grillo) tiene il rapporto con i media mentre con quale abuso ed uso se ne rapporta nei riguardi dei social network. Insomma. Veramente si spera che questo paese alle soglie del terzo millennio potrà essere in grado di ingranare la marcia e partire (anche se a velocità moderata) verso il futuro. In quali mani siamo lo sapremo. Ci auguriamo che il guidatore sia quello giusto! ed in grado di dare il meglio di sé.

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