domenica 21 ottobre 2012

Anticorruzione a spizzichi e bocconi ... amari

Per la Severino prescrizione, reati societari, auto-riciclaggio, non si possono combattere tutti insieme. Fatte queste debite premesse, nessuno dei Senatori Pd ha avuto parole di soddisfazione per l’approvazione del testo anticorruzione. Su falso in bilancio e concussione, ad esempio, il ddl contiene disposizioni molto blande. “Così come sul voto di scambio che nel testo risulta punibile solo se il politico lo paga in denaro e non con favori di altro tipo. Come se non si sapesse che il sostegno elettorale ad un aspirante consigliere comunale, sindaco, parlamentare è canale privilegiato dalle mafie per entrare nei processi decisori delle amministrazioni – leggi appalti – direttamente dalla porta principale" - lo ha detto Vincenzo De Luca nel suo intervento in Aula del Senato
Quindi De Luca ha soffermato l'attenzione "sull'emergenza criminalità che c'è nel Paese e che si manifesta nel controllo degli appalti da parte dei clan mafiosi e nell'ecomafia, il cui fatturato complessivo, in venti anni ha sfiorato i 300 miliardi di euro (298 per l’esattezza); una torta che si spartiscono 296 clan. Oltre a fare applicare le norme esistenti, per combattere i reati ambientali occorre aggiornare la legislazione recependo le direttive dell’Ue e sforzarsi almeno di avvicinarsi agli obiettivi indicati nel cosiddetto “pacchetto clima-energia 20-20-20”". Di qui il riferimento ai due ddl (in materia di gestione integrata dei rifiuti, incentivazione della raccolta differenziata e lotta allo smaltimento illegale e per la limitazione del ricorso ai ribassi elevati nelle gare pubbliche, a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori) presentati su sua iniziativa, "che – ha fatto notare il senatore De Luca – intervengono in maniera netta contro le infiltrazioni criminali ma entrambi sono ancora al vaglio delle Commissioni. Sul malaffare della politica, che sta emergendo da tante inchieste giudiziarie, non ci sono dubbi: i recenti clamorosi casi di corruzione dilagante nascono dall'aver introiettato nel dna più profondo un modello di illegalità, purtroppo dilagante nel sistema Paese – ha concluso De Luca – Il ddl anti-corruzione deve essere attuato, ma, riconoscendone le lacune, dobbiamo impegnarci sin d'ora ad integrare il testo. Senza compromessi al ribasso, senza sconti, avendo sempre bene in mente il bene del Paese".
La capogruppo PD al Senato, Anna Finocchiaro subito dopo la votazione ha rilasciato la seguente dichiarazione: Abbiamo votato si perché comunque una legge anticorruzione serve all'Italia, dopo 10 anni di scarto. Volevamo di più ma è già qualcosa.
Mentre il senatore Ignazio Marino su Facebook : "E' già paradossale che sia necessaria una legge per sancire un principio ovvio: i condannati (e i rinviati a giudizio, aggiungo io) non dovrebbero poter mettere piede in Parlamento perché inadatti a rappresentare i cittadini". "Ancor più demotivante, è che la legge anticorruzione che stiamo votando non rechi questo principio, che evidentemente in Italia è necessario mettere nero su bianco. Ora mi auguro che il ministro Severino, di cui ho gran rispetto e stima, utilizzi nei prossimi giorni la delega che ha per intervenire sull'incandidabilità e dare quel segnale che i cittadini si aspettano".

http://parlamento.openpolis.it/votazione/senato/ddl-anti-corruzione-disegno-di-legge-n-2156-b-votazione-finale/40041

sabato 20 ottobre 2012

Che siccomme che ...

... Siccome sono caduta e mi sono fatta un pò male ! non ce la faccio a raccogliere le firme a sostegno di Bersani per il 22. Se mi date più tempo io ve le raccolgo pure ... almeno 20, forse 21! :D Adesso vado a scrivermi la tesi per la SECONDA LAUREA perchè voglio distinguermi in Regione Campania dove ci sono Dirigenti che non sono arrivati neanche alla TERZA MEDIA ! Saluti. B.

venerdì 19 ottobre 2012

Chi ha base alle Cayman non può darci lezioni



"Io credo che qualcuno che ha la base alle Cayman non dovrebbe permettersi di parlare e di darci consigli, non lo sto dicendo per Renzi ma in generale. Se qualcuno pensa che l'Italia sia un paese talmente indebitato da poterselo comprare a poco prezzo, sbaglia. D'ora in poi sarà meglio discutere sul preciso. Di pillole generiche ne abbiamo già avute troppe e consiglierei e sarei attento a quelle che vengono dai centri finanziari".

giovedì 18 ottobre 2012

Ricambio : quello che viene non è immediatamente disponibile

A me dispiace che questa ondata di "chiachielli" (leggasi : giovani rampanti, aggressivi e cattivi ma senza sostanza) stia spazzando una classe politica che, sebbene abbia commesso degli errori, ha comunque fatto molto per il paese. Io non credo che quelli che verranno saranno all'altezza, non nell'immediato almeno

domenica 14 ottobre 2012

QUOTE ROSA – di Bianca Clemente

Alla vigilia di ogni elezione ritorna prepotentemente l’ormai “antico refrain” delle quote rosa. La “questione femminile” si fa più accesa nell’imminenza delle competizioni elettorali, perché è lì, in quel periodo, che si evidenzia l’enorme vuoto di partecipazione che in vario modo e misura caratterizza il nostro paese. Ma ogni volta lo scenario cambia. Così, solo per fare un esempio, se alla vigilia delle elezioni 2008 - periodo 2006/2008 – era in crescita l’occupazione femminile, sia per tipologia di lavori che in termini statistici, rendendo la richiesta di rappresentanza femminile più pressante e specifica, alla vigilia delle imminenti elezioni 2013 lo scenario cambia formalmente e sostanzialmente: il mondo femminile subisce una battuta d’arresto sia come immissione nel settore produttivo nazionale sia in termini di rappresentanza. Infatti nel 2008 la rappresentanza femminile in tutti i settori della vita subisce un grosso calo e le leggi elettorali non hanno aiutato in tal senso . E questo trend rimarrà costante per tutto l’arco del periodo 2008-2012. Secondo i dati dell'Istat, già pubblicati, nel secondo trimestre del 2012 il tasso d'occupazione tra le under 30 è appena al 16,9%. Tra le giovani tra i 15 e i 29 anni meno di due su dieci ha un posto. Un livello così basso non si registrava dall'inizio delle serie storiche trimestrali, ovvero dal secondo trimestre 2004.
Ma anche con la rappresentanza non andiamo bene. Secondo l’ultimo rapporto dell’Onu e dell’Unione interparlamentare (Ipu) le donne elette nei parlamenti nazionali nel 2011 sono state il 19,5%, ben lo 0,5% in più rispetto all’anno precedente. In testa alla classifica, neanche a dirlo, i soliti paesi scandinavi quali Svezia, Norvegia e Finlandia con il 42-45% di donne elette, insieme a Cuba (42,5%), Andorra (53,6%), Belgio (39,3%), Rwanda (56,3%), Mozambico (39,2%) e Sudafrica (44,5%). L’Italia invece è solo 57ma con il 21,6% di donne elette alla Camera e il 18,6% al Senato. Simile a noi è la Gran Bretagna, con il 22% di donne parlamentari, mentre più indietro c’è la Francia con il 18,9%. Negli Emirati Arabi Uniti, Myanmar, Mongolia, Nigeria e Iran invece le donne in parlamento non superano in nessun caso la soglia del 5%.
L’unico cambiamento diventato legge, almeno in Italia, riguarda il mondo del lavoro: nel 2011 sono state introdotte le quote rosa nei cda delle aziende quotate in Borsa e delle società a partecipazione pubblica, che dovranno essere composti da 1/5 di donne da agosto 2012 (20% nel primo mandato) e da 1/3 dal 2015 (il 33,3% nel secondo mandato). Una norma introdotta dal governo Monti approvando lo schema di regolamento: Legge n. 120 del 12 luglio 2011. Attualmente sono solo il 7% nelle aziende quotate ad avere cda con una presenza femminile, ma diverse grandi realtà, come la Fiat hanno iniziato ad già ad adeguarsi.
Il Parlamento italiano, però, questa volta sembra essere all’avanguardia - e speriamo non sia troppo presto per dirlo - e seriamente orientato all’emancipazione, soprattutto del mondo femminile: "il risultato raggiunto nella prima Commissione Senato, che ha approvato il disegno di legge sulla doppia preferenza uomo-donna nella legge elettorale per i Comuni, è una buona notizia.
“Anche se noi avremmo preferito licenziare al più presto il testo approvato dalla Camera, per accelerare l'iter e avere subito una legge, si tratta comunque di un risultato che impone una riflessione anche in sede di discussione sulla legge elettorale". Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. "A causa di molte resistenze - ha proseguito Anna Finocchiaro - abbiamo accettato il compromesso di approvare due emendamenti al progetto di legge proveniente dalla Camera. Ora ci auguriamo che nuova legge possa essere utile già per le prossime amministrative. L'innovazione è di tutta rilevanza e imporrà il tema di un'equa rappresentanza di genere anche nelle aule parlamentari". Scriveva appena due settimane fa circa la Senatrice Finocchiaro Capogruppo PD al Senato.
Il testo ha avuto il via libera dall’Aula del Senato a inizio della scorsa settimana con 148 si, 60 no e 30 astenuti. Prevede che senza un numero sufficiente di donne, decade la lista per le elezioni comunali e provinciali per i Comuni sopra i 15mila abitanti. Se le liste non saranno in regola dovranno essere depennati i nomi nella lista che ha il genere più rappresentato e nel caso la lista, alla fine della cancellazione delle candidature eccedenti, contiene ancora un numero di candidate/i inferiore a quello prescritto, depenna proprio lista, questo nel caso dei comuni sopra i 15mila abitanti, come detto su. Per i comuni più piccoli si è scelto di evitare la ricusazione della lista perché può portare alla decadenza del sindaco. Il provvedimento ha avuto il voto favorevole di Pd, Idv e Pdl, anche se alcuni esponenti del Popolo della libertà non hanno partecipato alla votazione e uno si è astenuto. Astenuti anche i leghisti. L’accordo accolto con soddisfazione dalle senatrici di tutti i gruppi, prevede che gli statuti comunali e provinciali debbano "garantire" e non più "promuovere" la parità di genere nelle giunte e negli organi collegiali del Comune e della Provincia nonché degli enti, aziende ed istituzioni che sono dipendenti da queste amministrazioni locali. Ma non sono solo queste le novità introdotte dal testo che ora ripasserà all’approvazione della Camera. Altro passo importante è la garanzia di parità di accesso alle trasmissioni politiche in campagna elettorale, secondo i principi dell’art.51 della Costituzione. E ancora ci sarà la possibilità di esprimere due preferenze (anziché una, secondo la normativa vigente) per i candidati a consigliere comunale. Se si sceglie questa opzione, però, una preferenza deve riguardare un candidato uomo e l’altra una candidata donna della stessa lista. In caso di mancato rispetto della disposizione, si prevede l’annullamento della seconda preferenza. Simil cosa per le elezioni regionali. E’ evidente che un cambio eventuale di legge elettorale debba tener conto di queste intenzioni di volontà del Parlamento, rilevantissime.
''La novità' di questo ddl sulle quote rosa sta nell'aver riprodotto per i Comuni la soluzione originale della 'doppia preferenza di genere', introdotta dalla Regione Campania nel 2009, dove ha dato buoni frutti in termini di aumento di presenza femminile nell'Assemblea regionale'' - ha affermato Maria Fortuna Incostante, senatrice pd, relatrice al ddl sulla doppia preferenza di genere alle elezioni amministrative. ''Questa soluzione costituisce una modalità di espressione della preferenza che non prefigura un risultato elettorale, non altera forzatamente la composizione delle assemblee elettive e non è dunque in contrasto con il principio dell'articolo 48 della Costituzione sulla libertà di voto - aggiunge – Promuovere la presenza femminile contro ogni principio di discriminazione per un'uguale partecipazione di donne e uomini ai processi decisionali nella vita politica e sociale è un'ulteriore tappa di progresso giuridico, culturale e istituzionale del nostro Paese. Il legislatore - ha concluso Maria Fortuna Incostante - ha il dovere di andare avanti in questa direzione, in linea con i principi della nostra Carta costituzionale e con i principi fondanti della comunità europea, che nei prossimi cinque anni sarà particolarmente impegnata sugli obiettivi di pari opportunità nel lavoro, nella retribuzione, nella rappresentanza politica e nei processi decisionali in genere''. Anche il Senatore Pd Di Giovan Paolo ha espresso soddisfazione dall’approvazione di questo ddl in Senato. "Tre anni fa, in occasione dell'8 marzo 2009, insieme alla senatrice Mariapia Garavaglia, ho presentato un ddl sulle rappresentanze di genere per le amministrative e sono dunque molto contento che oggi questi temi siano oggetto di una discussione in aula per un apposito disegno di legge". Ha detto Di Giovan Paolo intervenendo nell'assemblea di Palazzo Madama sul ddl. "Una risposta positiva del Parlamento a questo ddl - prosegue Di Giovan Paolo - rappresenta una risposta non alle donne ma alle diseguaglianze che ancora caratterizzano purtroppo la società italiana. È chiaro che, se approvata, questa normativa comporta un riequilibrio nel nostro modo di fare politica poiché è una sfida che coinvolge tutti e non solo le donne. Essa comporterà un cambio nelle modalità della politica, non solo nelle quote. Esiste una tendenza a considerare la politica come una sorta di arena, una competizione continua, una gara dove il machismo ha una parte enorme. Questo ddl fa ripensare interiormente lo svolgimento dell'attività pubblica e se avremo il coraggio di trasformarlo in legge penso che noi parlamentari uomini dovremo considerarlo come un tema che ci riguarda nel profondo. Tutto questo però - conclude il senatore PD - mi auguro rappresenti una misura temporanea e che la parità potrà essere raggiunta senza leggi specifiche, semplicemente 'facendo politica' nel modo migliore".
Ed infatti Pier Luigi Bersani, Segretario nazionale del PD, ha avanzato una proposta innovativa ancora più significativa in tal senso e che potrebbe essere incisiva anche in caso di cambio di regole elettorali: la quota di finanziamento pubblico ancora previsto dalla legge, vada a quei partiti che hanno nelle proprie liste candidati rappresentati nel genere al 50%, altrimenti nessun finanziamento. E questo perché le donne sono la risorsa fondamentale del paese sia in termini economici che politici considerando la preponderanza del sesso femminile non solo in Italia ma su tutta la terra.
Per la Commissione Europea, ironia della sorte, la questione sembra molto più problematica. Secondo le prime indicazioni, il commissario alla Giustizia Viviane Reding sta ultimando un progetto di direttiva che imponga una quota del 40% di donne nei consigli di amministrazione delle imprese quotate entro il 1° gennaio 2020. Attualmente, solo il 13,7% dei membri di questi organismi è donna. Il progetto prevede che le imprese pubbliche debbano applicare la nuova regola entro il 1° gennaio 2018. La signora Reding vuole limitare l'impegno agli amministratori "non esecutivi". A firmare la missiva di protesta sono state la Gran Bretagna, la Bulgaria, la Repubblica Ceca, l'Estonia, l'Ungheria, la la Lettonia, la Lituania, Malta e l'Olanda. Durante il fine settimana, la Süddeutsche Zeitung ha spiegato che nel governo tedesco sia il ministro per la Famiglia, la democristiana Kristina Schröder, che il ministro della Giustizia, la liberale Sabine Leutheusser - Schnarrenberger, sono contrari anche loro all'idea di imporre per legge la presenza di donne negli consigli delle società. (Come scrive Beda Romano - Il Sole 24 Ore)
E nella BCE non andiamo meglio. Un affare da banchieri uomini, evidentemente. Nel consiglio direttivo della Bce non c’è neanche un esponente del “gentil sesso”, sono tutti signori grigi e incravattati. L’ultimo candidato è ancora un “lui”, Yves Mersch, banchiere centrale lussemburghese. Qualche giorno fa l’Europarlamento ha fatto saltare la sua audizione, passaggio necessario per la nomina che spetta ai governi, in segno di protesta per il fatto che non fosse una donna.
Insomma lo spread femminile nella vita civile ha i giorni contati, e speriamo che questa volta si faccia sul serio!

martedì 2 ottobre 2012

#OpenCamera e Calabria


E' stata presentata lo scorso 31 luglio la mozione che ha come primo firmatario PIER LUIGI BERSANI- durante la seduta n.674
Mozione 1 -
La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria globale e la crisi fiscale dello stato italiano hanno avuto un profondo impatto sulle economie regionali. Un'approfondita analisi territoriale di inizio 2012 del Sole 24 Ore - Centro Studi Sintesi, attraverso la combinazione di otto rilevanti indicatori economici (propensione all'export, produttività, tasso di occupazione, indice di imprenditorialità, grado di apertura commerciale, sofferenze su crediti imprese, numero di brevetti europei, prestiti alle imprese) ha determinato una graduatoria delle regioni italiane basata su un indice sintetico di performance che ha collocato la Calabria all'ultimo posto con un valore dell'indice pari a 11,71 (economia statica), significativamente distante dalla Basilicata (22,94), dalla Campania (24,62), dalla Sicilia (26,06) e dalla Sardegna (40,99);
la Calabria, come si evince dalla drammaticità e dalla crudezza del dato statistico, confermato da altri autorevoli centri di ricerca istituzionali, evidenzia sul piano socio - economico una drammatica specificità negativa, continuando inesorabilmente a declinare in un lento processo di separazione anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno;
secondo l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (Svimez) a fronte di un dato nazionale di 25.583 euro, il Pil pro capite nel 2010 ha registrato divari regionali sempre più marcati (fonte: Rapporto Svimez 2011 sull'Economia del Mezzogiorno): la regione più ricca è stata la Lombardia, con 32.222 euro pro capite. Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.574 euro) mentre all'ultimo posto si colloca la Calabria (16.657 euro);
le più recenti previsioni della Svimez indicano per il 2012 un quadro congiunturale assai più negativo nel Mezzogiorno, dove il PIL fa segnare una flessione del 2,9 per cento, a fronte del - 1,4 per cento del Centro - nord. In un simile contesto recessivo, su cui incide il maggior impatto nelle regioni meridionali delle manovre di finanza pubblica approvate nel 2010 e 2011, la regione Calabria dovrebbe far registrare una flessione del 3,2 per cento del PIL nel 2012;
secondo i dati Unioncamere - InfoCamere su Movimprese in Calabria anche nel primo semestre 2012, così come nel 2011 e 2010, il saldo demografico delle imprese industriali è risultato nuovamente negativo per 207 unità;
l'occupazione nel primo trimestre del 2012, secondo l'Istat, è diminuita in Calabria del 4,9 per cento rispetto al valore medio del 2011, proseguendo il pesante trend in atto dal 2007. La diminuzione degli occupati riguarda in misura più accentuata la componente femminile ( - 7 per cento rispetto alla media 2011);
l'assoluta specificità della Calabria è evidenziata anche dal dato sul tasso di disoccupazione complessivo, che nel primo trimestre 2012 ha raggiunto il 19,5 per cento (17,8 per cento per gli uomini, 22,4 per cento per le dorme), contro il 10 per cento della media italiana e il 17,7 per cento del Mezzogiorno, con dato relativo ai giovani compresi tra i 15 ed i 24 anni salito nel I trimestre 2012 al 35,9 per cento, in aumento di 6,3 punti percentuali rispetto al I trimestre 2011;
tuttavia, il tasso di disoccupazione ufficiale - secondo lo Svimez - fotografa una realtà in parte alterata, « per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi precedenti l'indagine » : il tasso di disoccupazione reale, se consideriamo questa componente, raggiungerebbe in Calabria addirittura il 26 per cento;
a livello settoriale, l'agricoltura è estremamente importante per l'economia calabrese, dove il peso del primario, rispetto agli altri settori produttivi, è più marcato rispetto al resto d'Italia: in termini di occupazione e di reddito è pari infatti a circa il doppio di quello nazionale.
l'agricoltura calabrese contribuisce allo sviluppo rurale e territoriale più che in ogni altra regione. I dati provvisori del censimento agricolo 2010 (pubblicati dal Rapporto 24 Calabria de Il Sole24 ore del 28 marzo 2012) collocano la Calabria al terzo posto in Italia per numero di aziende, oltre 137mila (8,5 per cento del totale nazionale);
in questi mesi a Bruxelles si sta discutendo il futuro della Pac per il periodo 2014 - 2020 e si annunciano pessime notizie: secondo le prime proiezioni, la Calabria perderà il 43 per cento delle risorse dei pagamenti diretti (il cosiddetto primo pilastro), mentre sul secondo pilastro, il programma di sviluppo rurale, c'è totale incertezza. È ormai noto, infatti, che la nuova Pac 2014 - 2020 porterà alla redistribuzione dei pagamenti diretti, che significa l'abbandono del riferimento storico per passare alla regionalizzazione, ovvero un pagamento uniforme su tutta la superficie;
la Banca d'Italia nel volume « Le Infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione, realizzazione » ( Banca d'Italia - Eurosistema, aprile 2011, n.7) evidenzia come tutte le province calabresi, in merito agli Indici di dotazione infrastrutturale basati sui tempi di trasporto stradale per camion, nel 2008 si collocavano agli ultimi posti della graduatoria delle province italiane;
il sistema della viabilità e del trasporto di merci e passeggeri in Calabria sconta un pesantissimo quadro di perduranti ritardi e di inefficienze nei lavori di ammodernamento e sviluppo della rete infrastrutturale regionale;
a peggiorare la situazione vanno ricordate le scelte pesanti del precedente Governo che, per assicurare la copertura finanziaria del taglio dell'ICI sulla prima casa, apportò circa 400 milioni di euro di tagli ai finanziamenti alla viabilità regionale calabrese; il medesimo esecutivo assestò un altro duro colpo alla viabilità della Calabria cancellando 450 milioni di euro (150 milioni l'anno, per gli anni 2007, 2008 e 2009) che la legge finanziaria del 2007 varata dal Governo Prodi aveva previsto, in via straordinaria, ai fini del potenziamento della viabilità provinciale calabrese;
la situazione dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria continua a registrare persistenti difficoltà dei cantieri: l'assenza di un progetto esecutivo e di finanziamenti che riguardano ben il 15 per cento dell'A3, testimonia tutti i limiti di una politica infrastrutturale nazionale;
la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina continua a sollevare, soprattutto a livello europeo, fortissimi dubbi, come si evince dalle parole di Desiree Oen, consigliere del Commissario europeo ai trasporti, che ha definito le notizie sulla realizzazione del ponte « confuse e contraddittorie » ;
le scelte di Trenitalia hanno condotto alla soppressione di molti treni a lunga percorrenza, ponendo la Calabria in una condizione di vero e proprio isolamento geografico;
in merito allo sviluppo del turismo della Calabria, una variabile determinante è la salubrità e la cristallinità del mare e dei fiumi della regione. L'esperienza e le fonti ufficiali ci dicono che lo stato complessivo delle coste e la salubrità delle acque della Calabria presentano tratti di significativa emergenza: nel 2012, su 116 depuratori, esattamente tutti quelli presenti sulle coste regionali, 94 non hanno autorizzazione allo scarico, 23 sono stati sequestrati, 13 sono inattivi, 54 non sono conformi alle norme nazionali, 47 hanno gravi problemi manutentivi (fonte: guardia costiera);
il quadro di analisi testé delineato impone una immediata e netta ridefinizione dell'agenda del Governo mirante alla urgente riduzione dei divari territoriali ed alla implementazione di una politica di investimenti produttivi destinati alle regioni meridionali, in generale ed alla Calabria in particolare, la quale continua la sua lenta marcia di distacco dalle altre realtà regionali, soprattutto in termini di capacità di produrre reddito e occupazione e di risposta alla crisi, con tutte le conseguenze immaginabili sul piano della coesione territoriale, della fiducia istituzionale, della convivenza civile e della legalità;
sul piano dell'elaborazione di possibili strategie di risposta, si tenga presente che la Commissione europea ha deciso recentemente di procedere alla modifica di alcune modalità di funzionamento dei Fondi strutturali destinati agli investimenti produttivi nelle aree depresse. In seguito all'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale dal 50 al 25 per cento, l'Italia potrà contare su ben otto miliardi di euro di risorse europee aggiuntive per i propri investimenti;
occorre intervenire urgentemente, sulle macro - variabili strategiche di sviluppo regionale e sui nodi irrisolti del ritardo infrastrutturale della Calabria, tenendo presente che le politiche di crescita impongono una programmazione di medio - lungo periodo: si tratta, innanzitutto, di creare un ambiente favorevole allo sviluppo, poiché la sicurezza, l'impegno per la legalità, l'azione di prevenzione e contrasto alla mafia costituiscono un « prerequisito » di ogni efficace politica di risanamento e crescita,
impegna il Governo:
a) con riguardo all'area relativa agli investimenti produttivi e alle politiche del lavoro:
1) a finanziare, tenuto conto del nesso molto stretto tra sviluppo economico - territoriale e legalità, il programma straordinario per gli uffici giudiziari e la polizia giudiziaria della regione Calabria, approvato all'unanimità della Commissione parlamentare antimafia nella seduta del 25 gennaio 2012;
2) ad utilizzare i fondi nazionali aggiuntivi derivanti dall'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale in materia di Fondi strutturali destinati agli investimenti produttivi nelle aree depresse, per realizzare investimenti e misure di fiscalità di vantaggio in Calabria: una soluzione a costo zero e dai notevoli effetti moltiplicativi, soprattutto in considerazione dell'attuale quadro di crisi fiscale dello stato;
3) a promuovere presso i grandi gruppi imprenditoriali nazionali (Eni, Enel, Ferrovie dello Stato, ecc.) una efficace politica di investimenti e di innovazione in Calabria;
4) a sostenere, a fronte della grave crisi occupazionale della regione, urgenti politiche attive di reimpiego per i lavoratori in mobilità, i licenziati e per giovani e donne disoccupati e Neet (Not in Education, Employment or Training, ossia coloro ossia individui che non stanno ricevendo un'istruzione, non hanno un impiego o altre attività assimilabili e che non stanno cercando un'occupazione);
5) a favorire, per quanto di sua competenza, la patrimonializzazione dei consorzi fidi, che rappresentano l'unico sostegno di garanzia per il sistema delle imprese nei confronti delle banche, e la costituzione di filiere, reti e cluster di imprese nei diversi settori di attività economica, con particolare riferimento all'artigianato, ai fini dell'innovazione e dell'internazionalizzazione dei mercati;
6) ad agevolare la promozione dell'energia alternativa basata sui piccoli impianti utilizzabili da singoli fabbricati e/o gruppi di fabbricati;
b) con riguardo all'area relativa alle infrastrutture e alla viabilità:
1) a promuovere la costituzione di un Tavolo tecnico nazionale pubblico - privato per il miglioramento della dotazione infrastrutturale viaria e del trasporto merci e passeggeri regionale;
2) a predisporre un piano governativo per colmare i deficit infrastrutturali dello sviluppo logistico, potenziando i nodi di scambio e l'intermodalità regionali, a tal fine prevedendo investimenti per estendere l'Alta capacità anche alla tratta Napoli - Reggio Calabria;
3) ad abbandonare definitivamente il progetto del ponte sullo stretto, puntando invece su un sistema infrastrutturale centrato sul Porto di Gioia ed sul sistema portuale calabrese ad esso collegato: a tal fine è necessario sciogliere la società stretto di Messina e destinare le risorse ad un piano straordinario di ammodernamento delle infrastrutture viarie calabresi e siciliane (a partire dai lavori di completamento della Salerno - Reggio Calabria, di ammodernamento della strada statale 106 Jonica e di miglioramento della viabilità provinciale regionale);
c) con riguardo all'area relativa all'assetto del territorio e alla riqualificazione urbanistica:
1) a definire, in sintonia con la programmazione regionale, un piano organico di prevenzione delle calamità naturali e del dissesto idrogeologico;
2) a promuovere la riqualificazione dei centri storici agevolando il rafforzamento strutturale degli edifici pubblici e delle abitazioni dei comuni calabresi (in merito soprattutto all'adeguamento sismico ed al risparmio energetico);
3) a verificare, ai fini di una sua accelerazione, lo stato della bonifica delle aree industriali dismesse del crotonese ex Pertusola, ex Fosfotec ed ex Agricoltura interessate da un elevato livello di contaminazione da metalli pesanti del suolo e delle acque di falda, dove insistono opere civiche nella cui costruzione sono stati impiegati materiali inerti provenienti dagli scarti delle lavorazioni industriali dei tre succitati stabilimenti e in questa direzione, a sollecitare la conferma dell'impegno dell'Eni nell'opera di bonifica ambientale del territorio crotonese che ha scontato un pesante impatto ambientale in decenni di industrializzazione spinta;
d) con riguardo all'area relativa all'agricoltura e alla pesca:
1) a sostenere per le regioni obiettivo convergenza, nell'ambito dei negoziati per la riforma della PAC, una riforma non penalizzante dei pagamenti diretti, favorendo l'inserimento nel greening anche dell'olivicoltura e dell'agrumicoltura;
2) a promuovere la convocazione di un tavolo tecnico, compartecipato dai principali attori della filiera agrumicola, per formulare le linee programmatiche di indirizzo e di intervento volte a contenere i costi di produzione, riorganizzare la commercializzazione e migliorare la qualità dei prodotti, rivedere la politica dei prezzi, adoperandosi affinché le arance calabresi possano ricevere adeguata remunerazione in rapporto alla loro qualità e genuinità e a sostenere l'inserimento, nel Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale, di misure per la conversione e diversificazione agrumicola, dando la priorità alle zone ad agrumicoltura commercialmente obsoleta;
3) ad adottare ogni iniziativa utile, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, a ridurre il prezzo del gasolio agricolo;
4) a promuovere in sede comunitaria l'accelerazione della proposta di inserire un capitolo sul Mediterraneo nel regolamento di base della nuova politica comune della pesca;
e) con riguardo all'area relativa al turismo, al commercio e all'artigianato:
1) a favorire, in conformità con la programmazione regionale, una fase innovativa di politiche del turismo dirette all'implementazione di sistemi distrettuali omogenei ad elevata vocazione turistico - recettiva, promuovendo insieme alla riorganizzazione del demanio marittimo, una specifica fiscalità di vantaggio nonché strumenti di sburocratizzazione amministrativa;
2) a incentivare la costituzione di sistemi distrettuali di offerta turistica in grado di attuare efficaci strategie di posizionamento nella competizione globale tra territori regionali, soprattutto attraverso la creazione e la messa in rete di una serie di servizi reali alle piccole e medie imprese, ed il finanziamento di interventi formativi di carattere manageriale ed imprenditoriale;
3) a sollecitare l'inserimento di piani di sviluppo archeologici per accrescere l'offerta turistica, anche attraverso il potenziamento dei servizi di accoglienza dei siti archeologici di Sibari, Roccelletta di Borgia, Locri e Kroton (con l'istituzione di un Parco archeologico relativo alla vecchia polis crotoniate e all'area sacra di Capo Colonna);
4) a promuovere, per quanto di sua competenza, la realizzazione di un piano organico straordinario di controllo e di depurazione delle acque marine e fluviali calabresi (in sintonia con la legislazione e la programmazione regionale) avente, tra gli altri, l'obiettivo di rinnovare e potenziare i depuratori e gli impianti fognari costieri esistenti e di individuare risorse da destinare al potenziamento e/o all'acquisizione di sistemi aerei e di mezzi tecnologici di controllo dall'alto della costa, dei corsi d'acqua e dell'entroterra, ai fini della prevenzione dell'inquinamento e della criminalità ambientale;
5) a far si, per quanto di competenza, che la programmazione commerciale regionale preservi la pluralità e la multicanalità del sistema commerciale, lasciando spazi adeguati sia alla grande che alla piccola impresa, sostenendo gli imprenditori indipendenti e i piccoli esercizi nei centri più svantaggiati, qualificando il commercio su aree pubbliche, investendo sulle nuove forme commerciali, e promuovendo l'innovazione con l'utilizzo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
6) a promuovere l'elaborazione di specifiche linee di indirizzo per una razionale programmazione urbanistica e per stimolare le aree commerciali delle città a strutturarsi sempre più come centri commerciali naturali, lavorando anche l'integrazione di settori economici e funzioni urbane diverse (commercio, agroalimentare tipico, cultura, turismo, artigianato artistico, trasporti, eccetera), per migliorare la forza di attrazione commerciale e di animazione sociale dei centri urbani e di quelli turistici;
7) a elaborare misure in grado di innalzare la competitività dell'artigianato sia attraverso piattaforme produttive di medie dimensioni e di ultima generazione (di cui in larga parte è sfornita la Calabria, soprattutto in alcune province, dove sono presenti vecchie aree industriali prive di servizi base) sia attraverso il consolidamento di misure di sostegno per la formazione e il trasferimento dei saperi alle nuove generazioni, per l'accesso al credito degli artigiani;
f) con riguardo all'area relativa alla cultura, all'università, alla ricerca e innovazione tecnologica, all'alta formazione e istruzione:
1) a potenziare il sistema universitario regionale e gli investimenti nella ricerca applicata, con l'obiettivo di soddisfare la domanda di ricerca del sistema produttivo;
2) a sostenere iniziative nel settore dell'alta formazione per il potenziamento e la permanenza in Calabria dei ricercatori e l'arricchimento del bagaglio formativo dei giovani laureati, anche attraverso il finanziamento di tirocini di ricerca e/o di percorsi formativi di eccellenza nelle pubbliche amministrazioni, nelle università e nelle imprese;
3) a incentivare iniziative finalizzate a potenziare il CNR in Calabria;
4) a programmare investimenti per realizzare edifici scolastici moderni e sicuri, muniti di biblioteche, laboratori e palestre, in sostituzione di un patrimonio di edilizia scolastica superato e insicuro, rilanciando così l'APQ « Istruzione » ;
5) a potenziare, d'intesa con la regione Calabria, la rete dei musei, delle biblioteche e dei teatri, con particolare riferimento ai musei e alle biblioteche nazionali.
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