venerdì 31 agosto 2012

Rete de che?

Che cos’è dunque una rete. Si sarebbe tentati dal rispondere banalmente : un insieme di fili lavorati ad intreccio in modo tale da formare una trama, di qualsivoglia materiale, di un corpus unitario e sistemico ossia di unità funzionale, destinata a qualunque scopo. Generico. Eppure esplicito. E’ ciò che è esattamente Internet: la rete delle reti, la rete per eccellenza. Collega migliaia, anzi milioni, di pc con le interfacce ed i protocolli che rimandano agli Host - i nodi, ossia grossi computer su cui si appoggiano le “zone” - le proprie azioni per inviarle ad altri Host, su cui sono collegati altre migliaia o milioni di pc. Ecco la rete. Semplicisticamente. Bene. Ma perché tutto ciò? Perché la comunicazione si è sviluppata, trasformata e deve assolvere alle esigenze della globalizzazione, mettere il mondo in contatto con sé stesso, accorciare le distanze, ridurre i tempi, assistere la società nella sua evoluzione e crescita esponenziale. Al pari del progenitore telefono, la rete non è qualcosa di opposto al reale, è il qui ed ora, proprio come il telefono ma con la possibilità delle immagini, delle interfacce, della scrittura, dei video, addirittura può fungere da videotelefono. In questo modo possiamo parlare e vederci dai più remoti angoli della terra, in più persone, contemporaneamente. Vengono esclusi tre sensi: il tatto, l’olfatto ed il gusto. Non possiamo toccarci, né odorarci né tanto meno mangiarci! o comunque mangiare un gelato o bere un caffè sulla rete ma lo possiamo condividere. E' quì il punto: l' "insieme" (nel senso di totalità ma anche nel senso di compagnia) e la condivisione, sono gli elementi che riportano e riferiscono al vissuto. Con la condivisione siamo immersi nella realtà, siamo qui o lì in quel momento, con la nostra persona e possiamo provare emozioni, parlare ed ascoltare. Tutto ciò ci fa risparmiare tempo e fatica, bypassa tutta una serie di difficoltà e ci offre una vasta gamma di opportunità, prima impensabili. Informazione, economicità, interattività, rimandi, memoria, rappresentano le caratteristiche fondamentali del cyberspazio, un universo fondato su, o addirittura fondante, libertà ed uguaglianza, al punto da divenire cybercultura. E mentre si paventano fenomeni di collettivizzazione, omologazione, assuefazione – la società liquida di Bauman – si avverte al contrario già un arretramento della morale di Bauman : c’è molto meno annullamento del sè nell'altro, meno delega a cedere parte del proprio io all’altro. Anzi c’è un rafforzamento dell’io, una dissociazione delle verità assolute che si traducono in tante morali, un acuirsi del protagonismo, una parcellizzazione dei diritti. E’ la destrutturazione della società. Siamo già nel post del post modernità di Bauman. E ciò è dovuto al nuovo fenomeno emergente dei social network che hanno soppiantato le reti civiche. E’ la società solida di Marx, la società delle istituzioni più solide. Non più la rete civica dove ci si scambiava fredde informazioni, ma il cuore pulsante delle persone che riescono a mettere in rete anche i propri sentimenti ed impressioni. Il social network si trasforma in soggetto stabile e durevole che privilegia il legame spazio-temporale e si fa istituzione ed identità. E per questo diventa ricostruzione, dopo la post modernità, dopo la liquidità, dopo l’omologazione. E’ dialogo, idea, tendenza, orientamento, informazione. La borghesia di Marx, viene soppiantata dai movimenti, dai partiti riconvergenti, reincorporanti. Il social network, più della rete generica, è la nuova filosofia, è Searle – la costruzione del sociale - riutilizza la memoria e la trasforma in bit di rimando per finalità precise, per intendimenti. Migliaia di frames di Giddens ogni giorno tessono il sostrato culturale ed intenzionale del mondo del futuro, la digitalizzazione è il nuovo credo perché è la nuova opportunità, sovverte le paure, soccorre l’impossibilitato, aumenta la partecipazione ed è meno alienante della rete generica perchè sollecita la presenza fisica, la rende possibile mettendo le persone in relazione tra loro. La compartecipazione è la moderna fisicità che filtra dalla rete acquistando nuove identità. L’individualizzazione, così, si fa “sostenibile” ed esercita il suo potere con il diritto di parola e di espressione più liberi, facendo emergere il valore della gestione del "bene comune", amplificandolo attraverso la nuova etica che è alla base dei social network: una nuova cittadinanza telematica e l'affermazione di un più convinto senso civico. La Nuova Agorà si dice. Ed in effetti è così. Le piazze telematiche si trasformano in animus sociale scomponendo xenofobia, omofobia e qualunque altra fobia, per ricostruirle nella interrelazione tra l’io generico e l’altro generico attraverso un interminabile flusso informativo che si fa vettore di nuovi e più affermati diritti utilizzando meccanismi empatici e fecondanti nuove etiche. Diventa Innovazione. Il termine sta a significare l’immissione delle moderne tecnologie all’interno dei meccanismi di stratificazione sociale per alzare il livello dell’uguaglianza ed opportunità, per alzare il livello dell’accessibilità ma soprattutto indica la possibilità e necessità di guidare i processi di trasformazione sociale per renderli più conformi alle esigenze delle persone, per velocizzare e rendere efficienti i servizi alla popolazione, per aumentare la portata informativa e formativa delle notizie. Nel secolo che vede la chiusura delle grandi narrazioni del novecento, il problema pressante ora si trasforma nella domanda “Quali regole per quale futuro”. E’ evidente che la legislazione in materia non è sufficiente a regolare tale cultura di portata storico-sociale-mondiale. Nonostante gli intenti. Sono manchevoli le regole sulla connettività, sulla digitalizzazione, sulla banda larga, sui digital divide esistenti, sull’agenda digitale e cablaggio delle città, sull’editoria, sulla professione giornalistica ecc.. Difficile e lungo soffermarsi in questa sede sui vari aspetti analizzandoli ad uno ad uno ma la già semplice menzione serve a ricordare, a tenere a mente, che il problema va seguito e molto da vicino (Twitter docet !)

domenica 26 agosto 2012

Storia di Sensi ...

Caro Peppiniello, mi verrebbe da dire con dovuto rispetto, caro come Garibaldi ma mai quanto Bersani però! io la spesa la posso anche fare sul web... ma vuoi mettere a vedere il prodotto da vicino e sentirne l'odore e toccarlo con mano ... tutta un'altra storia

D'Annunzio vobis abemus avatar

Caro Civati, non è mio uso o consetudine, mi pare ormai l'abbiano capito forse quell'uno o due che mi seguono, obiettare alcunchè a dirigenti di partito o dirigenti in genere. Meno che mai lo farei con te, di cui il più delle volte apprezzo il merito, la bravura, l'impegno per il partito e per la politica soprattutto a Milano, città certamente non facile al pari o magari anche al più di Napoli - da appurare comparando una dettagliata lista dei punti critici e di frizione di entrambe le città. Tuttavia, avvalendomi della facoltà, che tu stesso mi attribuisci valida, di cittadina in rete, nel pieno delle mie facoltà di libero pensiero e soprattutto libera partecipazione, aderente agli ideali del PD, appasionata di politica, mi permetto di obiettarti l'intero articolo odierno come tendenzioso e mistificatore. Il semplice attaco alla Segreteria Bersani, di cui ormai si è capito non apprezzi la linea politica - e su questo a oguno le sue idee - non ti autorizza a falsificare la realtà estrapolando una frase dal contesto a tuo uso e convenienza. Sai bene, per tua stessa ammissione, che Bersani non è contrario alla rete non la ritiene una realtà "altra" dall'empirico quotidiano scorrere degli eventi. Fautore del primo talkshow in diretta internet sulla webtv di partito : youdem, non mi sembra sia personaggio alieno all'uso delle tecnologie e dall'attribuirgli la dovuta realistica rilevanza. Solo che Bersani è un uomo d'azione stile "touchscreen", ha la foto in chiaro e non usa avatar.. La qual cosa sottintende che sia uomo di coraggio, senza mezzi termini nè grandi giri di parole, al più similitudini e rimandi alla "Dante", il chè, a te di manzoniana formazione sulla scia di un Monti (Vincenzo) o di un Parini, può sembrare un'anomalia ai giorni nostri ma non dovrebbe dispiacere, collocandosi tra l'ermetismo, Saba e Ungaretti. Mi par strano dunque che tu fraintenda un "vieni qua, da vicino, vieni alla festa, t'aspett'abbasc.." alla napoletana, con un vieni nel mondo reale... e achi dovrebbe dirlo se considera irreale l'interlocutore, che fa parla con le immagini Bersani? Sei tendezioso Civati

Questione di feeling ! ma non s'era già detto ?

La questione democratica ovvero questione di alleanze, questione forma partito, questione rapporto con la base.
".... se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine"
La questione democratica nel Pd assomiglia tanto al dilemma amletico dell'Essere o non essere. Conviene essere socialisti ed affrontare un evidente seppur leggero ridimensionamento europeo o progressisti di sinistra e tentare un'avventura tutta da decidere ma già di per sè ancorata ad un recente passato. Oppure confluire nel PPE europeo tuttavia incerto nelle sue prospettive optando per un'alleanza con la Lega, dall'antico sapore democristiano del nord ma con forti istanze antipatriottiche e federaliste radicali, oppure tentare l'avventura del centro di matrice ex democristiana ma "romano" ... Seguire i laburisti o i progressisti o gli antichi popolari .... oppure lanciarsi in un'alleanza con Italia dei Valori e far combaciare le anime giustizialiste e garantiste ricercando la quadratura del cerchio? Chi ha detto che fare il Segretario di un Partito è comodo e facile?
Magari si potrebbe inventare una formula del tipo : Pd - socialisti-progressisti-moderati di sinistra radicale. E come affrontare la questione platea, utenza, cittadini, simpatizzanti, politica del fare...
Insomma l'ironia è facile, la soluzione difficile, la critica ingiusta. E perchè. Perchè da soli abbiamo visto non si può più. Perchè il nostro Segretario Bersani si sta muovendo bene. E' guardingo ma avanzato, tasta il terreno ma si riserva di decidere. Mantiene la barra dritta e avanza tra un mare di scogli. Faraglioni come il caso Penati, con un partito da tenere insieme, con tanti leaders e molte criticità. Gli auguriamo di non scivolare come Ophelia e di non fare la fine di Amleto ma di essere Cesare in battaglia. E se poi vuol tenere Annibale del 10% per mano faccia pure. Noi lo seguiremo sempre ma si ricordi che Annibale resta sempre Annibale, mentre Di Pietro è più simile a noi occidentali e un pò più distante da Casini... Personalmente tra laburisti, progressisti, moderati ed avanzati ... preferisco gli innovatori ... mi stanno tanto simpatici che devo fà. Forza Bersani! :-) Un unico consiglio: mantieni forte il dialogo con la base.. è la tua vera forza.

mercoledì 22 agosto 2012

L'evoluzione della democrazia partecipativa, quale ruolo per i partiti oggi

Nella mia tesi sulla comunicazione della e nella pubblica amministrazione per la facoltà di sociologia ho fatto riferimento al fatto che a parte l'esperienza dei Comuni, scivolati lentamente verso le leggi antimagnatizie e le Signorie, in Italia, l'idea di un ceto medio- cuscinetto tra il popolo ed il sovrano - nasce proprio per opera dell'assolutismo. Con "l'Etat c'est moi" prende origine l'idea – ancora lontana d'accordo ma già in embrione – dello Stato e di tutta la connotazione di figure intermedie cui il Sovrano re Sole delegava la propria rappresentanza. Questo tipo di rappresentanza discendeva dall'alto ed era generata dalla volontà dell'unico attore che metteva in capo al rappresentante la propria volontà come se fosse egli stesso in persona e quindi era autentica. Ma anche in simil caso le sfasature della volontà "statale" a volte emergevano nella pratica quotidiana: l'autorità statale finiva per non combaciare esattamente con la pratica amministrativa. Via via che questo ceto nobiliare "intermedio" si connotava per l'amministrazione dei "pubblici affari" (riscossione delle imposte, sportelli d'ufficio, amministrazione della giustizia ecc... ) andava acquisendo identità non tanto più "derivata" quanto diciamo così autoritativa perdendo la caratteristica di "casta" a vantaggio della connotazione di "riferimento" in quel determinato settore, acquisendo potere proprio. Ciò a significare che la rappresentanza ha sempre finito per declinarsi in – Locke docet – cessione di sovranità, anche in tempo di assolutismo. Con la Rivoluzione Francese si capovolgerà l'ottica della detenzione di sovranità, trasformando le caste in "cittadini" e la gestione dei pubblici affari in "diritti/doveri di cittadinanza" : la sovranità è del popolo e caso mai è il popolo a cedere parte della propria sovranità in cambio di un'amministrazione pubblica che dia sicurezza e giustizia. Non durerà molto è vero ma tant'è bastato a far serpeggiare l'idea nel corso della storia e dare l'avvio alle trasformazioni sociali future. Dunque la rappresentanza è una cessione di potere, un atto di fiducia, se vogliamo, mentre la democrazia – quella delle Assemblee pubbliche di Atene – è altra cosa; è "molto più diretta" ed uguale per tutti, in pratica è partecipazione, alla Rousseau. Un escursus storico proprio a volo per considerare in questa sede che oggi, alle soglie del terzo millennio, con più di sette miliardi di persone che costituiscono la popolazione mondiale, la democrazia – proprio sensu – è praticamente impossibile. Si parla quindi di democrazia rappresentativa, liberale e borghese, non più per investitura dall'alto ma per effetto di libere elezioni ed essenzialmente rapporto fiduciario tra elettori ed eletti. Una forma mista che ha trovato correzione in quei momenti di partecipazione diretta previsti delle leggi nazionali ed europee, o anche per effetto della volontà propria dei cittadini.

La democrazia diretta trova tutela e sopravvive da noi in Italia grazie al dettato costituzionale : art. 1 La sovranità appartiene al popolo che la esercita (comunque) nelle forme e nei limiti della Costituzione; art.2 la Repubblica riconosce all'individuo i diritti inviolabili tra cui aderire a formazioni sociali per svolgere appieno la sua personalità; art. 3 effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale dello Stato ....; art. 4 il diritto di concorrere con la propria attività al progresso della società; artt. 17-18-19 il diritto di associarsi; art.48 diritto di voto; artt. 49-50-51 partecipazione diretta propositiva; art.75 partecipazione diretta abrogativa attraverso il referendum; art.138 partecipazione diretta attraverso referendum su leggi costituzionali aggravate.

In Europa la principale innovazione nell’ambito della democrazia partecipativa è data dalla previsione del diritto di iniziativa popolare che consente ad almeno un milione di cittadini europei, appartenenti ad un numero significativo di Stati membri, di chiedere alla Commissione di presentare una proposta legislativa (art. 11, paragrafo 4, TUE), limitata ai settori per i quali i Trattati conferiscono alla Commissione europea un potere di iniziativa legislativa Le procedure e le condizioni richieste per la presentazione di tale iniziativa sono fissate, conformemente all’ art. 24, comma 1 TFUE, da un apposito regolamento. Il dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni rappresentative e la società civile (art. 11, paragrafi 1 e 2, TUE) resta la parte più saliente della trasformazine in atto della democrazia partecipativa, che parte proprio dall'Europa, cui molto ha contribuito l'affermazione di internet. In definitiva oggi la migliore, più compiuta ed efficace democrazia partecipativa si esprime attraverso la rete, che è rete in tutti i sensi, ed è prevalentemente democrazia di opinione di origine habermasiana.
In pratica Casadio ha ragione, in nome della democrazia d'opinone diretta, il popolo sta sempre più declinando i propri diritti partecipativi nell'ambito del contesto relazionale di rete e dialogo aperto e diretto con i politici ma al contempo è anche evidente la trasformazione sui partiti che effettua questa relazione. Sempre più costretti alla trasparenza ed al dialogo finiranno per evoluzione intrinseca agli eventi a svolgere il loro ruolo pedagogico di democrazia partecipativa ...

martedì 21 agosto 2012

IN NOME DEL BIPOLARISMO MAI REALIZZATO

Avevamo stabilito che di Berlusconi non ci interessassero tanto le sue "manfrine" sessuali, benchè appariscenti e coinvolgenti, quanto piuttosto quelle politiche e di governo, più socialmente interessanti. Ebbene abbiamo eliminato le "mafrine" sessuali e ci sono rimaste quelle politiche e di governo. Se non altro di certa filosofia di governo. Non mi sembra un buon risultato.
Appurato che sia a destra che a sinistra si sono sfumate - e di molto - le ideologie, quel che resta è puro- chiamiamolo così - gossip politico della peggior specie. Dall'Ilva alle intercettazioni, dal dubbio amletico sulla Grecia – che investe l'Europa tutta – al nodo giustizia, è un fiorire di detto e non detto, di velato consociativismo, di qualunquismo mal mascherato, di attacchi fuori sede (Parlamento) tra partiti, di tentativi di tenere le acque agitate, complici leggi mal redatte, parziali ed incomplete. Perchè tutto questo? Si dice è la crisi economica che ha scardinato un pò tutti i sistemi ed ha trasferito sugli eterei mercati la governance non solo europea bensì mondiale dando senso alla confusione imperante. Ciò è vero in parte. Un'altra parte di verità risiede nel fatto che abbiamo tutti perso il "senso dello Stato". E ciò ci viene proprio dai 20 anni di condizionamento del berlusconismo tutt'ora imperante. Infatti abbiamo un governo tecnico per tacito assenso del Parlamento. Un'altra parte ancora di verità risiede nel fatto che il tentativo di ricostruire un discorso più "centrale" nel dibattito politico, non solo italiano, si sta dimostrando un'operazione più ardua di quanto non si credesse. E vado a significare, a mio parere, il perchè. E' evidente la fibrillazione che ha portato l'Italia al bypass del bipolarismo (che si vuole ormai in via di scadenza o scadimento, fate un pò voi) trasformando l'assetto politico del nostro paese nel tormentone dell'estate, più rovente che mai (l'estate ... ma anche il tormentone... ) Fibrillazione che deriva dal terrore dei cambiamenti senza un'autorevole guida che se ne faccia carico politicamente. Eppure in definitiva nulla serve a giustificare tutto questo baillame se non la globalizzazione che rende incerti i partiti ed l'intera umanità. Si chiedono nuove regole, nuovi e più validi valori, nuovo sentire più vicino alla gente, alla popolazione ma allo stesso tempo in grado di garantire il "privato", il "personale", la libera iniziativa e lo sviluppo equo e solidale al contempo economicamente sostenibile e meglio redistribuito, comunque di supporto al mantenimento dello sviluppo imprenditoriale. Il bianco ed il nero, insomma. Si vuole più ricchezza per tutti e allo stesso tempo si auspica che chi detiene un primato di ricchezza possa continuare a farlo. Un simile nodo, un simile ossimoro, di tipo antopologico se vogliamo, ossia di tipo strutturale – è nella società avere il desiderio di mantenere gli opposti - trova corrispondenza nelle pretestuose giustifiche ai continui scivolamenti fuori legge che certi detentori del potere economico e politico hanno dovuto operare per mantenere il proprio status e tutto ciò che vi girava attorno. Mentre l'altra faccia del nodo trova corrispondenza nei continui rivolgimenti popolari, locali, di genere, di specie e quant'altro. A questo punto nasce spontanea l'esigenza di un discorso più centrale, mediatore tra le parti. Ed è proprio il PD, il partito destinato a raccogliere questa sfida, il vero erede degasperiano, la vera compiuta sintesi tra le parti "destra" "sinistra" verso la via innovativa. La punta più avanzata del progresso politico. Non più un esperimento ma già partito accreditato ed autorevole. A dispetto di Casini e un pò anche di Berlusconi. Così mentre l'America si avvia a consolidare la stabilizzazione della rivoluzione democratica operata da Obama, mentre ad oriente, tra alterne vicende, tra guerre devastanti ed impoverenti, rivoluzioni sociali e governi alternativi, ci si avvia verso "l'occidentalizzazione", in pratica mentre il mondo da ovest ad est cerca l'equilibrio innovando, superando le barriere del passato, sembra assurdo che proprio in Italia, l'unico, il primo, il solo paese ad avere avuto l'intuizione del PD, ci siano anime politiche che tentino invece proprio la via del passato, quella dal sapore decisamente retrò, del vecchio sistema, complice certo mondo cattolico. Io non posso giudicare se ciò sia giusto o meno, non ho le carte per farlo magari, e non so nemmeno se la mia analisi sia corretta, ma posso esprimere un mio giudizio: in Italia, per non rispettare alcuni faticosi passaggi storico-sociali, la politica si logora tra spinte in avanti e ritorni al passato mancando di verve e brillantezza, di pensiero alto e capacità discorsiva, di dialogo e decisone. Anche per questo, a questo punto, ci sarebbe servita un'Europa più politica e meno economica. Un'Europa che non lasciasse decidere i mercati internazionali gli assetti dell'establishment . Un'europa che non fosse il risultato della governance di un solo paese "superiore" economicamente ma fosse la sommatoria di tutti i paesi che la compongono, con una propria costituzione ed un proprio afflato europeista. Meno federale e più identitaria ed allo stesso tempo più rispettosa delle varie identità che la compongono, la sola vera ricchezza dell'Europa, quell'Europa immaginata da Spinelli nel suo Manifesto di Ventotene che ancora, evidentemente, non piace tanto.

"La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale". (Altiero Spinelli)

giovedì 16 agosto 2012

Quel bugiardo di PIL

Gli aggregatori del Pil non raccontano la verità sulla ricchezza del nostro paese. E' risaputo che gli indicatori non sono scelti sulla base dell'effetiva spesa e dell'effettivo risparmio delle famiglie italiane, in pratica non indicano un bel niente e sono piuttosto arbitrari. Vengono, innanzitutto calcolati investimenti ed esportazioni e tralasciati i consumi e servizi intermedi. Più calzante il Pil nominale di quello reale, nel calcolo, per un esempio molto semplice e di facile comprensione, non viene considerato il riciclaggio, le attività illecite, i servizi "intermedi" telefonici e tecnologici, il prodotto da attività di precariato e autonome, ecc... sarà questo che rende così diverso la ricchezza delle famiglie dal PIL ? ...
(Bianca Clemente)


« Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana… Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta »



(Robert Kennedy - Discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University)




martedì 7 agosto 2012

Spending review: alle 11 prima chiama. Voto finale 15:45

Inizieranno alle 9:30 le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal governo sul decreto legge sulla spending review. La prima chiama per appello nominale inizierà alle 11. E' quanto ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

Alle 12:30 inizierà l'esame degli ordine del giorno, presentati ieri entro le 17. Alle 14:15 inizieranno le dichiarazioni di voto finale trasmesse in diretta tv e alle 15:45 è previsto il voto finale. Domani dopo gli ordini del giorno ci sarà la votazione sulle dimissioni di Marilena Parenti dalla carica di deputato e a seguire le commemorazioni per gli ex parlamentari Giuseppe Chiarante e Renato Nicolini.

domenica 5 agosto 2012

La Carta d'Intenti di Pier Luigi Bersani

Più lavoro, più partecipazione attiva femminile, più opportunità per i giovani, più Europa, meno burocrazia, meno politica e più amministrazione locale, meno diseguaglianze territoriali, più unità e solidarietà. Bersani l’ha detto chiaro molte volte e l’ha confermato nella Carta d’intenti : il Pd ha un programma di governo e si allea con chi vuole realizzare quel programma. Oggi non c’è più lo spazio per le ideologie, questo è il tempo di agire per la cittadinanza e con quella cittadinanza che ha il suo credo nel civismo e non nel populismo. Fare, dire, agire per il bene comune, per gli ultimi e per i primi cui è affidato il compito, principale e non facile, di risanare concretamente il paese. E’ il tempo delle responsabilità, degli obiettivi da raggiungere passo dopo passo, è il tempo di credere – anche per chi ci governa e amministra, e soprattutto per chi ci governerà e amministrerà - che insieme, tutti, ce la si può fare ad uscire dalla crisi che investe un po’ tutto il globo; ce la si può fare a diventare un paese migliore, moderno, efficiente, dopo aver rincorso questo ideale per anni, dal dopoguerra ad oggi. Bersani ci crede. Anch’io. Confido nella scelta degli elettori, mi affido, come tutti, al buon senso comune.

“Le crisi cambiano il paesaggio, le persone, il modo di pensare. La sfida è spingere quel mutamento verso un progresso e un civismo più solidi, retti, condivisi”
(Bersani- Carta d’intenti Pd)
“Davanti a noi c’è una scelta: unire le energie disponibili e ripensare assieme l’Europa, o attendere che altri scelgano e dicano per noi”.
(Bersani – Carta d’intenti Pd)
“Il prossimo Parlamento e il governo che gli elettori sceglieranno avranno tre compiti decisivi. Dovranno guidare l’economia fuori dalla crisi rimettendola salda sulle gambe. Dovranno ridare autorità, efficienza e prestigio alle istituzioni e alla politica, ripartendo dai principi della Costituzione. Dovranno rilanciare – in un
gioco di squadra con le altre nazioni e i loro governi – l’unità e l’integrazione politica dell’Europa”. (Bersani – Carta d’intenti Pd)
“La dignità del lavoro e la lotta alle disuguaglianze s’incrociano nel primato delle politiche per l’istruzione e la ricerca. Non c’è futuro per l’Italia senza un contrasto alla caduta drammatica della domanda d’istruzione registrata negli ultimi anni. E’ qualcosa che trova espressione nell’abbandono scolastico, nella flessione delle iscrizioni alle nostre università, nella sfiducia dei ricercatori e nella demotivazione di un corpo insegnante sottopagato e sempre meno riconosciuto nella sua funzione sociale e culturale”. (Bersani – Carta d’intenti Pd)
“Se una chance abbiamo, è quella di una Italia che sappia fare l’Italia (…)Noi immaginiamo un progetto-Paese che individui grandi aree d’investimento, di ricerca, di innovazione verso le quali orientare il sistema delle imprese, nell’industria, nell’agricoltura e nei servizi ” (Bersani – Carta d’intenti Pd)
“Per noi sanità, istruzione, sicurezza, ambiente, sono campi dove, in via di principio, non dev’esserci il povero né il ricco. Perché sono beni indisponibili alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono beni comuni – di tutti e di ciascuno – e definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese”. (Bersani – Carta d’intenti Pd)
“A partire dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea proclamata per la prima volta a Nizza nel 2000 e dal Piano europeo di contrasto alle discriminazioni: di genere, orientamento sessuale, etnia, religione, età, portatori di differenti abilità. Nel nostro caso questo significa l’impegno a perseguire il contrasto verso ogni violenza contro le donne e a una legge urgente contro l’omofobia. Sul piano dei diritti di cittadinanza l’Italia attende da troppo tempo una legge semplice ma irrinunciabile: un bambino, figlio d’immigrati, nato e cresciuto in Italia, è un cittadino italiano. L’approvazione di questa norma sarà simbolicamente il primo atto che ci proponiamo di compiere nella prossima legislatura. Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico” (Bersani – Carta d’intenti Pd)