mercoledì 22 agosto 2012

L'evoluzione della democrazia partecipativa, quale ruolo per i partiti oggi

Nella mia tesi sulla comunicazione della e nella pubblica amministrazione per la facoltà di sociologia ho fatto riferimento al fatto che a parte l'esperienza dei Comuni, scivolati lentamente verso le leggi antimagnatizie e le Signorie, in Italia, l'idea di un ceto medio- cuscinetto tra il popolo ed il sovrano - nasce proprio per opera dell'assolutismo. Con "l'Etat c'est moi" prende origine l'idea – ancora lontana d'accordo ma già in embrione – dello Stato e di tutta la connotazione di figure intermedie cui il Sovrano re Sole delegava la propria rappresentanza. Questo tipo di rappresentanza discendeva dall'alto ed era generata dalla volontà dell'unico attore che metteva in capo al rappresentante la propria volontà come se fosse egli stesso in persona e quindi era autentica. Ma anche in simil caso le sfasature della volontà "statale" a volte emergevano nella pratica quotidiana: l'autorità statale finiva per non combaciare esattamente con la pratica amministrativa. Via via che questo ceto nobiliare "intermedio" si connotava per l'amministrazione dei "pubblici affari" (riscossione delle imposte, sportelli d'ufficio, amministrazione della giustizia ecc... ) andava acquisendo identità non tanto più "derivata" quanto diciamo così autoritativa perdendo la caratteristica di "casta" a vantaggio della connotazione di "riferimento" in quel determinato settore, acquisendo potere proprio. Ciò a significare che la rappresentanza ha sempre finito per declinarsi in – Locke docet – cessione di sovranità, anche in tempo di assolutismo. Con la Rivoluzione Francese si capovolgerà l'ottica della detenzione di sovranità, trasformando le caste in "cittadini" e la gestione dei pubblici affari in "diritti/doveri di cittadinanza" : la sovranità è del popolo e caso mai è il popolo a cedere parte della propria sovranità in cambio di un'amministrazione pubblica che dia sicurezza e giustizia. Non durerà molto è vero ma tant'è bastato a far serpeggiare l'idea nel corso della storia e dare l'avvio alle trasformazioni sociali future. Dunque la rappresentanza è una cessione di potere, un atto di fiducia, se vogliamo, mentre la democrazia – quella delle Assemblee pubbliche di Atene – è altra cosa; è "molto più diretta" ed uguale per tutti, in pratica è partecipazione, alla Rousseau. Un escursus storico proprio a volo per considerare in questa sede che oggi, alle soglie del terzo millennio, con più di sette miliardi di persone che costituiscono la popolazione mondiale, la democrazia – proprio sensu – è praticamente impossibile. Si parla quindi di democrazia rappresentativa, liberale e borghese, non più per investitura dall'alto ma per effetto di libere elezioni ed essenzialmente rapporto fiduciario tra elettori ed eletti. Una forma mista che ha trovato correzione in quei momenti di partecipazione diretta previsti delle leggi nazionali ed europee, o anche per effetto della volontà propria dei cittadini.

La democrazia diretta trova tutela e sopravvive da noi in Italia grazie al dettato costituzionale : art. 1 La sovranità appartiene al popolo che la esercita (comunque) nelle forme e nei limiti della Costituzione; art.2 la Repubblica riconosce all'individuo i diritti inviolabili tra cui aderire a formazioni sociali per svolgere appieno la sua personalità; art. 3 effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale dello Stato ....; art. 4 il diritto di concorrere con la propria attività al progresso della società; artt. 17-18-19 il diritto di associarsi; art.48 diritto di voto; artt. 49-50-51 partecipazione diretta propositiva; art.75 partecipazione diretta abrogativa attraverso il referendum; art.138 partecipazione diretta attraverso referendum su leggi costituzionali aggravate.

In Europa la principale innovazione nell’ambito della democrazia partecipativa è data dalla previsione del diritto di iniziativa popolare che consente ad almeno un milione di cittadini europei, appartenenti ad un numero significativo di Stati membri, di chiedere alla Commissione di presentare una proposta legislativa (art. 11, paragrafo 4, TUE), limitata ai settori per i quali i Trattati conferiscono alla Commissione europea un potere di iniziativa legislativa Le procedure e le condizioni richieste per la presentazione di tale iniziativa sono fissate, conformemente all’ art. 24, comma 1 TFUE, da un apposito regolamento. Il dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni rappresentative e la società civile (art. 11, paragrafi 1 e 2, TUE) resta la parte più saliente della trasformazine in atto della democrazia partecipativa, che parte proprio dall'Europa, cui molto ha contribuito l'affermazione di internet. In definitiva oggi la migliore, più compiuta ed efficace democrazia partecipativa si esprime attraverso la rete, che è rete in tutti i sensi, ed è prevalentemente democrazia di opinione di origine habermasiana.
In pratica Casadio ha ragione, in nome della democrazia d'opinone diretta, il popolo sta sempre più declinando i propri diritti partecipativi nell'ambito del contesto relazionale di rete e dialogo aperto e diretto con i politici ma al contempo è anche evidente la trasformazione sui partiti che effettua questa relazione. Sempre più costretti alla trasparenza ed al dialogo finiranno per evoluzione intrinseca agli eventi a svolgere il loro ruolo pedagogico di democrazia partecipativa ...

1 commento:

  1. Il giorno 24 Agosto nel più completo silenzio stampa sono state depositate in Camera dei Deputati 53000 firme di semplici cittadini che hanno sottoscritto un PROGETTO DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE denominato "Quorum Zero e Più Democrazia".

    Obbiettivo del progetto di legge: Affinare gli strumenti di democrazia diretta tra i quali:

    1 Eliminazione del quorum nei referendum
    2 Revoca degli eletti (a partire dal parlamento fino ai consigli comunali) da parte dei cittadini

    Tutte le info qui www.quorumzeropiudemocrazia.it

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