martedì 21 agosto 2012

IN NOME DEL BIPOLARISMO MAI REALIZZATO

Avevamo stabilito che di Berlusconi non ci interessassero tanto le sue "manfrine" sessuali, benchè appariscenti e coinvolgenti, quanto piuttosto quelle politiche e di governo, più socialmente interessanti. Ebbene abbiamo eliminato le "mafrine" sessuali e ci sono rimaste quelle politiche e di governo. Se non altro di certa filosofia di governo. Non mi sembra un buon risultato.
Appurato che sia a destra che a sinistra si sono sfumate - e di molto - le ideologie, quel che resta è puro- chiamiamolo così - gossip politico della peggior specie. Dall'Ilva alle intercettazioni, dal dubbio amletico sulla Grecia – che investe l'Europa tutta – al nodo giustizia, è un fiorire di detto e non detto, di velato consociativismo, di qualunquismo mal mascherato, di attacchi fuori sede (Parlamento) tra partiti, di tentativi di tenere le acque agitate, complici leggi mal redatte, parziali ed incomplete. Perchè tutto questo? Si dice è la crisi economica che ha scardinato un pò tutti i sistemi ed ha trasferito sugli eterei mercati la governance non solo europea bensì mondiale dando senso alla confusione imperante. Ciò è vero in parte. Un'altra parte di verità risiede nel fatto che abbiamo tutti perso il "senso dello Stato". E ciò ci viene proprio dai 20 anni di condizionamento del berlusconismo tutt'ora imperante. Infatti abbiamo un governo tecnico per tacito assenso del Parlamento. Un'altra parte ancora di verità risiede nel fatto che il tentativo di ricostruire un discorso più "centrale" nel dibattito politico, non solo italiano, si sta dimostrando un'operazione più ardua di quanto non si credesse. E vado a significare, a mio parere, il perchè. E' evidente la fibrillazione che ha portato l'Italia al bypass del bipolarismo (che si vuole ormai in via di scadenza o scadimento, fate un pò voi) trasformando l'assetto politico del nostro paese nel tormentone dell'estate, più rovente che mai (l'estate ... ma anche il tormentone... ) Fibrillazione che deriva dal terrore dei cambiamenti senza un'autorevole guida che se ne faccia carico politicamente. Eppure in definitiva nulla serve a giustificare tutto questo baillame se non la globalizzazione che rende incerti i partiti ed l'intera umanità. Si chiedono nuove regole, nuovi e più validi valori, nuovo sentire più vicino alla gente, alla popolazione ma allo stesso tempo in grado di garantire il "privato", il "personale", la libera iniziativa e lo sviluppo equo e solidale al contempo economicamente sostenibile e meglio redistribuito, comunque di supporto al mantenimento dello sviluppo imprenditoriale. Il bianco ed il nero, insomma. Si vuole più ricchezza per tutti e allo stesso tempo si auspica che chi detiene un primato di ricchezza possa continuare a farlo. Un simile nodo, un simile ossimoro, di tipo antopologico se vogliamo, ossia di tipo strutturale – è nella società avere il desiderio di mantenere gli opposti - trova corrispondenza nelle pretestuose giustifiche ai continui scivolamenti fuori legge che certi detentori del potere economico e politico hanno dovuto operare per mantenere il proprio status e tutto ciò che vi girava attorno. Mentre l'altra faccia del nodo trova corrispondenza nei continui rivolgimenti popolari, locali, di genere, di specie e quant'altro. A questo punto nasce spontanea l'esigenza di un discorso più centrale, mediatore tra le parti. Ed è proprio il PD, il partito destinato a raccogliere questa sfida, il vero erede degasperiano, la vera compiuta sintesi tra le parti "destra" "sinistra" verso la via innovativa. La punta più avanzata del progresso politico. Non più un esperimento ma già partito accreditato ed autorevole. A dispetto di Casini e un pò anche di Berlusconi. Così mentre l'America si avvia a consolidare la stabilizzazione della rivoluzione democratica operata da Obama, mentre ad oriente, tra alterne vicende, tra guerre devastanti ed impoverenti, rivoluzioni sociali e governi alternativi, ci si avvia verso "l'occidentalizzazione", in pratica mentre il mondo da ovest ad est cerca l'equilibrio innovando, superando le barriere del passato, sembra assurdo che proprio in Italia, l'unico, il primo, il solo paese ad avere avuto l'intuizione del PD, ci siano anime politiche che tentino invece proprio la via del passato, quella dal sapore decisamente retrò, del vecchio sistema, complice certo mondo cattolico. Io non posso giudicare se ciò sia giusto o meno, non ho le carte per farlo magari, e non so nemmeno se la mia analisi sia corretta, ma posso esprimere un mio giudizio: in Italia, per non rispettare alcuni faticosi passaggi storico-sociali, la politica si logora tra spinte in avanti e ritorni al passato mancando di verve e brillantezza, di pensiero alto e capacità discorsiva, di dialogo e decisone. Anche per questo, a questo punto, ci sarebbe servita un'Europa più politica e meno economica. Un'Europa che non lasciasse decidere i mercati internazionali gli assetti dell'establishment . Un'europa che non fosse il risultato della governance di un solo paese "superiore" economicamente ma fosse la sommatoria di tutti i paesi che la compongono, con una propria costituzione ed un proprio afflato europeista. Meno federale e più identitaria ed allo stesso tempo più rispettosa delle varie identità che la compongono, la sola vera ricchezza dell'Europa, quell'Europa immaginata da Spinelli nel suo Manifesto di Ventotene che ancora, evidentemente, non piace tanto.

"La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale". (Altiero Spinelli)

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