domenica 11 dicembre 2011

FRANCESCO REMOTTI COME LUIGI PIRANDELLO

La costruzione dell’io personale, sin dai suoi primissimi approcci alla vita, ossia sin dai primi vagiti, è un processo lento e mutevole, in continuo conflitto con se stesso e con l’esterno: tutto l’esterno al di fuori della propria pelle. E’ una costruzione continua che non potrebbe avvenire senza questo confronto. Da Searle a Tajefel passando per Freud, siamo tutti d’accordo con Pirandello: l’io è una città, l’ambiente in cui è immerso è tutto il resto del mondo. Ciò implica svariate conseguenze. Ho letto l’interessantissimo articolo di Francesco Remotti – ordinario di antropologia all’università di Torino – scritto per la rivista Tam Tam del Partito Democratico. Riprende le parole di Pirandello in Uno Nessuno e Centomila. Ognuno di noi è unico ma in relazione con gli altri diventa mille altre persone diverse che assumono identità diverse a secondo di come ci vedono ed interpretano gli altri. E’ così che avviene la costruzione della società. Quell’io interpretato attirerà emulatori o oppositori originando gruppi sociali che finiranno per definire delle identità convergenti od opposte o ancora oppositive. Si formerà un’opinione pubblica – come insegna Habermas- e si genereranno dei partiti. Tutto ciò da un semplice, elementare vagito. Una base così articolata richiede due sole azioni : identità ed alterità. Ma è la fase più infantile della maturità sociale. Una società con un grado di cultura appena più elevato – una società “moderna” ossia riformata nei suoi riti antropologici – una società “illuminata”, moderna, industrializzata, scientifica, con un avanzato stadio di conoscenza, sa che esistono altre azioni nelle implicazioni relazionali oltre allo status quo ed allo Stato de quo ma non è certa di volersi aprire a queste implicazioni. Passa il tempo ed arriviamo ad una società tecnologizzata, in continua relazione di rete, consapevole delle varie etnie, culture, usi e costumi, in grado di discernere il presente dal passato e dal futuro, è la post modernità, è la società liquida di Bauman. Questa società non ha solo la conoscenza dell’altro, diverso dal sé, ne ha la consapevolezza. Ossia ha appreso la realtà della non identità attraverso il gioco relazionale, superando la difficoltà del rapportarsi attraverso la creazione della categoria della somiglianza. Non per associazione di idee ma attraverso l’esclusione delle identità. In questo caso l’esclusione non è escludente. E mi spiego: in una classe sono compresi un bambino bianco europeo, un bambino con disabilità ed un bambino nero originario dell’Africa. Ad ognuno di loro verrà fornito uno strumento importantissimo per rapportarsi con la diversità del soggetto diverso a lui ma di fronte a lui necessariamente e con il quale dovrà convivere: escludere tutti gli elementi che non li accomunano per inglobarli nella categoria della somiglianza. Tutto ciò che non è uguale è simile. Tutto ciò che non c’è nell’altro è sostituito e sostitutivo. Si parte dalla pelle, la sensazione più immediata. Il bambino bianco penserà : il bimbo nero ha un colore di pelle diversa, lo escludo dalla identità ma la sua pelle per definizione allora mi somiglia. Lo stesso discorso che farà all’inverso il bimbo nero. Poi il bimbo “europeo” penserà al bimbo con disabilità e lo vedrà simile ma non proprio uguale e capirà che ha necessità di supporti per fare operazioni a lui più semplici, capirà che nella struttura a lui difronte c’è una velocità in meno e tenderà a sostituirla con la propria velocità e la chiamerà solidarietà. Così similitudine e solidarietà sostituiranno le categorie di identità ed alterità. E così la società liquida della post-modernità ricostruisce le relazioni tipiche del suo tempo. L’uomo vede la donna. Non è più la donna tipica della struttura mentale dei propri genitori, è un’altra donna. Meno introspettiva più proiettata verso l’esterno, con maggiori relazioni. E’ più in gioco nel gioco delle parti. E per questo più coraggiosa, forse meno maliziosa, sicuramente meno “furbescamente” in ombra. Più attiva e partecipativa, più consapevole e più scolarizzata. A volte anche con un elevatissimo grado culturale. A volte è sostitutiva a volte sostituita, a ragione o a torto, esattamente come altri suoi amici uomini che sono a volte sostitutivi a volte sostituiti. Ciò vuol dire che la donna è non è identica ma simile. E’ il pensiero solidale che si fa strada. Questa base è un canovaccio per ricostruire ogni tipo di relazione dell’inizio del terzo millennio. Tutti possono dare una mano con somiglianza e solidarietà. Non è pericoloso. Non più del nazionalismo. Con la differenza che la somiglianza e la solidarietà preservano la tipicità e l’utilità della identità personale e culturale. Potrebbe essere più semplice di quanto si pensi. Sono alcuni assunti del Neo Umanesimo. Qui ed ora è il suo tempo. Ho seguito un bellissimo convegno sul Neo Umanesimo ultimamente. Si è svolto a Napoli. Organizzato dal Pd Regione Campania. Tra gli autorevoli presenti Massimo D’Alema, Francesco Paolo Casavola, Teresa Armato e Monsignor Coda. La discussione è stata bellissima ma quello che più di tutto ha attratto molto la mia attenzione è stato il focus incentrato da Monsignor Coda – uomo evidentemente di grande cultura – sull’alterità. Per lui l’alterità è l’oltre. Oltre il sé c’è l’altro non per marcare un confine invalicabile ma per comprendere una somiglianza che ci spinge oltre i confini della nostra città interiore e ci apre alle infinite possibilità di una cultura oltre l’uomo – nel senso di genere umano – per ricomprendere tutti gli uomini diciamo – anzi dico io – in senso generazionale. E’ chiaro che Monsignor Coda intendesse il pensiero filosofico della “transumananza” come passaggio verso lo spirito, verso l’Io Superiore. Meno religiosamente, molto più terrenamente e modestamente, io applicherei questo passaggio verso l’apertura sull’Uomo solidaristicamente come passaggio verso la somiglianza (che comunque è sempre un concetto cristiano improntato al buon senso come ben sentire, buona disposizione d’animo, amore verso il prossimo “simile” all’amore di Dio verso gli uomini, tutti gli uomini. Sono superate così le barriere dei fondamentalismi e delle chiusure identitarie. Facendo contenti Remotti, Tajefel, Searle, Bauman e Freud! Bianca Clemente

giovedì 1 dicembre 2011

#FURBIZIA

Quando il momento che si vive è delicato solitamente chi ha esperienza adotta un pò di furbizia per venire fuori dalle "secche". Questo Governo Monti alla fine mi intenerisce perchè è stretto tra mille fuochi ed avrebbe bisogno di uno scatto di furbizia che non può avere ... per la natura stessa del suo Governo : tecnico e non libero sul piano della genialità. E' vincolato a patti precedenti, e forse e ripeto forse, è diretta emanazione di Berlusconi e quindi necessariamente deve assecondarlo ... Insomma è un pò ingessato, questo sì, soprattutto legato alla crisi economica (anche se io comunque nutro ancora qualche dubbio che sia così seria). Penso però che si faccia bene a considerare finalmente ad un responsabile rientro del debito pubblico italiano perchè tirare a campare come abbiamo fatto fino ad oggi potrebbe voler veramente significare "tirare le cuoia". Quale furbizia intendevo? : la furbizia di ascoltare il popolo e meno le ragioni dei partiti, che in questo momento stanno dando voce ad interessi propagandistici, vedi Lega e Pdl. Le voci del popolo sono invece quelle che da sempre chiedono di essere ascoltate su: giustizia, equità fiscale, qualità della vita, opportunità di progresso civile. Tra questi punti l'equità fiscale mi sembra la più discussa e la più sentita. Ora vengo ad un altro punto che a me sembra importante : a parte la grande stima che ho per la signora Camusso, di cui approvo le lotte di parte - che tanto di parte non sono perchè, fino a questo momento almeno, sono talmente improntate al buon senso che potrebbero agevolare tutto il tessuto sociale medio-basso-alto, insomma anche coloro che non aderiscono all'idea CGIL - a parte questo, dicevo, mi piacerebbe che il Pd, in questo caso non "secondasse" l'out-out della CGIL sulle pensioni e avesse, invece, quello scatto di furbizia prima menzionato e "nicchiasse", piuttosto, sulle pensioni (battaglia tipicamente leghista, poi), che tra l'altro, a mio parere, in realtà così come sono state disegnate spalmerebbero un pò di "giustizia sociale" su tutti gli strati della popolazione. Mi piacerebbe, invece, che il Pd si concentrasse di più sui grandi - ma proprio grandi! - patrimoni, magari oltre il miliardo e mezzo ... ecco, e che la Fiat la prendesse un pò come preferisce! Ci sono in Italia questi grandissimi patrimoni, ne sono parecchi e questo non è un male, il problema è che non pagano le tasse, le eludono! e poi si dichiarano salvatori della patria! Ecco questi patrimoni quì magari questa volta potrebbero anche farlo lo sforzo di pagare le tasse! E poi mi piacerebbe che il Pd premesse anche per la salvaguardia dell'unione europea e dell'euro - soprattutto ora - per poi in un secondo momento impegnarsi per un accordo tra gli Stati aderenti e rivedere la valutazione delle singole monete in sede europea. Sul pareggio di bilancio in Costituzione, altra nota dolentissima, resto sempre convinta che non sia un bene, per la flessibilità di cui un bilancio statale ha sempre bisogno. L'art. 81 della Costituzione al comma 3 stabilisce che la legge di approvazione del bilancio non può inserire nuovi tributi e nuove spese rispetto al bilancio di previsone. Con la L.468/78 fu introdotta la Finanziaria - un provvedimento che poteva modificare il Bilancio di previsone e adeguare entrate e spese all'esercizio successivo. E questo già sarebbe bastato. Ma non è stato così, tant'è che con la L.196/2009 la Finanziaria è stata modificata in Legge di stabilità . Ma si sono un pò fregati da soli perchè con la legge di stabilità non si possono inserire deleghe o interventi microsettoriali. Ed allora ecco la necessità di inserire il pareggio di bilancio in Costituzione. In pratica questa norma è contraria alle regioni e sottolinea una volta di più che esistono regioni di serie B e regioni di serie A. In tempi di crisi si darebbe la precedenza ai finanziamenti ad alcune regioni lasciando qualche altra in "Stand by" e bisogna vedere se la regione in standby è d'accordo. Ne verrà fuori l'ennesimo pasticcio "alla Tremonti-Nord" di cui abbiamo disperatamente cercato - come italiani uniti - di liberarci.

sabato 26 novembre 2011

DEBITI EUROPEI

Angela Merkel ha rimproverato le voci che paventano un'uscita della Germania dalla zona euro: "non succederà mai" ha affermato. La Germania si mette al sicuro. La fine dell'euro è solo rimandata? Vedremo. Alcune banche non sono più così sicure e la minaccia della crisi del debito sovrano declassa la stessa Germania. Questa settimana gli investitori hanno iniziato a mettere in discussione la statura della nazione come principale pilastro europeo di stabilità. Tutta l'Europa è nel mirino degli speculatori. Venerdì scorso, Standard & Poor ha declassato il debito del Belgio da AA a AA +, dicendo che potrebbe non essere in grado di ridurre il suo carico imponente di debito. Agenzie di rating di questa settimana hanno avvertito che la Francia potrebbe perdere il suo rating AAA se la crisi continua a crescere. Giovedì il rating del Portogallo e Ungheria è stato declassato a livello di spazzatura. Ma mentre i leader europei ancora dicono che non c'è bisogno di elaborare un piano B, alcune delle più grandi banche del mondo, e i loro supervisori, stanno facendo proprio questo. Le banche tra cui Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura hanno emesso una cascata di report esaminando la probabilità di una rottura della zona euro. "La crisi finanziaria della zona euro è entrata in una fase molto pericolosa" hanno affermato gli analisti di Nomura e chiedono a gran voce un intervento della BCE (la Banca Centrale Europea). In pratica chiedono che vengano emessi i "famosi eurobond"? Le maggiori istituzioni finanziarie britanniche, come la Royal Bank of Scotland, stanno mettendo a punto piani di emergenza nell'eventualità che possa verificarsi l'impensabile: la fine della Comunità Economica Europea. Anche la regolamentazione degli Stati Uniti sta spingendo le banche americane come Citigroup e altri a ridurre la loro esposizione alla zona euro. In Asia, le autorità di Hong Kong hanno intensificato il loro monitoraggio all'esposizione internazionale di banche straniere e locali alla luce della crisi europea. La crisi si fa sempre più concreta e gli scenari non sono rosei: i mercati internazionali ci guardano con sospetto e cominciano a credere alla "Chiusura Euro". Tuttavia le Banche europee, sebbene stiano studiando piani di messa in sicurezza, non è che siano così agitate, "l'infezione crisi" è abbastanza recente ed è ancora in superficie. Così mentre i mercati internazionali chiedono di far presto, l'Europa prende tempo. Ci sono da rivedere tutte le stime ed i programmi elaborati fino ad ora, quando ancora non si profilava più certa, all'orizzone, la crisi dell'euro. Quello che c'è da dire a questo punto è che il vero debito che ha L'Europa non è solo economico ma bensì politico: è quello di salvaguardare i diritti e gli interessi di tutti i cittadini che fino ad ora hanno fatto sacrifici per questa Unione Europea, in cui hanno creduto e da cui volevano essere protetti proprio guardando agli scenari della globalizzazione. Monti si è preso "otto giorni" e forse sta facendo bene. Ma a memoria popolare "gli otto giorni" si chiedono e si danno prima di un'eventuale licenziamento..... (Bianca Clemente)

domenica 20 novembre 2011

MERCATI E MERCANTI

Si sta parlando talmente tanto di spread, di mercati internazionali, di default mondiale che mi è venuto spontaneo andare a ricercare alcune teorie economiche autorevoli per rinfrescare l’argomento, una specie di disanima diacronica delle varie teorie e loro nascita. Qui riporto un passaggio che a me è sembrato rilevante del pensiero economico. E’ uno scritto desunto e riassunto da Alessandro Roncaglia e Paolo Sylos Labini e mi è parso significativo per capire un po’ meglio i mercati e loro funzionamento. Li voglio condividere con chi ha il piacere i leggere anche queste “pedanterie” elaborate e collocate poi in modo del tutto “semplice”, “elementare” ma forse per questo un po’ più efficace. (B.C.) >> LA NASCITA DELL’ECONOMIA MODERNA - L'EONOMIA PRECLASSICA - > L’economia politica inizia ad essere riconosciuta come disciplina distinta dalle altre scienze sociali assai gradualmente e a partire dalla seconda metà del XVII secolo; solo nella seconda metà del XIX secolo, tuttavia, l’economista viene identificato come una figura professionale autonoma. Naturalmente, cenni più o meno sparsi a problemi oggi ritenuti di competenza egli economisti appaiono già nell’antichità e nel Medioevo. Autori come Diodoro Siculo, Senofonte o Aristotele, ad esempio, discutono alcuni aspetti economici della divisione del lavoro, sostenendo, tra l’altro, che essa permette di raggiungere una migliore qualità del prodotto. Tuttavia per lungo tempo – almeno fino al XVII secolo – i problemi economici sono stati affrontati in modo sostanzialmente diverso da come li si affronta oggi. I filosofi ed i teologi medioevali in particolare, più che tentare di descrivere ed interpretare il modo di funzionamento del sistema economico, si proponevano il compito di fornire indicazioni sul comportamento moralmente più giusto da tenere nel campo dei rapporti economici. Così il problema dell’usura, discuso in tanti scritti, non era quello di spiegare il tasso d’interesse ma quello di giustificare la condanna morale del prestito ed interesse e di individuare le eccezioni a questo rigoroso precetto morale. Analogamente il problema del giusto prezzo riguardava non il tentativo di spiegare perché sul mercato i vari beni venivano scambiati a certi prezzi piuttosto che a prezzi più alti o più bassi, ma il tentativo di fornire ai mercati criteri di condotta. (In questo senso e non come anticipazioni alle successive teorie del valore classica e marginalista, vanno interpretati i riferimenti ai costi di produzione dei beni scambiati, o alla loro scarsità e utilità per l’acquirente, come criteri di riferimento da utilizzare per fissare rapporti di scambio moralmente corretti). Per comprendere il cambiamento intervenuto attorno al XVII secolo nel modo di considerare i problemi economici, occorre ricordare i radicali mutamenti verificatisi nell’organizzazione della vita economica e sociale. Il “mercato” – inteso come scambio di beni contro denaro – indubbiamente esisteva già nell’Atene di Pericle, o nella Roma classica di Cesare. Tuttavia gli scambi coprivano una quota relativamente limitata della produzione complessiva della società (mica era il mercato come è strutturato oggi); inoltre le condizioni in cui si svolgevano i mercati – solo all’aperto - erano caratterizzate dalla massima irregolarità, a causa dell’incidenza dei fattori meteorologici sui raccolti, le difficoltà dei trasporti, la diffusa insicurezza rispetto alla criminalità privata e agli interventi arbitrari delle autorità. Va sottolineata in particolare la portata limitata degli scambi. Non certamente in eccedenza come oggi. Nel Medioevo, infatti, gli scambi sul mercato interessavano principalmente beni alimentari che rientravano nel sopvrappiù (Cfr. Kula 1962). Certo esisteva una rete di scambio di prodotti di “lusso” – spezie, merletti, metalli preziosi – che collegava tra loro aree geografiche molto distanti ma accanto a questa rete era sorta, gradualmente, una rete di rapporti finanziari tra i maggiori centri di scambio, basata soprattutto su “lettere di cambio” che avrà poi grande importanza e sv iluppo nei mercati finanziari successivi. Tuttavia nel Medioevo la vita economica è basata soprattutto sull’autoproduzione e sul consumo diretto che soddisfa direttamente ed in modo rudimentale ed artigianale le necessità di vestiario, mobilio, attrezzature da lavoro. Con l’affermarsi del sistema fabbrica l’autoproduzione perde terreno e gli autoproduttori cominciano a rivolgersi ad altri produttori tramite il mercato per beni specifici. Con l’industrializzazione, dunque, il mercato si impone e si ramifica sulle specialità e si afferma il mercato del mercato ossia la produzione degli strumenti sempre più tecnici e particolareggiati – macchinari ed impianti per imprese specializzate. Inoltre nel Medioevo la vita economica è caratterizzata per assenza di uniformità nei prodotti e nelle unità di misura, mentre a partire dal XVII-XVIII secolo, si afferma un mercato di uniformità di peso, misure e tipicità dei prodotti. Ciò comporterà la conquista dell’unità di misura per i prezzi e le migliori condizioni di domanda ed offerta a determinati prezzi sul mercato. In presenza di una forte variabilità della domanda ed offerta gli autori del Medioevo fanno continui rinvii proprio alla condizione migliore di domanda ed offerta sul mercato (quella che poi diventerà quasi l’unità di misura in seguito come abbiamo visto), ma questi continui rinvii non possono essere considerati un’anticipazione della teoria del prezzo, né tantomeno un’anticipazione della teoria marginalista. Quest’ultima, infatti, come vedremo meglio, individua il prezzo di equilibrio in quel prezzo che assicura l’eguaglianza tra domanda ed offerta del bene; domanda ed offerta, inoltre, sono considerate funzioni (continue e differenziabili) – la prima decrescente e la seconda crescente – del prezzo del bene stesso, ed eventualmente di altre variabili come i prezzi degli altri beni ed il reddito dei consumatori. Nei generici rinvii alle condizioni di domanda ed offerta negli scritti del Medioevo, come i accennava sopra, invece, non è riscontrabile – del tutto comprensibilmente, date le condizioni dell’epoca – alcuna idea di una ben specificata e stabile relazione funzionale tra domanda ed offerta e altre variabili come il prezzo dei beni. I mercati sono quelli diretti delle città portuali e legati a vicende di arrivi o mancati arrivi, condizioni meteorologiche come si diceva innanzi, periodi dell’anno ecc. Viceversa i teorici marginalisti hanno in mente i mercati dei titoli delle borse valori, dove domanda ed offerta variano in risposta a piccole, minute variazioni dei prezzi richiamate dal “funzionario alle grida” o “banditore”. Considerando la variabile tempo a disposizione :-) magari in seguito continuerò queste riflessioni per scritto su queste pagine analizzando proprio le varie teorie dei mercati borsistici passando per l’economia moderna e poi quella attuale ;-)

domenica 13 novembre 2011

TERREMONTI E GRANDI MARONI

TREMONTI HA LASCIATO CADERE IL GOVERNO BERLUSCONI - ANZI HA FAVORITO L'EVENTO - PER RILANCIARE LA LEGA E LA PROPRIA CANDIDATURA A PREMIER, GRAZIE ALL'APPROVAZIONE DEL DL STABILITA'. IN SENATO COLOMBO - CHE NON E' UN PIVELLINO DI PRIMO PELO - IL DECRETO NON LO HA VOTATO. LA CONGIUNTURA FAVOREVOLE E' STATA CHE MARONI QUESTA VOLTA ERA D'ACCORDO PERCHE' ANCH'EGLI ASPIRA ALLA CANDIDATURA A PREMIER. TUTTO IL GRUPPO LEGA CHIEDE LE ELEZIONI SUBITO E MAGARI BERLUSCONI AL QUIRINALE. SIGNORI MIEI SI ESCE DALLA FINESTRA E SI ENTRA DAL PORTONE.... SE MONTI (SENZA IL TRE) NON RIMETTE LA POLITICA SUL GIUSTO BINARIO DELL'IMPEGNO SOCIALE, ALTRO CHE CRISI ... QUI ARRIVIAMO AL LUNGO PERIODO DELLA "GUERRA DELLE ROSE" ... STIAMO ASPETTANDO CON ANSIA I TUDOR

sabato 12 novembre 2011

LA CAPACITA’ DI GOVERNO PASSA PER LA RESPONSABILITA’ DI POLITICHE PER LA CITTADINANZA

Spred o non spred l’Italia soffre di vuoto di governo. Niente può l’ideologia di fronte alle domande di un paese che merita l’orgoglio dello sviluppo, del progresso e della dignità civile ed economica. Io ancora non ho letto il Dl di stabilità – lo ammetto – ma già so dai discorsi parlamentari che non mi piace. Non che questo possa essere rilevante ma da cittadina italiana mi sento portata a contribuire con le mie idee a che il paese esca dai problemi nei quali ci hanno messi i nostri governanti. E quindi il Dl di Stabilità non mi piace anche perché 1)sono 20 anni che questo governo distrugge le strade ed i ponti di tutto il paese, basta considerare che cantieri proliferano dappertutto - ed è l’unico settore che ha ricevuto attenzione e sviluppo. Per il resto 2)la sanità langue se non addirittura è moribonda, 3)l’istruzione è a terra (e meritava un giudizio molto più degno di un paese di cultura millenaria), 4)l’industria – addirittura – lamenta mancanza di attenzione, 5)la pubblica amministrazione è mortificata e caratterizzata da spoil system senza buon senso. 6) I lavoratori operai ed i lavoratori dipendenti sono le categorie su cui ricadono tutte le difficoltà economiche che l’Italia vive e per di più sono anche le categorie più criticate, senza però, che si intavvedano vere, autentiche, sincere politiche di sostegno e/o comprensione delle varie difficoltà. Sono i nuovi schiavi. E potrei continuare ancora a lungo l’elenco ma non voglio tediare più di tanto. Questo tipo di socialismo che ci governa da quasi trent’anni è indecente e questo è il motivo per cui si tirano le monetine e questo è il motivo per cui si alzano le piazze. Banchettare e sorridere quando le condizioni economiche sono tali da impensierire persino un paese come l’America è segno di irresponsabilità e di scarsa capacità di governo. Come lo è stata quando ci si è messi troppo al traino dell’America così come della Francia o della Germania. Non sono nazionalista ma credo che un paese debba essere amato soprattutto dai suoi governanti che dovrebbero essere meno cinici e meno esterofili di quanto non lo siano stati fino ad ora e da 30 anni a questa parte. Confido che s’inverta la rotta istituzionale e si capisca che aprire al walfare, allo stato sociale significa far ripartire l’economia e ridare ossigeno ad un paese ormai in stato comatoso.

martedì 1 novembre 2011

Managing the global market can be by a razzionalizzation of financial markets and a greater appreciation of local currencies

Policies to reduce costs, not only investment, but also and especially in social spending and daily life of citizens could be the cure-or at least the maximum price to the current crisis. The default can and must be managed and driven as any process of governance. Rest of the opinion that a revaluation of the euro as a monetary weight within single countries, in practice, price controls, a reduction in government expenditures rather than directed to services and common goods, work incentives, are small things you can do great things in reality. Are opposed, in my opinion put, excess privatization because then we have to pay - in quality of State - the private activity which could be carried out in the public interests. It 'a practice that may not always work. Finally, I believe that Italy must be strong and resist, but I think it is my hope that this government is absolutely no possibility of the bank to do a complete lack of idea of ​​social policy. The important thing is not to fall into the opposite extreme, and firmly maintain the goal is only to companies to mobilize the market. The task of politics is structured the market. Traduzione : Governare il mercato globale si può con una razzionalizzazione dei mercati finanziari ed una maggiore valorizzazione delle monete locali Politiche di riduzione dei costi, non solo degli investimenti, ma anche e soprattutto della spesa sociale e quotidiana dei cittadini potrebbero essere la panacea o almeno il calmiere all'attuale crisi. Il default può e deve essere gestito e guidato come ogni processo di governance. Resto dell'opinione che una rivalutazione dell'euro come peso monetario all'interno dei singli paesi, in pratica un controllo dei prezzi, una riduzione delle spese statali indirizzate piuttosto ai servizi e beni comuni, incentivi al lavoro, siano piccoli accorgimenti che possono fare grandi cose in realtà. Sono invece contraria, a mio misero parere, all'eccesso di privatizzazione perchè poi ci tocca pagare - in quanto Stato - i privati per un'attività che poteva essere svolta nell'interesse generale. E' una pratica che non può funzionare sempre. Infine ritengo che l'Italia debba farsi forza e resistere, è il mio auspicio ma penso che questo governo non sia assolutamente nella possibilià di fare da argine ad una mancanza totale di idea di politica sociale. L'importante è non ricadere nell'estremo opposto e mantenere fermo l'obiettivo che è solo a società a mobilitare il mercato. Compito della politica è strutturarlo.

martedì 18 ottobre 2011

LO STALLO DEL GOVERNO E LO SFACELO PAESE . IL PD UNICO PARTITO AD ASSUMERSI LE RESPONSABILITA'

E come già aveva promesso Bersani lo scorso 24 maggio per il caso Fincantieri, il Partito Democratico sta prendendo una serie di iniziative volte alla responsabilizzazione di fronte alla crisi della produttività e del lavoro che sta vivendo il nostro paese. Così nell'ambito delle riunioni sulle politiche industriali, programmate dal Dipartimento economia del PD, domani, 19 ottobre 2011, alle ore 17.00 si terrà a Roma un ulteriore incontro con i lavoratori sulla situazione produttiva ed occupazionale di Finmeccanica. Tutti i Dirigenti del Partito Democratico – a livello nazionale e regionale – stanno prendendo molto a cuore le condizioni del comparto lavoratori Finmeccanica-Alenia- Irisbus. A partire da Massimo D'alema che è diventato il punto di riferimento per questi lavoratori. Lo scorso 14 ottobre si è svolto un incontro vis a vis tra il Massimo (Massimo D'Alema) ed i lavoratori Finmeccanica – capitanati da Antonio Marciano, consigliere regionale Pd e segretario della Commissione attività Produttive, presso la sede campana del Partito Democratico per la sensibilizzazione del partito alle soluzioni della categoria. Tra loro anche i lavoratori di Alenia e Irisbus. E' da tempo che il Pd segue ed ha un occhio di riguardo per il comparto. Come per tutto il mondo del lavoro. Il 27 settembre Enzo Amendola, Segretario Regionale del Pd Campania aveva denunciato, rapporto Svimez alla mano, il fallimento delle politiche economiche nazionali. In quell'occasione aveva affermato che da tempo il partito democratico – soprattutto campano - denuncia il continuo taglio di risorse ai danni del meridione, compresi i fondi europei, ed inutilmente si chiede che i governi - sia a livello nazionale che regionale - si prendano le proprie responsabilita' anche sulle tante vertenze lavorative in Campania, prime tra tutte quelle riguardanti Irisbus, Fincantieri e Alenia. Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva sottolineato lo scorso 27 settembre che solo insieme – sud e nord – possono uscire dalla crisi. E Amendola aveva incalzato e sottolineato le parole del Presidente Napolitano : "Un Mezzogiorno che muore impedisce anche al Nord di riprendere il cammino". Inoltre, per quanti non ne fossero a conoscenza, nella puntata in ½ ora di Lucia Annunziata del 2 ottobre scorso, "i lavoratori Alenia si sono schierati contro il piano industriale che prevede la chiusura di Casoria, la fusione dell’azienda con la controllata Aermacchi, lo spostamento della sede legale da Pomigliano a Venegono (Varese)". Come si legge nello stesso comunicato della Rai che prosegue : "1200 esuberi a livello nazionale che peserebbero soprattutto sugli stabilimenti campani.Il timore è che il passaggio di consegne tra Pomigliano e Venegono trasferirà al Nord molte commesse, depotenziando il polo meridionale che conta oggi i quattro impianti di Casoria, Pomigliano, Nola e Capodichino, per un totale di 4500 dipendenti, una forza lavoro altamente specializzata in progettazione e assemblaggio di fusoliere e carlinghe per i Boeing. Politicamente i dipendenti Alenia accusano inoltre la Lega di mire espansionistiche industriali. In quest’ottica sottolineano che Giuseppe Orsi, l’amministratore delegato della capogruppo Finmeccanica, è vicino al Carroccio e sollevano un conflitto di interesse in quanto alla Aermacchi lavora come dirigente del personale Emilia Macchi, moglie del ministro dell’Interno Roberto Maroni, leghista. Collegato da Genova, Giuseppe Giordo, amministratore delegato di Alenia Aeronautica, ha ribadito che l’azienda ha varato un piano industriale necessario vista la crisi mondiale e che i lavoratori di Casoria non perderanno il posto di lavoro perchè saranno assorbiti dalla sede di Nola, a dodici chilometri di distanza". Il che equivale ad un futuro licenziamento hanno ribadito ancora una volta i lavoratori in presenza di Massimo D'Alema intervenuto all'incontro organizzato dal Pd Campania lo scorso 14 ottobre. Nella puntata dell'Annunziata, l’ex direttore della Padania, Gigi Moncalvo, ha rilanciato la questione del cosiddetto patto Berlusconi-Bossi che sarebbe stato stipulato prima delle elezioni del 2001. Un patto scellerato che sta mettendo in ginocchio l'intero comparto con sedi prestigiose proprio nel Mezzogiorno, soprattutto in Campania. Mentre per quanto riguarda i lavoratori dell'Irisbus si sono presentati all'incontro del 14 ottobre con un comunicato stampa che hanno letto integralmente. L'Irisbus conta 22 aziende campane che coinvolgono circa 1500 unità operative, tra diretti ed indiretti. Sono aziende efficienti. Lo Stabilimento della Valle Ufita tuttavia rischia di chiudere. L'unico segretario di partito politico che ha mostrato interesse alla proposta dei lavoratori di creare indotto è stato Pierluigi Bersani, Segretario nazionale del Partito Democratico Infine è di oggi la dichiarazione di Cesare Damiano che equivale quasi ad una denuncia sullo stato della politica industriale e lavorativa del Governo attuale : "Mentre il presidente dello Svimez, Adriano Giannola, diceva in audizione lavoro della Camera che 'il sistema sta andando incontro alla paralisi e allo sgretolamento', Berlusconi oggi affermava che non c'è nessuna fretta per il Dl Sviluppo e che il governo sta ‘cercando di inventarsi qualcosa'. E' chiaro che due descrizioni così diverse della realtà non possono stare insieme: dopo la denuncia del presidente dello Svimez, e dopo molti altri indicatori negativi, ad esempio i quasi 600 mila posti di lavoro persi dal 2008 al 2010, la maggior parte dei quali nel Mezzogiorno, l'Italia ha bisogno di un nuovo governo. Un governo soprattutto interessato alla sorte del paese, visto che Silvio Berlusconi non ha fretta perché non gli interessano le condizioni di precari, disoccupati, imprese e famiglie".

domenica 16 ottobre 2011

INDIGNATI senza collare

45 feriti e 25 manifestanti medicati sul posto dal 118. Sono i numeri della protesta dell'indignazione... di più parti. Tranne un giovane ferito alla mano da un fumogeno lanciato da un gruppo di incappucciati, che ha perso alcune dita, e un poliziotto con un gamba fratturata, si tratta di feriti non gravi, codici di media o bassa entità. La sinistra li ha persi di vista si dice. In realtà sono guidati da un semplice contatto diverso da quello del passato ma sostanzialmente simile. Questione di byte-generation senza work in progress : è il movimento globale senza politica perchè in assenza di politiche. Troppo anche per i cristiano-cattolici ...Ci si può vedere il '68, il 38 (nella cabala napoletana e'mazzate), un 48 .. ma è solo nostalgia. Loro, invece, sono realtà

sabato 8 ottobre 2011

Cipe: fondi Fas per ripiano disavanzi sanitari Abruzzo, Campania e Lazio

Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la delibera del Comitato interministeriale per la Programmazione Economica che autorizza l'utilizzo dei fondi Fas per il ripiano dei disavanzi sanitari delle Regioni Abruzzo, Campania e Lazio. ''Al fine di consentire il ripiano dei disavanzi sanitari delle Regioni Abruzzo, Campania e Lazio - si legge nell'ordinanza - e' autorizzato l'utilizzo rispettivamente di 160,340 milioni di euro (Abruzzo), di 322 milioni di euro (Campania) e di 796,782 milioni di euro (Lazio) a valere sulle risorse FAS 2007-2013''. Per le Regioni Abruzzo e Campania, specifica l'ordinanza, ''la presente autorizzazione viene adottata nelle more del successivo esame, da parte di questo Comitato, dei relativi programmi attuativi regionali 2007-2013''.

domenica 2 ottobre 2011

TIME IS OUT




L'orologio del Trota è a tempo perso

Anche Berlusconi ha un orologio a tempo perso


domenica 25 settembre 2011

CRISI

"Come si evita la solitudine di iscritti e militanti costretti a intrupparsi non sempre su coordinate politiche ma spesso dentro gruppi di estrazione personalistica votati ad una necessaria impotenza o ad un inevitabile l’opportunismo mentre tali pratiche depauperano qualsiasi attrattiva e interesse per chi viene dal di fuori?"
(Maria Fortuna Incostante il 25 settembre 2011)

La nota di Maria Fortuna Incostante

VELOCITA' DI MARCIA

Il Trota ha detto che quando va in marcia ad Assisi mette sempre la prima

martedì 20 settembre 2011

LO STATO DELL'ARTE

La pubblica amministrazione moderna ha speso molti soldi in pc che solo 4 gatti possono usare correttamente mentre gli altri sono bloccati da un Serviuzio esterno che si diverte a prendere soldi

sabato 17 settembre 2011

SHAKESPEARE e la questione democratica

La questione democratica ovvero questione di alleanze, questione forma partito, questione rapporto con la base.

".... se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine"
La questione democratica nel Pd assomiglia tanto al dilemma amletico dell'Essere o non essere. Conviene essere socialisti ed affrontare un evidente seppur leggero ridimensionamento europeo o progressisiti di sinistra e tentare un'avventura tutta da decidere ma già di per sè ancorata ad un recente passato.
Oppure confluire nel PPE europeo tuttavia incerto nelle sue prospettive optando per un'alleanza con la Lega, dall'antico sapore democristiano del nord ma con forti istanze antipatriottiche e federaliste radicali, oppure tentare l'avventura del centro di matrice ex democristiana ma  "romano" ... Seguire i laburisti o i progressisti o gli antichi popolari .... oppure lanciarsi in un'alleanza con Italia dei Valori e far combaciare le anime giustizialiste e garantiste ricercando la quadratura del cerchio?
Chi ha detto che fare il Segretario di un Partito è comodo e facile?
Magari si potrebbe inventare una formula del tipo : Pd - socialisti-progressisti-moderati di sinistra radiacale.
E come affrontare la questione platea, utenza, cittadini, simpatizzanti, politica del fare...
Insomma l'ironia è facile, la soluzione difficile, la critica ingiusta. E perchè. Perchè da soli abbiamo visto non si può più. Perchè il nostro Segretario Bersani si sta muovendo bene. E' guardingo ma avanzato, tasta il terreno ma si riserva di decidere. Mantiene la barra dritta e avanza tra un mare di scogli. Faraglioni come il caso Penati, con un partito da tenere insieme, con tanti leaders e molte criticità. Gli auguriamo di non scivolare come Ophelia e di non fare la fine di Amleto ma di essere Cesare in battaglia. E se poi vuol tenere Annibale del 10% per mano faccia pure. Noi lo seguiremo sempre ma si ricordi che Annibale resta sempre Annibale, mentre Di Pietro è più simile a noi occidentali e un pò più distante da Casini...  Personalmente tra laburisti, progressisti, moderati ed avanzati ... preferisco gli innovatori ... mi stanno tanto simpatici che devo fà. Forza Bersani! :-) Un unico consiglio: mantieni forte il dialogo con la base.. è la tua vera forza.

giovedì 8 settembre 2011

UN BEL RISPARMIO ... il Governo non ci pensa ........

Con il D.P.R. n.3 del gennaio 1957 si sancisce il valore e la funzione sociale della Pubblica Amministrazione e ne si determina l'accesso mediante pubblico concorso, così come da dettato costituzionale. La Pubblica Amministrazione è il braccio operativo del governo di un paese e ne organizza tutta la vita cittadina per cui è da sempre lo snodo essenziale della trasparenza e dell'accesso ai "fatti pubblici" e della verifica della politica di un paese. Ebbene in realtà è stato per molti anni lo snodo essenziale del controllo politico sui fatti privati. Detto questo non si è detto molto se non si aggiunge che per questo motivo si sono susseguite nel corso di decenni ben due privatizzazioni della Pubblica Amministrazione, le quali - nonostante il termine lasci pensare alla vituperata frase "ne faccio ciò che voglio poichè sono io a gestire e nessun altri" - sono andate a buon fine negli intenti e nelle leggi. Oggi la Pubblica Amministrazione deve pubblicamente rendere conto del proprio operato. E la cosa non è un male se non crescesse la solita "erbaccia" tutto intorno al buon seminato. Imperversano gossip ed antipolitica che non perseguono tentativi propositivi ma solo tendenziosi e speculativi. Ma questo non è il punto più critico di tutta la vicenda. Il fatto è che veri riformisti ed innovatori avrebbero dovuto capire che per eliminare gli sprechi della Pubblica Amministrazione avrebbero dovuto essere eliminate anche alcune leggi di antico sapore direttorio o per meglio dire se ne sarebbe dovuto correggere il tiro. Come ad esempio l'accesso alle qualifiche superiori mediante pubblico concorso! Il magna magna è implicito e sottointeso. Il candore dei nostri predecessori non poteva arrivare alle sottigliezze della politica moderna! Mi piace pensarla così. E comunque il ragionamento quì si inscrive sui dati attuali e materiali. I concorsi per passaggi di livello sono il non plus ultra della devastazione politica dell'Italia nostra patria. Ecco e allora si sarebbe dovuto pensare - tra le altre -  ad una riforma di questo semplicissimo elementare passaggio.
La trasparenza, semplificazione, efficienza ed economicità - così tanto invocate ed a volte addirittura raggiunte! - si arenano su questo dato elementarissimo che potrebbe essere riformato e cambiato con un più trasparente: la progressione interna avviene per meriti, titoli ed anzianità che fanno la qualifica al livello superiore, fermo restando il primo accesso (assunzione) nella Pubblica Amministrazione tramite pubblico concorso e senza deroghe. Quanti concorsi e consociativismo sarebbero evitati, una bella semplificazione ed un più grande risparmio. Regole precise di selezione ne farebbero l'asse portante di una riforma in barba allo spoil system. Il nostro governo si è interssato di questo? Macchè.
Ora a ben ragione i Riformisti stanno più nel centro-sinistra, con o senza trattino, quindi l'attuale governo non c'azzeccherebbe molto - e lo ha ampiamente dimostrato. I Riformisti di centro-sinistra, con o senza trattino,  hanno fatto delle riforme bellissime nel senso della trasparenza ed accessibilità, tutte le leggi Bassanini ad esempio o la 241, ma di una riforma per l'accesso alle cariche dirigenziali neanche l'ombra.
A ragione di quanto sto dicendo mi piace riportare le sentenze della Corte Costituzionale del 1999 che in riferimento ad altro, anzi in riferimento ad esattamente l'opposto di cui quì sto argomentando, in riferimento alle deroghe all'accesso tramite concorso delle cariche dirigenziali, [e questo è un altro punto fondamentale per dire: tanto comunque se si vuole i concorsi non vengono espletati e le cariche si "concedono" in modo a dir poco "arbitrario" ... con deroghe per l'appunto ... ] così dicono: C.Cost. n. 1/99 "l’abnorme diffusione del concorso interno per titoli nel passaggio da un livello all’altro produce una distorsione che, oltre a reintrodurre surrettiziamente il modello delle carriere in una nuova disciplina che ne prevede invece il superamento, si riflette negativamente anche sul buon andamento della pubblica amministrazione";
C.Cost. n. 159/05 La regola del pubblico concorso può dirsi pienamente rispettata, "solo qualora le selezioni non siano caratterizzate da arbitrarie ed irragionevoli forme di restrizione dei soggetti legittimati parteciparvi", laddove la sua deroga può unicamente operare "in presenza di peculiari situazioni giustificatrici, nell'esercizio di una discrezionalità che trova il suo limite nella necessità di garantire il buon andamento della pubblica amministrazione [...] ed il cui vaglio di costituzionalità non può che passare attraverso una valutazione di ragionevolezza della scelta operata dal legislatore".
Ed allora, perbacco, tanto meglio sarebbe se l'Italia potesse risparmiare soldi e diatribe con la progressione interna con titoli alla mano, anzianità di servizio e meriti strettamente riferentisi al lavoro svolto. Ditemi voi ........

martedì 6 settembre 2011

Errata corrige

E così in tempo di crisi si torna a puntare l'indice, tra gli altri argomenti, sulla Pubblica Amministrazione. Come se non fossero già stati fatti abbastanza errori! (continua)

mercoledì 31 agosto 2011

LA QUESTIONE MORALE ED IL CASO PENATI

Per istinto la questione morale  
Eviscerare ancora un volta la questione morale, come una sorta di refrain stanco e monotono, non è sinonimo di ripetitività e mancanza di verve - che per carità per quanto mi concerne potrebbe anche essere vero - è piuttosto il segnale di una problematica che non si risolve (e chissà se mai) ma che preme sulla società in modo a dir poco opprimente. Infatti in questi giorni, in particolare, si fa un gran parlare di questione morale. E' assurta agli onori della cronaca perchè sempre più evidente si è reso il cinismo con il quale a volte veniamo amministrati. Un cinismo che sembra essere più figlio della necessità, della mancanza di regole certe e condivise che una totale assenza di ragione sociale.
E' vieppiù segnale di uno scontro generazionale in atto sia di età che di classe sociale. Scontro di età perchè è nelle cose della vita, scontro di classi sociali perchè così è stato vuoluto che fosse. E mi spiego. Che un figlio dica al proprio padre "sei matusa" è nei fatti un qualcosa che avviene da sempre. Il figlio vive, una volta raggiunta l'età dell'intellighentia, ossia della consapevolezza e conoscenza!, in un ambiente sostanzialmente modificato nel corso degli anni proprio dal padre, all'interno ed al caldo di conquiste che modificano l'organizzazione civile nel disperato tentativo di migliorarla ed agevolarla. Ma ciò che per il figlio è un dato di fatto, un punto di partenza dal quale lanciarsi verso il futuro, alla ricerca di nuove e migliori conquiste, per il padre è un punto di arrivo, oltre il quale vi è l'ignoto e quindi il pericoloso. Da quì lo scontro genrerazionale. Ciò che per il padre è una totale apertura della moralità molto più avanzata rispetto al proprio passato, per il figlio è una comodità, una libertà alla quale non intende assolutamente rinunciare e fa gruppo e forza con i coetanei affinchè nessuno possa sottrargli la conquista della modernità.Questi meccanismi a volte sono dei semplici corsi e ricorsi di vichiano sapore perchè i padri tendono a perdere la memoria effettiva della propria giovinezza e nel ricordo tutto si sfuma e ciò che sembra una punta avanzata del comportamento del figlio non è altro che una ripetitività dell'età propria di cui si è persa un po' traccia per effetto degli anni. Anche la società segue questo meccanismo. Alcune conquiste organizzative sono volte al miglioramento sociale ed al riconoscimento di diritti che dovrebbero essere taciti ma che in realtà chi dirige non riconosce immediatamente (teme l'ignoto!). Queste conquiste, questi diritti non si vorrebbero mai perdere perchè agevolano il vivere civile quotidiano e servono come punto di partenza per lanciarsi verso nuovi diritti, nuove conquiste tendenti ad un'organizzazione sempre migliorata e riconosciuta. Sempre più democratica come sinonimo di partecipazione, condivisione, dignità, opportunità.
Ciò per quanto riguarda lo scontro generazionale instaurato da un presunto cambio di moralità.
Lo scontro di classi avviene invece quando - in presenza di congiunture temporali complicate e difficoltose, trasformatrici o di passaggio - si preferisce far quadrato su una classe piuttosto che su di un'altra alla luce del famoso detto tanto peggio tanto meglio, che evidenzia il cinismo e moralità di un certo momento storico ma che in realtà nasconde il grado di vuoto della politica dei vari passaggi della storia umana.
Questo vuoto non è dovuto piuttosto ad imperizia quanto a convinzione politica. Una convinzione politica volta al conservatorismo ed alla perdita di tanti diritti così difficilmente conquistati. Una convinzione politica formatasi sulla genericità ed essa stessa sul qualunquismo. Una convinzione politica che adotta frasi come : i meridionali sono disorganizzati, tutti gli impiegati pubblici sono nullafacenti, i giovani sono bambocci, e così via dicendo … Un modo di pensare che ha portato alla fuga dall'Italia di capitali e cervelli. Se questo modo di pensare considera che la società è malata a Napoli si dice : “'O pesce fet' da' capa” che vuol dire Il pesce puzza dalla testa, in pratica il responsabili sono in alto. Sono quel padre conservatore che non lascia crescere i figli o li abbandona troppo a se stessi perchè troppo preso dai propri affari. Sono quella politica arraffona che datasi delle regole non le adatta ai mutati tempi …. Noi oggi ci troviamo già nel post questione morale. La vera e propria questione morale è esplosa una ventina d'anni fa. Essa sembrava risolta ma si è riproposta con maggiore virulenza da un tre-quattro anni a questa parte. Ciò perchè il Parlamento non ha legiferato bene, non per la società, non con lungimiranza, non ha saputo o voluto cautelare il paese dai colpi di coda di un inizio millennio diverso sostanzialmente dai secoli precedenti che richiedeva una più ferma guida dei processi in atto pur nella maggiore e necessaria apertura alla diversa società che ancora oggi si va delineando. O forse ha sottovalutato le frizioni sociali che comunque in ogni momento davano segnali evidenti. E gli effetti si sono svelati in tutta la loro crudezza: organizzare la politica, la società e l'economia di un paese è difficile, complicato ed oneroso, oltremodo in tempo di crisi. Il dialogo politico si risolve, stringi stringi, in uno scontro tra fazioni. Penati paga lo scotto e le conseguenze di questa difficoltà, e non è il solo. Ma sta agendo da persona elegante e gliene si deve dare atto. Non mi sento di condannarlo e nemmeno di contestarlo, ne capisco il momento diffcile ma non capisco perchè al momento non abbia potuto agire diversamente. Coinvolgere la dirigenza di un partito in tutto questo magma, in questo momento così delicato soprattutto per la società, non mi sembra igienico.

martedì 30 agosto 2011

Questione morale ai tempi della globalizzazione

Dunque la questione morale nei tempi della globalizzazione sembra abbandonare la via del relativismo per "menar il can per l'aia". In pratica a nessuno piace restringere i costumi ma tutti sono convinti che non la propria ma "l'altra" classe sociale sia la più qualificata a mettersi "a dieta".

Tutto ciò detto, io devo ancora convincermi che veramente ci sia crisi