mercoledì 26 dicembre 2012

A un passo ..

Conosco una persona - e credo che in questa sede non sia necessario specificare se sia uomo o donna poichè ne esistono milioni come il soggetto in discussione in questo post - che è fermamente, fervidamente, profondamente, convintamente, cristiano-seguace! La qual cosa sarebbe eticametne onorevolissima. Infatti le teorie crisitane sono socialmente rilevanti per il miglioramento sociale ma... e c'è un ma, sempre se prese "cum grano salis". L'acceso fervore che schiaccia le volontà e deprime le libere espressioni, non è poi così pedagogico, tende a distruggere il pensiero e "violenta" i caratteri ! Assume piuttosto l'aspetto del Dio dell'ultim'ora! Distruggere l'umanità peccatrice! ... è solo un passo!

domenica 9 dicembre 2012

Quel debito sovrano da non spalmare ...

Ad aprile di quest'anno il Dipartimento Economia e Lavoro del PD, di cui è responsabile Stefano Fassina, stilò il seguente documento : Contributo di analisi e indicazioni di policy, del PD al predisposto dal Governo Monti

Cui fecero seguito analisi e riflessioni postate sul sito del Pd dei giovani democratici di Firenze, che quì di seguito si riportano integfralmente:

Introduzione

Secondo le prescrizioni del "semestre europeo", l'Italia, come tutti i paesi membri dell'Unione europea e dell'area euro, è tenuta a presentare in aprile alla Commissione e al Consiglio dell'Unione una versione aggiornata del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma (PNR). L'importanza di tali documenti è stata accresciuta dalle sempre più stringenti necessità di coordinare le politiche economiche nell'euro-zona, non soltanto in coerenza con le decisioni assunte nei mesi scorsi, sia quelle entrate in vigore (six pack), sia quelle in via di ratifica (fiscal compact), ma soprattutto in risposta ad una fase di tensioni economiche, sociali e finanziarie in aumento.

Il presente documento, a differenza di quanto presentato lo scorso anno dal Pd, non è un PNR.

È il tentativo di offrire un contributo di analisi e, insieme, qualche circoscritta indicazione di policy al PNR predisposto dal Governo Monti. Il primo capitolo è dedicato all'area euro. Il secondo all'Italia. Poi seguono 4 focus: la distribuzione del reddito; i divari territoriali italiani; il mercato del lavoro e, infine, le politiche industriali. I focus sono stati scelti per dare visibilità a variabili economiche importanti, anzi decisive, ma trascurate ai fini dello sviluppo sostenibile (la distribuzione del reddito; le politiche industriali) oppure considerate secondo una lettura poco fondata sul piano empirico (il mercato del lavoro; i divari territoriali).

Vogliamo insistere sull'analisi delle criticità dell'eurozona e dell'Italia perché continua a prevalere nel dibattito e nelle iniziative di policy europea e nazionale una lettura infondata dei problemi. E senza un'analisi corretta dei problemi le risposte sono sbagliate o comunque inadeguate. Nell'Unione Europea e nell'area euro la catena di recessione-stagnazione-recessione, aumento della disoccupazione, indomabilità dei debiti pubblici e instabilità finanziaria non è casuale. Deriva da una politica economica inadeguata, a sua volta frutto di un'analisi infondata. Le promesse di crescita dei governi nazionali europei rischiano di essere illusorie senza un riorientamento radicale della politica economica dell'area euro.


L'insistenza ossessiva sugli squilibri di finanza pubblica come causa delle difficoltà dell'euro è fuorviante. Le speranze riposte nelle riforme strutturali, interventi pur utili quando ben disegnati, sono illusorie nell'attuale situazione europea, data la carenza di domanda aggregata e l'enorme capacità produttiva inutilizzata. Centrali nella comprensione dei problemi dell'eurozona sono invece gli squilibri che si sono manifestati nei saldi delle bilance dei pagamenti. Le radici di tali squilibri sono nei differenziali di competitività, nelle scelte miopi di politica economica attuate a livello nazionale (in primis nei cosiddetti Paesi periferici, ma anche nei Paesi "virtuosi") e, in misura rilevante, nell'inadeguatezza degli strumenti di governance economica a livello comunitario.


Guardando all'Italia e alla debolezza della crescita della sua economia, va contrastata un'interpretazione riduttiva del problema della competitività, tutta concentrata sull'idea che occorra agire sul costo del lavoro, sia in senso diretto operando una deflazione salariale che introducendo ulteriore flessibilità. A tale interpretazione va contrapposta una linea di intervento che migliori la produttività del lavoro tramite investimenti in capitale fisico e umano, nonché con azioni e politiche a largo raggio mirate ad aumentare la produttività totale dei fattori. Una nostra attenzione prioritaria, vista la vocazione manifatturiera del nostro paese, va alla riattivazione della politica industriale.


I focus sull'Italia comprendono anche qualche proposta. Le priorità indicate vanno intese in sinergia con le posizioni programmatiche definite dal Pd nel corso degli ultimi due anni. Ad esempio, il focus dedicato alla distribuzione del reddito va letto nel quadro delle proposte per la riforma fiscale ("Fisco 20, 20, 20") e delle proposte per la riforma delle politiche sociali e del welfare. Il focus sulle politiche industriali va considerato in sinergia con gli interventi definiti dal Pd per la scuola, l'università, la ricerca, l'innovazione, la green economy, le politiche per le infrastrutture e la logistica. Insomma, i focus contengono aspetti specifici e parziali di una strategia per lo sviluppo sostenibile che va intesa come un insieme coordinato di interventi plurisettoriali.


È la strategia di sviluppo, sostenibile sul piano economico, sociale ed ambientale, articolata nel documento "Europa, Italia. Un programma alternativo per la crescita" proposto dal Pd nel marzo 2011 in alternativa al PNR del Governo Berlusconi. Una strategia che individuava due obiettivi sistemici e complementari, driver e bussola di tutte le riforme di settore:

- l'innalzamento del tasso di occupazione femminile fino a raggiungere nel 2020 il 60% (ossia circa 3 milioni di donne occupate in più rispetto ad oggi);

- l'innalzamento della specializzazione produttiva dell'Italia

Tali obiettivi dovrebbero guidare gli investimenti in conoscenza, gli interventi di politica industriale e fiscale, le riforme strutturali (in particolare: il completamento delle liberalizzazioni, la riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni e la riqualificazione della spesa pubblica, la regolazione della democrazia nei luoghi di lavoro), gli investimenti per la logistica.


L'obiettivo di occupazione femminile, che richiede la presenza di servizi sociali di qualità e un'adeguata dotazione finanziaria, è strettamente correlato all'obiettivo di occupazione giovanile e, conseguentemente, all'obiettivo di occupazione nel Mezzogiorno. L'innalzamento della specializzazione produttiva è connesso al miglioramento della produttività, che a sua volta può derivare soltanto dalla realizzazione di adeguati investimenti, soprattutto nel settore manifatturiero.


Come nel nostro PNR dello scorso anno, sottolineiamo che gli obiettivi di finanza pubblica di medio periodo (2020) sono realizzabili sul piano economico e sostenibili sul piano sociale soltanto entro una strategia orientata allo sviluppo nell'eurozona e in Italia. In caso contrario, a diventare di gran lunga più probabile sarebbe lo scenario "pessimista" presentato qui nel secondo capitolo, che incorpora gli effetti di finanza pubblica conseguenti alle manovre degli ultimi anni e ai vincoli imposti dal fiscal compact.


Tale strategia richiede di imboccare la strada indicata da ultimo nella dichiarazione proposta a Parigi ("Reinassance for Europe") dalla Foundation for European Progressive Studies e dalle Fondazioni Italianieuropei (Italia), Friedrich Ebert (Germania) e Jean Jaurès (Francia) e condivisa da Pd, Psf e Spd. È una strada alternativa agli indirizzi di politica economica oggi in atto nell'eurozona, dettati dai governi conservatori di Berlino e Parigi. Ed è la strada già indicata nel citato documento del Pd del marzo 2011:

1. consentire all'ESM di finanziarsi direttamente sul mercato attraverso l'emissione di obbligazioni europee garantite solidalmente da tutti i paesi;

2. permettere alla BCE di operare come prestatore di ultima istanza;

3. trasformare in Stability bond la parte corrispondente all'incremento del debito provocato dalla crisi, o – viceversa – quella che eccede il 60% del Pil di ciascun Paese (ad es. secondo lo schema del "redempion pact" messo a punto dal Consiglio degli esperti economici del governo tedesco);

4. introdurre uno standard retributivo europeo per promuovere un tasso di crescita delle retribuzioni reali almeno pari al tasso di crescita della produttività del lavoro con l'obiettivo di favorire il riequilibrio fra paesi in surplus e in deficit con l'estero;

5. aggiornare e attuare la proposta di Jacques Delors per un Piano di sviluppo europeo centrato su investimenti pubblici e produzione e consumo di beni comuni, necessari non solo a generare uno sviluppo sostenibile su scala continentale, ma anche a riequilibrare la crescita nelle diverse aree dell'Unione (da finanziare con Project bonds e/o specifici strumenti fiscali a livello europeo fra i quali la Financial Transaction Tax e il rafforzamento della tassazione ambientale;

6. promuovere una più equilibrata distribuzione del reddito primaria (conseguita sul mercato del lavoro, specialmente nei paesi con maggiore competitività) e secondaria (sostenuta da interventi fiscali e di welfare), capace di restituire potere d'acquisto e sicurezza alle famiglie.

In sintesi, proponiamo una strada realistica, orientata alla valorizzazione del lavoro, per uno sviluppo sostenibile sul piano macroeconomico, sociale ed ambientale in Europa ed in Italia.
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Ora, premesso che il documento è condivisibile in ogni sua parte, soprattutto per gli incentivi allo sviluppo dell'occupazione femminile, che nelle rosee previsioni del documento si porterebbe al 60%, e negli incentivi alla spesa delle famiglie innalzando il reddito dei ceti medio-bassi attraverso soprattutto politiche di sostegno europee, anche per chi è profana della materia come me, mi pemetto di avanzare una sola piccolissima osservazione, dettata non da specialistica visione economica, ma dal buon senso comune(e non mi si consideri troppo presuntuosa in ciò).
Per amore di partecipazione esprimo l'opinione secondo cui l'unica cosa che non potrebbe andare è l'idea ricorrente come panacea a tutti i mali finanziari, di spalmare il debito sovrano dei singoli stati sul carico generale dell'Europa. Questo, contrariamente a quanto si crede, a mio parere, e sempre a mio esclusivo parere, affosserebbe ancor più la delicata fase economica che stiamo attraversando come continente.
Detto ciò mi sembra che il Pd sia ben equipaggiato per formare compagine di governo!


mercoledì 14 novembre 2012

COME SI VOTA PRIMARIE ALLE CENTROSINISTRA


L'iscrizione all'albo va fatta presso gli uffici elettorali.E' importante sapere però che si può fare una preiscrizione pon line collegandosi al sito www.primarieitaliabenecomune.it/trova-ufficio-elettorale In alto a destra troverete un pulsante "REGISTRATI" cliccateci sopra e seguite le brevi semplicissime operazioni. Al termine vi verrà rilasciato un file pdf da salvare e stampare. Con il file stampato, con la personale tessera elettorale e con il documento d'identità, vi recerete al seggio elettorale Pd di riferimento rispetto al vostro seggio elettorale abituale ed alla vostra residenza. L'elenco degli uffici elettorali Pd di riferimento per ognuno di voi lo si può trovare al sito: www.primarieitaliabenecomune.it/trova-ufficio-elettorale E' importante questo passaggio fisico perchè si riceverà il certificato di elettore Pd - se si vuole ripetere sul posto la preiscrizione - o comunque il 25 novembre si potrà votare direttamente pagando la cifra a partire da 2 euro, come contributo per elezioni.

Quì la delibera del partito sulla registrazione on line

REGISTRAZIONE ON LINE

Delibera n.10

Per facilitare e aumentare la partecipazione delle/dei cittadine/i al voto delle primarie per la scelta del candidato alla Presidenza del Consiglio della Coalizione di centrosinistra Italia bene comune, così come previsto all’art.2 punto e del Regolamento, il Coordinamento nazionaledeliberadal 4 novembre al 25 novembre 2012 è consentita la registrazione online all’Albo degli elettori per esercitare il diritto di voto per le primarie 2012 esclusivamente sul sito seguendo le modalità indicate. Dopo aver espletate le procedure previste, munito della stampa rilasciata dal sistema, l’elettore/ce si reca nell’Ufficio elettorale competente relativa alla propria residenza, anche il giorno del voto, ossia il 25 novembre 2012, dove versa il contributo di almeno due euro a sostegno delle spese delle primarie e ritira il certificato di elettore del Centrosinistra per poter successivamente, esercitare il diritto di voto.

sabato 10 novembre 2012

LEGGE ELETTORALE MON AMOUR



Prosegue la prossima settimana, in Commissione Affari Costituzionali, l'esame dei disegni di legge in materia elettorale (ddl 2 e connessi), basandosi sul testo presentato dal sen. Malan nella seduta dell'11 ottobre scorso.

Andando a ritroso nel tempo, rileggendo la Legge Acerbo del 1923 (legge quindi di matrice fascista), il sistema maggioritario si regolava in base ad una maggioranza relativa che aveva diritto al 55% dei seggi su base nazionale Camera e regionale al Senato. "Con la differenza che per le elezioni del Senato vigeva il sistema proporzionale con premio di maggioranza, all'interno di un collegio unico nazionale suddiviso in 16 circoscrizioni elettorali.
A livello circoscrizionale ogni lista poteva presentare un numero di candidati che oscillava da un minimo di 3 a un massimo dei due terzi di quelli eleggibili (non più di 356 su 535, quindi); oltre al voto di lista era ammesso il voto di preferenza. Il risultato nel collegio unico era decisivo per determinare il modo di distribuzione dei seggi: nel caso in cui la lista più votata a livello nazionale avesse superato il 25% dei voti validi, avrebbe automaticamente ottenuto i 2/3 dei seggi della Camera dei Deputati, eleggendo in blocco tutti i suoi candidati; in questo caso tutte le altre liste si sarebbero divise il restante terzo dei seggi, sulla base di criteri simili a quelli della legge elettorale del 1919. Ai principi di quest'ultima ci si richiamava anche in un altro caso, per l'attribuzione di tutti i seggi, se nessuna delle liste concorrenti avesse superato il 25% dei voti. In sede di approvazione tale meccanismo fu spacciato per democratico, in quanto la propaganda fascista pretendeva che garantisse il diritto di tribuna alle minoranze, rappresentato da quel terzo dei seggi dell'assise parlamentare che sarebbe stato loro assegnato comunque, pure nel caso che fossero scese al di sotto del 33% dei suffragi" (Wikipedia)
Le modifiche della legge Acerbo furono l’abolizione dell’incompatibilità delle cariche di deputato con quelle di sindaco, deputato provinciale e funzionario pubblico (ad esclusione dei prefetti, vice prefetti e agenti di pubblica sicurezza) e anche l’ampiamento della platea dei votanti con l’abbassamento del limite di elettorato attivo da 30 a 25 anni.
Noi oggi siamo addirittura un passo indietro rispetto a questa legge. Siamo ancora a discutere sulla ineleggibilità ed incompatibilità delle cariche rappresentative, che è come dire che siamo ancora a formalizzare la filosofia di fondo della Legge elettorale. Filosofia che dovrebbe ormai essere tacita e sottointesa. Io penso che mai si sarebbero sognati nel 1923 di approvare in parlamento una legge per l’abolizione del falso in bilancio- se falso c'era non era così pubblico - o una legge per la "irriconoscibilità" della libertà di pensiero, soprattutto per irriconoscibilità della libertà di espressione dei siti internet che al contrario è tutelata dall’art.21 della nostra costituzione. Sto parlando della così detta Legge bavaglio, attualmente anch'essa all'attenzione delle Commissioni parlamentari.
Tornando alla Legge elettorale, con un sistema delmaggioritario come quello del 23 Grillo – che rappresenta l’antico orientamento verso il leader unico, da Berlusconi egregiamente incarnato e che da Berlusconi in poi si è sostanzialmente ed infine radicato nel nostro paese - prenderebbe effettivamente l’ 80% dei seggi, proprio come capitò a Mussolini (60%) ed anche allo stesso Berlusconi che nel periodo 2001 – 2006 godeva di un’ampia maggioranza, soprattutto in Senato, anche se ciò non gli consentì comunque di superare passaggi parlamentari più delicati, per quell’automatica, intrinseca caratteristica all’ “ammuina” tipica dell’Italia.
Non è che si ha la "mania" del leader unico, dll'uomo solo al comando, per dirla con Bersani, è che è una tendenza, come si diceva, assai radicata nel nostro paese e che inquina palesemente, a volte platealmente, la convivenza civile.
Riguardo alla Legge Acerbo ed al sistema delle maggioranze parlamentari riporto un passaggio di Sabbattucci citato da Visani in : "La conquista della maggioranza. Mussolini, il Pnf e le elezioni del 1924"
«L'approvazione di quella legge fu - questa la tesi sostenuta da Giovanni Sabbatucci, pienamente condivisibile - un classico caso di "suicidio di un'assemblea rappresentativa", accanto a quelli "del Reichstag che vota i pieni poteri a Hitler nel marzo del 1933 o a quello dell'Assemblea Nazionale francese che consegna il paese a Petain nel luglio del 1940". La riforma fornì all'esecutivo "lo strumento principe – la maggioranza parlamentare – che gli avrebbe consentito di introdurre, senza violare la legalità formale, le innovazioni più traumatiche e più lesive della legalità statuaria sostanziale, compresa quella che consisteva nello svuotare di senso le procedure elettorali, trasformandole in rituali confirmatori da cui era esclusa ogni possibilità di scelta »

E’ vero che senza maggioranza non si governa ma bisogna anche intendersi a quale tipo di maggioranza s’intende fare riferimento. Penso dal mio canto, che sarebbe utile un’immissione di buona dose di democrazia in un sistema che tende ad irrigidirsi su posizioni estremamente, eccessivamente escludenti. Io credo che il nostro sistema elettorale vada cambiato verso una più compiuta democrazia di parità di genere e inclusione sociale. “Sic stantibus rebus” , cercando di arrivare ad una sintesi compiuta di pensiero! a noi converrebbe una legge elettorale basata o sul modello australiano, anche se la si potrebbe considerare un pò la moda del momento: i cui primi effetti li abbiamo intravisti su Diliberto: “voto Vendola ma se dovesse esserci un secondo turno e Vendola non è presente, voto Bersani” consentendo l’orientamento e le coalizioni sulla convinzione del voto di aggregazione identitaria che a mio parere non dovrebbe essere forzatamente preventivo ma giungere come naturale indirizzo convergente sulle idealità, affinità, politiche di governo.


http://it.notizie.yahoo.com/pd-primarie-diliberto-pdci-ci-sara-con-vendola-120700144.html

Oppure, e sarebbe la soluzione migliore probabilmente, il ritorno al Mattarellum, considerando la sempre maggiore disaffezione al voto dei cittadini, per evitare l’eccessiva frammentazione, preservare il bipolarismo, aspettare che i tempi maturino riguardo alla nascita dei nuovi partiti e nuovi leader e affinché non diventino leader e/o partiti a forte connotazione elitaria secondo la tendenza del momento piuttosto orientata a riempire il vuoto che lascerebbe l’eventuale assenza mediatica di Berlusconi.
Il link sul blog di Ichino non è per le idee iniziali espresse, su cui non mi sembra di concordare, ma è per lo schema riassuntivo finale dei sistemi elettorali oggi maggiormente in auge e che mi sembra abbastanza chiaro ed esauriente

http://www.pietroichino.it/?p=9945

Credo, ad ogni buon conto, qualunque sia il risultato finale della legge elettorale in discussione in parlamento, è evidente che la cosa migliore da fare è premere per la maggiore rappresentanza femminile, evitare assolutamente le terze preferenze, battersi per il finanziamento ai soli partiti che abbiano le liste formate dal 50 e 50 di rappresentanza di genere. Questo sicuramente aiuterebbe a scongiurare il più possibile omologazione e pensiero unico che comunque sarebbero meglio tenuti lontano se i rappresentanti politici, loro stessi per primi, fossero più orientati verso il dialogo con il partito di riferimento: potrebbe questo dato aiutare verso una maggiore governabilità, tralasciando addirittura le problematiche inerenti e derivanti le leggi elettorali?


UN PO’ DI DOCUMENTAZIONE PER RIFLETTERCI SU :

LA SOGLIA DI SBARRAMENTO ED IL PREMIO DI MAGGIORANZA - IL TESTO IN DISCUSSIONE AL SENATO


Soglia di sbarramento

I seggi sono attribuiti in ragione proporzionale su base nazionale alla Camera, regionale al Senato, con soglie di sbarramento per le liste e con premio alla lista o coalizione di liste che conseguano a livello nazionale il maggior numero di voti validi (espressi per le liste che superino la soglia di sbarramento).
Per accedere alla rappresentanza, una lista deve dunque conseguire un numero di voti validi tali da raggiungere la soglia di sbarramento. La soglia di sbarramento ha eguale determinazione numerica, per la
Camera dei deputati e per il Senato. Tale soglia è data dal conseguimento, da parte di una lista, di almeno
il 5 per cento dei voti validi, sul piano nazionale. Cessa dunque la commisurazione dello sbarramento al piano regionale, oggi vigente per il Senato.
Rispetto alla soglia così determinata, è consentita una triplice deroga (anch'essa valevole così per la Camera dei deputati come per il Senato, e comunque riferita ai voti validi):
a) conseguimento del 4 per cento, per una lista che sia presente all'interno di una coalizione;
b) conseguimento del 7 per cento, per la lista che ottenga questo risultato in un insieme di circoscrizioni comprendenti complessivamente almeno un quinto della popolazione;
c) conseguimento del 20 per cento, per le liste di minoranze linguistiche riconosciute.
Lo sbarramento è dunque valicabile per una lista che si presenti entro una coalizione, e più agevolmente che se si presenti da sola. Lo sbarramento ha comunque per destinatario la lista, non anche la coalizione (com’è previsto nella legislazione vigente). Servizio Studi -

Il premio di maggioranza

Le liste che superino lo sbarramento, accedono alla ripartizione dei seggi
La lista o coalizione di liste, che abbia il maggior numero di voti (pare di intendere, ancorché non sia specificato: voti validi) espressi a livello nazionale, ottiene un premio di maggioranza.
Sono considerati, ai fini del conseguimento del premio di maggioranza, i soli voti 'utili' ossia espressi a favore delle liste che abbiano superato lo sbarramento. I voti dati alle liste che rimangano sotto la soglia di sbarramento non sono considerati (con modificazione rispetto al dettato legislativo vigente).
Il premio è determinato in misura fissa. Esso ammonta a 76 seggi presso la Camera dei deputati, a 37 seggi presso il Senato.
Questo numero di seggi di premio corrisponde al 12,06 per cento dei complessivi seggi della Camera; all'11,74 per cento del Senato (per il quale si ottiene una percentuale di circa il 12,5 per cento - di cui si legge
correntemente sui quotidiani - scomputando da 315 i seggi sulla circoscrizione Estero nonché i seggi spettanti in quota fissa a Valle d'Aosta e Trentino Alto-Adige).
Il testo menziona invero 541 seggi da ripartire in via proporzionale presso la Camera dei deputati. La somma di questi 541 seggi, dei 76 seggi di premio, dei 12 seggi per deputati eletti all'estero, è pari a 629 (cui va aggiunto l'unico deputato della Valle d'Aosta).
Il premio di maggioranza è dato alla lista o coalizione di liste, mediante riparto nelle singole circoscrizioni (regionali, al Senato). I seggi da attribuire come premio sono determinati come differenza tra il numero dei seggi spettanti alla circoscrizione e quelli in essa da attribuire in ragione proporzionale.
Perché il premio di maggioranza, predeterminato in tale misura fissa, conduca al raggiungimento della maggioranza assoluta, una lista o coalizione deve pertanto conseguire 240 seggi alla Camera e 121 seggi al
Senato (omettendo nel computo i Senatori a vita). Significa conquistare una percentuale di voti, secondo alcune stime valutabile attorno al 40 per cento. In caso di più limitato consenso, il premio scatta comunque, senza tuttavia consentire l'ottenimento della maggioranza assoluta.
Il premio spetta alla lista o coalizione che abbia ottenuti più voti 'utili' rispetto agli altri competitori.
Non è prevista una soglia minima di consenso elettorale (sia essa espressa in termini di voti o di seggi), ai fini dell'ottenimento del premio di maggioranza. Servizio Studi
E', questo, profilo, cui la Corte costituzionale fece cenno, in un giudizio di ammissibilità su referendum avente ad oggetto la legge elettorale. Essa rilevava (nella sentenza n. 15 del 2008, al punto 6.1):
"Questa Corte può spingersi soltanto sino a valutare un dato di assoluta oggettività, quale la permanenza di una legislazione elettorale applicabile, a garanzia della stessa sovranità popolare, che esige il rinnovo periodico degli organi rappresentativi. Ogni ulteriore considerazione deve seguire le vie normali di accesso al giudizio di costituzionalità delle leggi.
L'impossibilità di dare, in questa sede, un giudizio anticipato di legittimità costituzionale non esime tuttavia questa Corte dal dovere di segnalare al Parlamento l'esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione che non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi" (corsivo nostro).
Così come non è prevista una soglia minima oltre la quale il premio scatti, nemmeno è prevista una soglia massima oltre il quale il premio non scatti (previsione che potrebbe avere valenza di garanzia delle minoranze,
nell'ipotesi, fosse anche di scuola, di elevata concentrazione di voti su una lista o coalizione).

L’ULTIMA SEDUTA AL SENATO sulla LEGGE ELETTORALE
LE DICHIARAZIONI DI VOTO in prima Commissione permanente lo scorso 11 ottobre

Il relatore MALAN (PdL) dà conto di alcune correzioni da apportare alla proposta di testo unificato predisposta nella giornata di ieri. In particolare, all'articolo 1, comma 1, lettera n), al numero 5), si deve fare riferimento al maggior numero di voti (non di seggi) espressi per le liste che abbiano superato la soglia di sbarramento.
All'articolo 2, comma 1, lettera a), occorre correggere il testo facendo riferimento ai voti validi espressi nell'insieme delle regioni. Inoltre, segnala l'ipotesi di prevedere una disciplina transitoria per l'esercizio del diritto di voto da parte degli italiani residenti all'estero, nel presupposto che l'inversione dell'opzione possa essere applicata solo a partire dalle elezioni successive a quelle della prossima primavera.

Il PRESIDENTE dà atto che i relatori hanno presentato due distinte proposte di testo unificato, da adottare quale base per il seguito dell'esame, entrambe pubblicate in allegato. Si procederà innanzitutto alla votazione della proposta presentata dal relatore Malan, in ragione della priorità nella presentazione.

Il senatore CALDEROLI (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo Gruppo, considerato che la proposta ricalca l'ipotesi da lui avanzata nelle sedute precedenti, se si eccettuano alcuni profili tecnici e una questione sostanziale.
Anzitutto, il riferimento alle circoscrizioni di cui all'allegato A postula una revisione delle circoscrizioni che richiederà del tempo.
Osserva che, in base alle disposizioni contenute nel testo, la lista o coalizione di liste che ottiene il maggior numero di voti, conseguendo perciò il premio potrebbe formare una maggioranza parlamentare solo con il 39 per cento dei voti. Pertanto, potrebbe darsi il caso in cui la parte vincente, anche ottenendo il premio di maggioranza, sarebbe all'opposizione ovvero potrebbe dividersi nella dislocazione tra maggioranza e opposizione parlamentare. In proposito, rileva anche che non è indicata una soglia minima di voti per l'attribuzione del premio di maggioranza, soglia che la Corte costituzionale aveva sollecitato in occasione di pronunce più volte ricordate.
La previsione di due preferenze, a suo avviso, è in contrasto con l'esito del referendum che nel 1991 ha sancito l'abolizione delle preferenze multiple. Inoltre, il termine per l'indicazione dell'opzione (30 giorni) con riferimento alla causa di ineleggibilità dei componenti delle giunte regionali è incoerente con i termini previsti per cause di ineleggibilità di altre cariche o funzioni.
Infine, sottolinea l'esigenza di verificare la puntualità dei riferimenti agli elenchi di candidati, specificando quando si tratti di quelli la cui elezione è determinata con i voti di preferenza ovvero di quelli della lista bloccata, ed esprime perplessità sull'opportunità di applicare il metodo d'Hondt per l'assegnazione dei seggi alla Camera dei deputati, che può determinare uno svantaggio ingiustificato per le formazioni politiche di minore entità.

La senatrice FINOCCHIARO (PD) sottolinea il significato del voto a cui si accinge la Commissione, cioè la comune volontà dei Gruppi di riformare la vigente legge elettorale.
Nel preannunciare il voto contrario del suo Gruppo sulla proposta di testo unificato avanzata dal relatore Malan, ritiene assai arduo pronunciarsi a favore del voto di preferenza. Occorre considerare i fatti che hanno turbato l'opinione pubblica e l'evidenza che la prossima campagna elettorale sarà scandita da interventi e indagini della polizia giudiziaria, per accertare episodi di corruzione causati dalla commistione fra politica e affari criminali, anche illeciti, che si verifica in diversi ambiti. Vi è il rischio che si comprometta la dignità del Paese, oltre che della politica.
Inoltre, ritiene che le obiezioni avanzate dal senatore Calderoli a proposito della mancata indicazione di una soglia minima per il conseguimento del premio di maggioranza siano infondate, vista la misura esigua del premio.

Il senatore D'ALIA (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) preannuncia il suo voto favorevole sulla proposta di testo unificato avanzata dal senatore Malan: essa rappresenta una sintesi delle diverse posizioni assunte dai partiti e di alcune indicazioni condivise anche dal Partito Democratico: intravede quindi la possibilità di giungere, infine, all'approvazione di un testo condiviso.
Per quanto riguarda i dubbi della senatrice Finocchiaro sulla reintroduzione del voto di preferenza, sottolinea l'esigenza prioritaria di rimuovere l'attuale sistema di cooptazione, tenendo conto che nel frattempo il prestigio dei partiti anziché migliorare è perfino peggiorato. Nondimeno, occorre evitare che il voto di preferenza sia utilizzato come fattore distorsivo della competizione elettorale, con l'introduzione di regole rigorose e sanzioni effettive, anche sotto il profilo economico, nei confronti dei partiti che non selezionano candidati irreprensibili.

Il senatore BELISARIO (IdV) ricorda che la sua parte politica ha promosso una raccolta di firme per un referendum abrogativo della vigente legge elettorale. Sebbene il testo unificato proposto dal relatore Malan contenga soluzioni condivisibili, la sua parte politica voterà contro. In particolare, non è condivisibile la reintroduzione del voto di preferenza, che potrebbe determinare degenerazioni nella competizione elettorale: infatti, l'eccessiva estensione delle circoscrizioni elettorali, a suo avviso, renderà vani i limiti e le sanzioni per contenere le spese elettorali. Inoltre, la mancata previsione di una soglia minima di consensi per il conseguimento del premio di maggioranza e soprattutto l'assenza di una garanzia circa la governabilità del sistema politico determineranno gravi difficoltà anche nella prossima legislatura.

Il senatore GASPARRI (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo Gruppo sulla proposta di testo unificato avanzata dal relatore Malan. L'adozione di un testo base consente di trasmettere un segnale positivo all'opinione pubblica, dopo i ripetuti messaggi polemici indirizzati al Parlamento.
Nel merito, condivide l'impianto e i chiarimenti tecnici da ultimo illustrati dal senatore Malan. A proposito del voto di preferenza, osserva che i timori manifestati dovrebbero riguardare soprattutto le elezioni locali, dove gli effetti dei fenomeni corruttivi sono più evidenti. È bensì opportuno prevedere limiti e sanzioni per evitare fenomeni degenerativi, ma non è affatto garantito che sarebbe più trasparente un sistema basato sui collegi uninominali, con le connesse procedure di elezioni primarie che si realizzerebbero senza alcuno controllo pubblico.

Il senatore PISTORIO (Misto-MPA-AS) preannuncia un voto favorevole, anche nella consapevolezza dei limiti che, a suo avviso, presenta l'impianto illustrato dal relatore Malan. Giudica insufficienti le deroghe alla soglia di sbarramento, perché non tengono conto delle esperienze politiche, anche di grande rilievo, maturate in ambito regionale; il riferimento interregionale sembra ritagliato per soddisfare le esigenze di una sola e ben individuata forza politica. Inoltre, il premio di maggioranza e l'applicazione del metodo d'Hondt per l'attribuzione dei seggi alla Camera dei deputati aggraveranno il sacrificio delle formazioni minori a vantaggio dei partiti più grandi.
È deludente, a suo avviso, il mantenimento di una consistente quota di seggi assegnati con lista bloccata: nell'attuale fase di degrado dell'immagine della politica presso l'opinione pubblica, ciascun candidato dovrebbe affrontare con coraggio la campagna elettorale, rimettendo il successo solo al consenso degli elettori.
Infine, pur apprezzando le argomentazioni della senatrice Finocchiaro, ritiene che vada salvaguardato il diritto dei cittadini a scegliere i propri rappresentanti, con sanzioni anche gravi contro i fenomeni degenerativi.

Il senatore RUTELLI (Per il Terzo Polo:ApI-FLI) giudica positivo il tentativo della Commissione dare impulso all'esame delle iniziative per la revisione della legge elettorale e ringrazia il relatore Malan per il carattere aperto che ha voluto dare alla sua proposta. Pur manifestando riserve a nome della componente del Gruppo cui egli appartiene, dà atto che l'altra componente, rappresentata nella votazione dal senatore Digilio, considera prioritaria la scelta degli eletti da parte degli elettori mediante il voto di preferenza e il fatto nuovo che finalmente il confronto potrà entrare nel merito delle proposte.
In ogni caso, egli giudica negativamente l'eventualità - resa possibile dalla proposta - che il premio di maggioranza sia attribuito a liste o coalizioni di liste che, a causa del mancato conseguimento della maggioranza parlamentare, potranno essere costrette, tutte o parte di esse, al ruolo di opposizione. Più in generale ritiene che la proposta sia ritagliata sulle esigenze di partiti che, nell'attuale fase politica, sono destinati a mutare la propria fisionomia: vi è da attendersi che la legge elettorale sia nuovamente cambiata nella prossima legislatura.

Il senatore SAIA (CN:GS-SI-PID-IB-FI) preannuncia il voto favorevole del suo Gruppo, nel presupposto che l'esame consentirà di migliorare il testo attraverso gli emendamenti. Inoltre, l'auspicabile revisione degli assetti istituzionali, che potrà essere realizzata anche attraverso un'Assemblea costituente, probabilmente indurrà a un ulteriore adattamento della legge elettorale.

Il PRESIDENTE avverte che tutti i Gruppi hanno manifestato il proprio orientamento attraverso gli interventi dei loro rappresentanti. Dà quindi la parola per brevi interventi ai senatori Fantetti e Peterlini. A sua volta, come esponente della componente socialista del proprio Gruppo, preannuncia il proprio voto contrario, motivato in primo luogo dalla proposta di adottare un sistema elettorale fondato in larga misura sul voto di preferenza, che si rivela sempre di più come un fattore di corruzione dell'agire politico.

Il senatore FANTETTI (PdL) ringrazia il relatore Malan per le precisazioni fornite all'inizio della seduta circa l'interpretazione delle disposizioni sull'esercizio del diritto di voto degli italiani residenti all'estero e sottolinea l'esigenza di assicurare l'effettività di quel diritto, anche attraverso apposite norme transitorie. Esprime comunque alcune riserve sull'inversione dell'opzione, un regresso dalle procedure adottate anche di recente in altri importanti Paesi.

Il senatore PETERLINI (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) si riserva di valutare con maggiore approfondimento la proposta di testo unificato, tuttavia apprezza il tentativo di individuare una soluzione di compromesso. Prende atto con soddisfazione che sia la proposta in votazione sia quella dell'altro relatore salvaguardano la rappresentanza parlamentare delle minoranze linguistiche.
Il relatore MALAN (PdL) prende atto delle osservazioni svolte, con particolare riguardo all'opportunità di riconsiderare l'estensione delle circoscrizioni elettorali e all'ipotesi di una soglia minima di consensi ai fini dell'attribuzione del premio di maggioranza, in considerazione delle argomentazioni contenute in alcune pronunce della Corte costituzionale.

Il PRESIDENTE, prima di procedere alla votazione, informa che i lavori della Commissione saranno organizzati in modo da evitare che le soluzioni legislative possibili siano condizionate dalla mancanza di tempo utile per predisporre le procedure necessarie a una applicazione fin dalle prossime elezioni. Pertanto, l'ulteriore corso dell'esame si svolgerà passando senz'altro alla trattazione degli emendamenti.
Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, è posta in votazione la proposta di adottare quale base per il seguito dell'esame il testo unificato presentato dal relatore Malan: la Commissione approva.
La Commissione, infine, conviene di fissare per le ore 18 di mercoledì 17 ottobre il termine per la presentazione di emendamenti, da riferire al testo unificato appena adottato quale base di esame.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

Continua ....

lunedì 5 novembre 2012

Bersani meglio di Berlusconi

"Onorevole Bersani, senza alcuna ironia, credo che lei stia dando il meglio di sè (..) due uscite felici e circostanziate "coldiretti" e "lavoro" .. scrive Caterina;
"Buon giorno Sig.Bersani, sono un'elettore di sinistra ed ho seguito, condividendolo, tutto il percorso del PD (PCI, PDS, DS..etc).non riesco ora a capire la posizione del PD" (....) scrive Paolo
"Ma come mai avete tanta paura di Renzi?" ... è la curiosità di Olindo

Sono solo alcune delle domande già inviate a Bersani sul sito de La Stampa per la video chat in onda tra pochi minuti al link :

www.lastampa.it

http://www.lastampa.it/2012/11/02/blogs/il-tema-del-giorno/bersani-in-chat-le-vostre-domande-ZqisP4MBioooRjX6fCUmKJ/pagina.html


Ma c'è anche Francesco che si preoccupa del comparto scuola.
E' ancora in discussione in parlamento la legge stabilità che prevede l'aumento delle ore settimanali per gli insegnanti.
A mezzogiorno Francesco scrive:
"Da tutti gli studi fatti delle Istituzioni Preposte emerge che i Docenti Italiani lavorano quanto i loro docenti in Europa ( 18 h come in Germania - 17 h In Francia - 18 in Inghilterra ecc....). Emerge altresì che GLI STIPENDI sono inferiori mediamente del 30%(Rispetto alla Germania un insegnante Italiano di Liceo guadagna la metà ) . E , non basta questo ? Non basta lavorare svolgere lo stesso orario e guadagnare la metà ? Si vorrebbe ancora aumentare il carico di lavoro . Ma i Politici hanno idea di cosa significa gestire - IN ITALIA - 300 alunni CON CLASSI IRREQUIETE E DI 30 PERSONE ? "
Bersani non è politico nuovo a queste esperienze. E' nel suo "curriculum comunicativo" la prima videochat con giornalisti dalla tv del pd: youdem, sempre Bersani concesse un'intervista in video chat dal sito di Repubblica con il giornalista Giannini ...
Insomma Bersani si sta dimostrando un gran comunicatore, forse anche meglio di Berlusconi in tal senso, anche se diciamocela tutta lui preferisce incontrare le persone alle feste di partito, ama il contatto con e stringere la mano a tutti magari davanti una bel boccale di birra ...

domenica 21 ottobre 2012

Anticorruzione a spizzichi e bocconi ... amari

Per la Severino prescrizione, reati societari, auto-riciclaggio, non si possono combattere tutti insieme. Fatte queste debite premesse, nessuno dei Senatori Pd ha avuto parole di soddisfazione per l’approvazione del testo anticorruzione. Su falso in bilancio e concussione, ad esempio, il ddl contiene disposizioni molto blande. “Così come sul voto di scambio che nel testo risulta punibile solo se il politico lo paga in denaro e non con favori di altro tipo. Come se non si sapesse che il sostegno elettorale ad un aspirante consigliere comunale, sindaco, parlamentare è canale privilegiato dalle mafie per entrare nei processi decisori delle amministrazioni – leggi appalti – direttamente dalla porta principale" - lo ha detto Vincenzo De Luca nel suo intervento in Aula del Senato
Quindi De Luca ha soffermato l'attenzione "sull'emergenza criminalità che c'è nel Paese e che si manifesta nel controllo degli appalti da parte dei clan mafiosi e nell'ecomafia, il cui fatturato complessivo, in venti anni ha sfiorato i 300 miliardi di euro (298 per l’esattezza); una torta che si spartiscono 296 clan. Oltre a fare applicare le norme esistenti, per combattere i reati ambientali occorre aggiornare la legislazione recependo le direttive dell’Ue e sforzarsi almeno di avvicinarsi agli obiettivi indicati nel cosiddetto “pacchetto clima-energia 20-20-20”". Di qui il riferimento ai due ddl (in materia di gestione integrata dei rifiuti, incentivazione della raccolta differenziata e lotta allo smaltimento illegale e per la limitazione del ricorso ai ribassi elevati nelle gare pubbliche, a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori) presentati su sua iniziativa, "che – ha fatto notare il senatore De Luca – intervengono in maniera netta contro le infiltrazioni criminali ma entrambi sono ancora al vaglio delle Commissioni. Sul malaffare della politica, che sta emergendo da tante inchieste giudiziarie, non ci sono dubbi: i recenti clamorosi casi di corruzione dilagante nascono dall'aver introiettato nel dna più profondo un modello di illegalità, purtroppo dilagante nel sistema Paese – ha concluso De Luca – Il ddl anti-corruzione deve essere attuato, ma, riconoscendone le lacune, dobbiamo impegnarci sin d'ora ad integrare il testo. Senza compromessi al ribasso, senza sconti, avendo sempre bene in mente il bene del Paese".
La capogruppo PD al Senato, Anna Finocchiaro subito dopo la votazione ha rilasciato la seguente dichiarazione: Abbiamo votato si perché comunque una legge anticorruzione serve all'Italia, dopo 10 anni di scarto. Volevamo di più ma è già qualcosa.
Mentre il senatore Ignazio Marino su Facebook : "E' già paradossale che sia necessaria una legge per sancire un principio ovvio: i condannati (e i rinviati a giudizio, aggiungo io) non dovrebbero poter mettere piede in Parlamento perché inadatti a rappresentare i cittadini". "Ancor più demotivante, è che la legge anticorruzione che stiamo votando non rechi questo principio, che evidentemente in Italia è necessario mettere nero su bianco. Ora mi auguro che il ministro Severino, di cui ho gran rispetto e stima, utilizzi nei prossimi giorni la delega che ha per intervenire sull'incandidabilità e dare quel segnale che i cittadini si aspettano".

http://parlamento.openpolis.it/votazione/senato/ddl-anti-corruzione-disegno-di-legge-n-2156-b-votazione-finale/40041

sabato 20 ottobre 2012

Che siccomme che ...

... Siccome sono caduta e mi sono fatta un pò male ! non ce la faccio a raccogliere le firme a sostegno di Bersani per il 22. Se mi date più tempo io ve le raccolgo pure ... almeno 20, forse 21! :D Adesso vado a scrivermi la tesi per la SECONDA LAUREA perchè voglio distinguermi in Regione Campania dove ci sono Dirigenti che non sono arrivati neanche alla TERZA MEDIA ! Saluti. B.

venerdì 19 ottobre 2012

Chi ha base alle Cayman non può darci lezioni



"Io credo che qualcuno che ha la base alle Cayman non dovrebbe permettersi di parlare e di darci consigli, non lo sto dicendo per Renzi ma in generale. Se qualcuno pensa che l'Italia sia un paese talmente indebitato da poterselo comprare a poco prezzo, sbaglia. D'ora in poi sarà meglio discutere sul preciso. Di pillole generiche ne abbiamo già avute troppe e consiglierei e sarei attento a quelle che vengono dai centri finanziari".

giovedì 18 ottobre 2012

Ricambio : quello che viene non è immediatamente disponibile

A me dispiace che questa ondata di "chiachielli" (leggasi : giovani rampanti, aggressivi e cattivi ma senza sostanza) stia spazzando una classe politica che, sebbene abbia commesso degli errori, ha comunque fatto molto per il paese. Io non credo che quelli che verranno saranno all'altezza, non nell'immediato almeno

domenica 14 ottobre 2012

QUOTE ROSA – di Bianca Clemente

Alla vigilia di ogni elezione ritorna prepotentemente l’ormai “antico refrain” delle quote rosa. La “questione femminile” si fa più accesa nell’imminenza delle competizioni elettorali, perché è lì, in quel periodo, che si evidenzia l’enorme vuoto di partecipazione che in vario modo e misura caratterizza il nostro paese. Ma ogni volta lo scenario cambia. Così, solo per fare un esempio, se alla vigilia delle elezioni 2008 - periodo 2006/2008 – era in crescita l’occupazione femminile, sia per tipologia di lavori che in termini statistici, rendendo la richiesta di rappresentanza femminile più pressante e specifica, alla vigilia delle imminenti elezioni 2013 lo scenario cambia formalmente e sostanzialmente: il mondo femminile subisce una battuta d’arresto sia come immissione nel settore produttivo nazionale sia in termini di rappresentanza. Infatti nel 2008 la rappresentanza femminile in tutti i settori della vita subisce un grosso calo e le leggi elettorali non hanno aiutato in tal senso . E questo trend rimarrà costante per tutto l’arco del periodo 2008-2012. Secondo i dati dell'Istat, già pubblicati, nel secondo trimestre del 2012 il tasso d'occupazione tra le under 30 è appena al 16,9%. Tra le giovani tra i 15 e i 29 anni meno di due su dieci ha un posto. Un livello così basso non si registrava dall'inizio delle serie storiche trimestrali, ovvero dal secondo trimestre 2004.
Ma anche con la rappresentanza non andiamo bene. Secondo l’ultimo rapporto dell’Onu e dell’Unione interparlamentare (Ipu) le donne elette nei parlamenti nazionali nel 2011 sono state il 19,5%, ben lo 0,5% in più rispetto all’anno precedente. In testa alla classifica, neanche a dirlo, i soliti paesi scandinavi quali Svezia, Norvegia e Finlandia con il 42-45% di donne elette, insieme a Cuba (42,5%), Andorra (53,6%), Belgio (39,3%), Rwanda (56,3%), Mozambico (39,2%) e Sudafrica (44,5%). L’Italia invece è solo 57ma con il 21,6% di donne elette alla Camera e il 18,6% al Senato. Simile a noi è la Gran Bretagna, con il 22% di donne parlamentari, mentre più indietro c’è la Francia con il 18,9%. Negli Emirati Arabi Uniti, Myanmar, Mongolia, Nigeria e Iran invece le donne in parlamento non superano in nessun caso la soglia del 5%.
L’unico cambiamento diventato legge, almeno in Italia, riguarda il mondo del lavoro: nel 2011 sono state introdotte le quote rosa nei cda delle aziende quotate in Borsa e delle società a partecipazione pubblica, che dovranno essere composti da 1/5 di donne da agosto 2012 (20% nel primo mandato) e da 1/3 dal 2015 (il 33,3% nel secondo mandato). Una norma introdotta dal governo Monti approvando lo schema di regolamento: Legge n. 120 del 12 luglio 2011. Attualmente sono solo il 7% nelle aziende quotate ad avere cda con una presenza femminile, ma diverse grandi realtà, come la Fiat hanno iniziato ad già ad adeguarsi.
Il Parlamento italiano, però, questa volta sembra essere all’avanguardia - e speriamo non sia troppo presto per dirlo - e seriamente orientato all’emancipazione, soprattutto del mondo femminile: "il risultato raggiunto nella prima Commissione Senato, che ha approvato il disegno di legge sulla doppia preferenza uomo-donna nella legge elettorale per i Comuni, è una buona notizia.
“Anche se noi avremmo preferito licenziare al più presto il testo approvato dalla Camera, per accelerare l'iter e avere subito una legge, si tratta comunque di un risultato che impone una riflessione anche in sede di discussione sulla legge elettorale". Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. "A causa di molte resistenze - ha proseguito Anna Finocchiaro - abbiamo accettato il compromesso di approvare due emendamenti al progetto di legge proveniente dalla Camera. Ora ci auguriamo che nuova legge possa essere utile già per le prossime amministrative. L'innovazione è di tutta rilevanza e imporrà il tema di un'equa rappresentanza di genere anche nelle aule parlamentari". Scriveva appena due settimane fa circa la Senatrice Finocchiaro Capogruppo PD al Senato.
Il testo ha avuto il via libera dall’Aula del Senato a inizio della scorsa settimana con 148 si, 60 no e 30 astenuti. Prevede che senza un numero sufficiente di donne, decade la lista per le elezioni comunali e provinciali per i Comuni sopra i 15mila abitanti. Se le liste non saranno in regola dovranno essere depennati i nomi nella lista che ha il genere più rappresentato e nel caso la lista, alla fine della cancellazione delle candidature eccedenti, contiene ancora un numero di candidate/i inferiore a quello prescritto, depenna proprio lista, questo nel caso dei comuni sopra i 15mila abitanti, come detto su. Per i comuni più piccoli si è scelto di evitare la ricusazione della lista perché può portare alla decadenza del sindaco. Il provvedimento ha avuto il voto favorevole di Pd, Idv e Pdl, anche se alcuni esponenti del Popolo della libertà non hanno partecipato alla votazione e uno si è astenuto. Astenuti anche i leghisti. L’accordo accolto con soddisfazione dalle senatrici di tutti i gruppi, prevede che gli statuti comunali e provinciali debbano "garantire" e non più "promuovere" la parità di genere nelle giunte e negli organi collegiali del Comune e della Provincia nonché degli enti, aziende ed istituzioni che sono dipendenti da queste amministrazioni locali. Ma non sono solo queste le novità introdotte dal testo che ora ripasserà all’approvazione della Camera. Altro passo importante è la garanzia di parità di accesso alle trasmissioni politiche in campagna elettorale, secondo i principi dell’art.51 della Costituzione. E ancora ci sarà la possibilità di esprimere due preferenze (anziché una, secondo la normativa vigente) per i candidati a consigliere comunale. Se si sceglie questa opzione, però, una preferenza deve riguardare un candidato uomo e l’altra una candidata donna della stessa lista. In caso di mancato rispetto della disposizione, si prevede l’annullamento della seconda preferenza. Simil cosa per le elezioni regionali. E’ evidente che un cambio eventuale di legge elettorale debba tener conto di queste intenzioni di volontà del Parlamento, rilevantissime.
''La novità' di questo ddl sulle quote rosa sta nell'aver riprodotto per i Comuni la soluzione originale della 'doppia preferenza di genere', introdotta dalla Regione Campania nel 2009, dove ha dato buoni frutti in termini di aumento di presenza femminile nell'Assemblea regionale'' - ha affermato Maria Fortuna Incostante, senatrice pd, relatrice al ddl sulla doppia preferenza di genere alle elezioni amministrative. ''Questa soluzione costituisce una modalità di espressione della preferenza che non prefigura un risultato elettorale, non altera forzatamente la composizione delle assemblee elettive e non è dunque in contrasto con il principio dell'articolo 48 della Costituzione sulla libertà di voto - aggiunge – Promuovere la presenza femminile contro ogni principio di discriminazione per un'uguale partecipazione di donne e uomini ai processi decisionali nella vita politica e sociale è un'ulteriore tappa di progresso giuridico, culturale e istituzionale del nostro Paese. Il legislatore - ha concluso Maria Fortuna Incostante - ha il dovere di andare avanti in questa direzione, in linea con i principi della nostra Carta costituzionale e con i principi fondanti della comunità europea, che nei prossimi cinque anni sarà particolarmente impegnata sugli obiettivi di pari opportunità nel lavoro, nella retribuzione, nella rappresentanza politica e nei processi decisionali in genere''. Anche il Senatore Pd Di Giovan Paolo ha espresso soddisfazione dall’approvazione di questo ddl in Senato. "Tre anni fa, in occasione dell'8 marzo 2009, insieme alla senatrice Mariapia Garavaglia, ho presentato un ddl sulle rappresentanze di genere per le amministrative e sono dunque molto contento che oggi questi temi siano oggetto di una discussione in aula per un apposito disegno di legge". Ha detto Di Giovan Paolo intervenendo nell'assemblea di Palazzo Madama sul ddl. "Una risposta positiva del Parlamento a questo ddl - prosegue Di Giovan Paolo - rappresenta una risposta non alle donne ma alle diseguaglianze che ancora caratterizzano purtroppo la società italiana. È chiaro che, se approvata, questa normativa comporta un riequilibrio nel nostro modo di fare politica poiché è una sfida che coinvolge tutti e non solo le donne. Essa comporterà un cambio nelle modalità della politica, non solo nelle quote. Esiste una tendenza a considerare la politica come una sorta di arena, una competizione continua, una gara dove il machismo ha una parte enorme. Questo ddl fa ripensare interiormente lo svolgimento dell'attività pubblica e se avremo il coraggio di trasformarlo in legge penso che noi parlamentari uomini dovremo considerarlo come un tema che ci riguarda nel profondo. Tutto questo però - conclude il senatore PD - mi auguro rappresenti una misura temporanea e che la parità potrà essere raggiunta senza leggi specifiche, semplicemente 'facendo politica' nel modo migliore".
Ed infatti Pier Luigi Bersani, Segretario nazionale del PD, ha avanzato una proposta innovativa ancora più significativa in tal senso e che potrebbe essere incisiva anche in caso di cambio di regole elettorali: la quota di finanziamento pubblico ancora previsto dalla legge, vada a quei partiti che hanno nelle proprie liste candidati rappresentati nel genere al 50%, altrimenti nessun finanziamento. E questo perché le donne sono la risorsa fondamentale del paese sia in termini economici che politici considerando la preponderanza del sesso femminile non solo in Italia ma su tutta la terra.
Per la Commissione Europea, ironia della sorte, la questione sembra molto più problematica. Secondo le prime indicazioni, il commissario alla Giustizia Viviane Reding sta ultimando un progetto di direttiva che imponga una quota del 40% di donne nei consigli di amministrazione delle imprese quotate entro il 1° gennaio 2020. Attualmente, solo il 13,7% dei membri di questi organismi è donna. Il progetto prevede che le imprese pubbliche debbano applicare la nuova regola entro il 1° gennaio 2018. La signora Reding vuole limitare l'impegno agli amministratori "non esecutivi". A firmare la missiva di protesta sono state la Gran Bretagna, la Bulgaria, la Repubblica Ceca, l'Estonia, l'Ungheria, la la Lettonia, la Lituania, Malta e l'Olanda. Durante il fine settimana, la Süddeutsche Zeitung ha spiegato che nel governo tedesco sia il ministro per la Famiglia, la democristiana Kristina Schröder, che il ministro della Giustizia, la liberale Sabine Leutheusser - Schnarrenberger, sono contrari anche loro all'idea di imporre per legge la presenza di donne negli consigli delle società. (Come scrive Beda Romano - Il Sole 24 Ore)
E nella BCE non andiamo meglio. Un affare da banchieri uomini, evidentemente. Nel consiglio direttivo della Bce non c’è neanche un esponente del “gentil sesso”, sono tutti signori grigi e incravattati. L’ultimo candidato è ancora un “lui”, Yves Mersch, banchiere centrale lussemburghese. Qualche giorno fa l’Europarlamento ha fatto saltare la sua audizione, passaggio necessario per la nomina che spetta ai governi, in segno di protesta per il fatto che non fosse una donna.
Insomma lo spread femminile nella vita civile ha i giorni contati, e speriamo che questa volta si faccia sul serio!

martedì 2 ottobre 2012

#OpenCamera e Calabria


E' stata presentata lo scorso 31 luglio la mozione che ha come primo firmatario PIER LUIGI BERSANI- durante la seduta n.674
Mozione 1 -
La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria globale e la crisi fiscale dello stato italiano hanno avuto un profondo impatto sulle economie regionali. Un'approfondita analisi territoriale di inizio 2012 del Sole 24 Ore - Centro Studi Sintesi, attraverso la combinazione di otto rilevanti indicatori economici (propensione all'export, produttività, tasso di occupazione, indice di imprenditorialità, grado di apertura commerciale, sofferenze su crediti imprese, numero di brevetti europei, prestiti alle imprese) ha determinato una graduatoria delle regioni italiane basata su un indice sintetico di performance che ha collocato la Calabria all'ultimo posto con un valore dell'indice pari a 11,71 (economia statica), significativamente distante dalla Basilicata (22,94), dalla Campania (24,62), dalla Sicilia (26,06) e dalla Sardegna (40,99);
la Calabria, come si evince dalla drammaticità e dalla crudezza del dato statistico, confermato da altri autorevoli centri di ricerca istituzionali, evidenzia sul piano socio - economico una drammatica specificità negativa, continuando inesorabilmente a declinare in un lento processo di separazione anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno;
secondo l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (Svimez) a fronte di un dato nazionale di 25.583 euro, il Pil pro capite nel 2010 ha registrato divari regionali sempre più marcati (fonte: Rapporto Svimez 2011 sull'Economia del Mezzogiorno): la regione più ricca è stata la Lombardia, con 32.222 euro pro capite. Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.574 euro) mentre all'ultimo posto si colloca la Calabria (16.657 euro);
le più recenti previsioni della Svimez indicano per il 2012 un quadro congiunturale assai più negativo nel Mezzogiorno, dove il PIL fa segnare una flessione del 2,9 per cento, a fronte del - 1,4 per cento del Centro - nord. In un simile contesto recessivo, su cui incide il maggior impatto nelle regioni meridionali delle manovre di finanza pubblica approvate nel 2010 e 2011, la regione Calabria dovrebbe far registrare una flessione del 3,2 per cento del PIL nel 2012;
secondo i dati Unioncamere - InfoCamere su Movimprese in Calabria anche nel primo semestre 2012, così come nel 2011 e 2010, il saldo demografico delle imprese industriali è risultato nuovamente negativo per 207 unità;
l'occupazione nel primo trimestre del 2012, secondo l'Istat, è diminuita in Calabria del 4,9 per cento rispetto al valore medio del 2011, proseguendo il pesante trend in atto dal 2007. La diminuzione degli occupati riguarda in misura più accentuata la componente femminile ( - 7 per cento rispetto alla media 2011);
l'assoluta specificità della Calabria è evidenziata anche dal dato sul tasso di disoccupazione complessivo, che nel primo trimestre 2012 ha raggiunto il 19,5 per cento (17,8 per cento per gli uomini, 22,4 per cento per le dorme), contro il 10 per cento della media italiana e il 17,7 per cento del Mezzogiorno, con dato relativo ai giovani compresi tra i 15 ed i 24 anni salito nel I trimestre 2012 al 35,9 per cento, in aumento di 6,3 punti percentuali rispetto al I trimestre 2011;
tuttavia, il tasso di disoccupazione ufficiale - secondo lo Svimez - fotografa una realtà in parte alterata, « per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi precedenti l'indagine » : il tasso di disoccupazione reale, se consideriamo questa componente, raggiungerebbe in Calabria addirittura il 26 per cento;
a livello settoriale, l'agricoltura è estremamente importante per l'economia calabrese, dove il peso del primario, rispetto agli altri settori produttivi, è più marcato rispetto al resto d'Italia: in termini di occupazione e di reddito è pari infatti a circa il doppio di quello nazionale.
l'agricoltura calabrese contribuisce allo sviluppo rurale e territoriale più che in ogni altra regione. I dati provvisori del censimento agricolo 2010 (pubblicati dal Rapporto 24 Calabria de Il Sole24 ore del 28 marzo 2012) collocano la Calabria al terzo posto in Italia per numero di aziende, oltre 137mila (8,5 per cento del totale nazionale);
in questi mesi a Bruxelles si sta discutendo il futuro della Pac per il periodo 2014 - 2020 e si annunciano pessime notizie: secondo le prime proiezioni, la Calabria perderà il 43 per cento delle risorse dei pagamenti diretti (il cosiddetto primo pilastro), mentre sul secondo pilastro, il programma di sviluppo rurale, c'è totale incertezza. È ormai noto, infatti, che la nuova Pac 2014 - 2020 porterà alla redistribuzione dei pagamenti diretti, che significa l'abbandono del riferimento storico per passare alla regionalizzazione, ovvero un pagamento uniforme su tutta la superficie;
la Banca d'Italia nel volume « Le Infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione, realizzazione » ( Banca d'Italia - Eurosistema, aprile 2011, n.7) evidenzia come tutte le province calabresi, in merito agli Indici di dotazione infrastrutturale basati sui tempi di trasporto stradale per camion, nel 2008 si collocavano agli ultimi posti della graduatoria delle province italiane;
il sistema della viabilità e del trasporto di merci e passeggeri in Calabria sconta un pesantissimo quadro di perduranti ritardi e di inefficienze nei lavori di ammodernamento e sviluppo della rete infrastrutturale regionale;
a peggiorare la situazione vanno ricordate le scelte pesanti del precedente Governo che, per assicurare la copertura finanziaria del taglio dell'ICI sulla prima casa, apportò circa 400 milioni di euro di tagli ai finanziamenti alla viabilità regionale calabrese; il medesimo esecutivo assestò un altro duro colpo alla viabilità della Calabria cancellando 450 milioni di euro (150 milioni l'anno, per gli anni 2007, 2008 e 2009) che la legge finanziaria del 2007 varata dal Governo Prodi aveva previsto, in via straordinaria, ai fini del potenziamento della viabilità provinciale calabrese;
la situazione dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria continua a registrare persistenti difficoltà dei cantieri: l'assenza di un progetto esecutivo e di finanziamenti che riguardano ben il 15 per cento dell'A3, testimonia tutti i limiti di una politica infrastrutturale nazionale;
la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina continua a sollevare, soprattutto a livello europeo, fortissimi dubbi, come si evince dalle parole di Desiree Oen, consigliere del Commissario europeo ai trasporti, che ha definito le notizie sulla realizzazione del ponte « confuse e contraddittorie » ;
le scelte di Trenitalia hanno condotto alla soppressione di molti treni a lunga percorrenza, ponendo la Calabria in una condizione di vero e proprio isolamento geografico;
in merito allo sviluppo del turismo della Calabria, una variabile determinante è la salubrità e la cristallinità del mare e dei fiumi della regione. L'esperienza e le fonti ufficiali ci dicono che lo stato complessivo delle coste e la salubrità delle acque della Calabria presentano tratti di significativa emergenza: nel 2012, su 116 depuratori, esattamente tutti quelli presenti sulle coste regionali, 94 non hanno autorizzazione allo scarico, 23 sono stati sequestrati, 13 sono inattivi, 54 non sono conformi alle norme nazionali, 47 hanno gravi problemi manutentivi (fonte: guardia costiera);
il quadro di analisi testé delineato impone una immediata e netta ridefinizione dell'agenda del Governo mirante alla urgente riduzione dei divari territoriali ed alla implementazione di una politica di investimenti produttivi destinati alle regioni meridionali, in generale ed alla Calabria in particolare, la quale continua la sua lenta marcia di distacco dalle altre realtà regionali, soprattutto in termini di capacità di produrre reddito e occupazione e di risposta alla crisi, con tutte le conseguenze immaginabili sul piano della coesione territoriale, della fiducia istituzionale, della convivenza civile e della legalità;
sul piano dell'elaborazione di possibili strategie di risposta, si tenga presente che la Commissione europea ha deciso recentemente di procedere alla modifica di alcune modalità di funzionamento dei Fondi strutturali destinati agli investimenti produttivi nelle aree depresse. In seguito all'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale dal 50 al 25 per cento, l'Italia potrà contare su ben otto miliardi di euro di risorse europee aggiuntive per i propri investimenti;
occorre intervenire urgentemente, sulle macro - variabili strategiche di sviluppo regionale e sui nodi irrisolti del ritardo infrastrutturale della Calabria, tenendo presente che le politiche di crescita impongono una programmazione di medio - lungo periodo: si tratta, innanzitutto, di creare un ambiente favorevole allo sviluppo, poiché la sicurezza, l'impegno per la legalità, l'azione di prevenzione e contrasto alla mafia costituiscono un « prerequisito » di ogni efficace politica di risanamento e crescita,
impegna il Governo:
a) con riguardo all'area relativa agli investimenti produttivi e alle politiche del lavoro:
1) a finanziare, tenuto conto del nesso molto stretto tra sviluppo economico - territoriale e legalità, il programma straordinario per gli uffici giudiziari e la polizia giudiziaria della regione Calabria, approvato all'unanimità della Commissione parlamentare antimafia nella seduta del 25 gennaio 2012;
2) ad utilizzare i fondi nazionali aggiuntivi derivanti dall'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale in materia di Fondi strutturali destinati agli investimenti produttivi nelle aree depresse, per realizzare investimenti e misure di fiscalità di vantaggio in Calabria: una soluzione a costo zero e dai notevoli effetti moltiplicativi, soprattutto in considerazione dell'attuale quadro di crisi fiscale dello stato;
3) a promuovere presso i grandi gruppi imprenditoriali nazionali (Eni, Enel, Ferrovie dello Stato, ecc.) una efficace politica di investimenti e di innovazione in Calabria;
4) a sostenere, a fronte della grave crisi occupazionale della regione, urgenti politiche attive di reimpiego per i lavoratori in mobilità, i licenziati e per giovani e donne disoccupati e Neet (Not in Education, Employment or Training, ossia coloro ossia individui che non stanno ricevendo un'istruzione, non hanno un impiego o altre attività assimilabili e che non stanno cercando un'occupazione);
5) a favorire, per quanto di sua competenza, la patrimonializzazione dei consorzi fidi, che rappresentano l'unico sostegno di garanzia per il sistema delle imprese nei confronti delle banche, e la costituzione di filiere, reti e cluster di imprese nei diversi settori di attività economica, con particolare riferimento all'artigianato, ai fini dell'innovazione e dell'internazionalizzazione dei mercati;
6) ad agevolare la promozione dell'energia alternativa basata sui piccoli impianti utilizzabili da singoli fabbricati e/o gruppi di fabbricati;
b) con riguardo all'area relativa alle infrastrutture e alla viabilità:
1) a promuovere la costituzione di un Tavolo tecnico nazionale pubblico - privato per il miglioramento della dotazione infrastrutturale viaria e del trasporto merci e passeggeri regionale;
2) a predisporre un piano governativo per colmare i deficit infrastrutturali dello sviluppo logistico, potenziando i nodi di scambio e l'intermodalità regionali, a tal fine prevedendo investimenti per estendere l'Alta capacità anche alla tratta Napoli - Reggio Calabria;
3) ad abbandonare definitivamente il progetto del ponte sullo stretto, puntando invece su un sistema infrastrutturale centrato sul Porto di Gioia ed sul sistema portuale calabrese ad esso collegato: a tal fine è necessario sciogliere la società stretto di Messina e destinare le risorse ad un piano straordinario di ammodernamento delle infrastrutture viarie calabresi e siciliane (a partire dai lavori di completamento della Salerno - Reggio Calabria, di ammodernamento della strada statale 106 Jonica e di miglioramento della viabilità provinciale regionale);
c) con riguardo all'area relativa all'assetto del territorio e alla riqualificazione urbanistica:
1) a definire, in sintonia con la programmazione regionale, un piano organico di prevenzione delle calamità naturali e del dissesto idrogeologico;
2) a promuovere la riqualificazione dei centri storici agevolando il rafforzamento strutturale degli edifici pubblici e delle abitazioni dei comuni calabresi (in merito soprattutto all'adeguamento sismico ed al risparmio energetico);
3) a verificare, ai fini di una sua accelerazione, lo stato della bonifica delle aree industriali dismesse del crotonese ex Pertusola, ex Fosfotec ed ex Agricoltura interessate da un elevato livello di contaminazione da metalli pesanti del suolo e delle acque di falda, dove insistono opere civiche nella cui costruzione sono stati impiegati materiali inerti provenienti dagli scarti delle lavorazioni industriali dei tre succitati stabilimenti e in questa direzione, a sollecitare la conferma dell'impegno dell'Eni nell'opera di bonifica ambientale del territorio crotonese che ha scontato un pesante impatto ambientale in decenni di industrializzazione spinta;
d) con riguardo all'area relativa all'agricoltura e alla pesca:
1) a sostenere per le regioni obiettivo convergenza, nell'ambito dei negoziati per la riforma della PAC, una riforma non penalizzante dei pagamenti diretti, favorendo l'inserimento nel greening anche dell'olivicoltura e dell'agrumicoltura;
2) a promuovere la convocazione di un tavolo tecnico, compartecipato dai principali attori della filiera agrumicola, per formulare le linee programmatiche di indirizzo e di intervento volte a contenere i costi di produzione, riorganizzare la commercializzazione e migliorare la qualità dei prodotti, rivedere la politica dei prezzi, adoperandosi affinché le arance calabresi possano ricevere adeguata remunerazione in rapporto alla loro qualità e genuinità e a sostenere l'inserimento, nel Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale, di misure per la conversione e diversificazione agrumicola, dando la priorità alle zone ad agrumicoltura commercialmente obsoleta;
3) ad adottare ogni iniziativa utile, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, a ridurre il prezzo del gasolio agricolo;
4) a promuovere in sede comunitaria l'accelerazione della proposta di inserire un capitolo sul Mediterraneo nel regolamento di base della nuova politica comune della pesca;
e) con riguardo all'area relativa al turismo, al commercio e all'artigianato:
1) a favorire, in conformità con la programmazione regionale, una fase innovativa di politiche del turismo dirette all'implementazione di sistemi distrettuali omogenei ad elevata vocazione turistico - recettiva, promuovendo insieme alla riorganizzazione del demanio marittimo, una specifica fiscalità di vantaggio nonché strumenti di sburocratizzazione amministrativa;
2) a incentivare la costituzione di sistemi distrettuali di offerta turistica in grado di attuare efficaci strategie di posizionamento nella competizione globale tra territori regionali, soprattutto attraverso la creazione e la messa in rete di una serie di servizi reali alle piccole e medie imprese, ed il finanziamento di interventi formativi di carattere manageriale ed imprenditoriale;
3) a sollecitare l'inserimento di piani di sviluppo archeologici per accrescere l'offerta turistica, anche attraverso il potenziamento dei servizi di accoglienza dei siti archeologici di Sibari, Roccelletta di Borgia, Locri e Kroton (con l'istituzione di un Parco archeologico relativo alla vecchia polis crotoniate e all'area sacra di Capo Colonna);
4) a promuovere, per quanto di sua competenza, la realizzazione di un piano organico straordinario di controllo e di depurazione delle acque marine e fluviali calabresi (in sintonia con la legislazione e la programmazione regionale) avente, tra gli altri, l'obiettivo di rinnovare e potenziare i depuratori e gli impianti fognari costieri esistenti e di individuare risorse da destinare al potenziamento e/o all'acquisizione di sistemi aerei e di mezzi tecnologici di controllo dall'alto della costa, dei corsi d'acqua e dell'entroterra, ai fini della prevenzione dell'inquinamento e della criminalità ambientale;
5) a far si, per quanto di competenza, che la programmazione commerciale regionale preservi la pluralità e la multicanalità del sistema commerciale, lasciando spazi adeguati sia alla grande che alla piccola impresa, sostenendo gli imprenditori indipendenti e i piccoli esercizi nei centri più svantaggiati, qualificando il commercio su aree pubbliche, investendo sulle nuove forme commerciali, e promuovendo l'innovazione con l'utilizzo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
6) a promuovere l'elaborazione di specifiche linee di indirizzo per una razionale programmazione urbanistica e per stimolare le aree commerciali delle città a strutturarsi sempre più come centri commerciali naturali, lavorando anche l'integrazione di settori economici e funzioni urbane diverse (commercio, agroalimentare tipico, cultura, turismo, artigianato artistico, trasporti, eccetera), per migliorare la forza di attrazione commerciale e di animazione sociale dei centri urbani e di quelli turistici;
7) a elaborare misure in grado di innalzare la competitività dell'artigianato sia attraverso piattaforme produttive di medie dimensioni e di ultima generazione (di cui in larga parte è sfornita la Calabria, soprattutto in alcune province, dove sono presenti vecchie aree industriali prive di servizi base) sia attraverso il consolidamento di misure di sostegno per la formazione e il trasferimento dei saperi alle nuove generazioni, per l'accesso al credito degli artigiani;
f) con riguardo all'area relativa alla cultura, all'università, alla ricerca e innovazione tecnologica, all'alta formazione e istruzione:
1) a potenziare il sistema universitario regionale e gli investimenti nella ricerca applicata, con l'obiettivo di soddisfare la domanda di ricerca del sistema produttivo;
2) a sostenere iniziative nel settore dell'alta formazione per il potenziamento e la permanenza in Calabria dei ricercatori e l'arricchimento del bagaglio formativo dei giovani laureati, anche attraverso il finanziamento di tirocini di ricerca e/o di percorsi formativi di eccellenza nelle pubbliche amministrazioni, nelle università e nelle imprese;
3) a incentivare iniziative finalizzate a potenziare il CNR in Calabria;
4) a programmare investimenti per realizzare edifici scolastici moderni e sicuri, muniti di biblioteche, laboratori e palestre, in sostituzione di un patrimonio di edilizia scolastica superato e insicuro, rilanciando così l'APQ « Istruzione » ;
5) a potenziare, d'intesa con la regione Calabria, la rete dei musei, delle biblioteche e dei teatri, con particolare riferimento ai musei e alle biblioteche nazionali.
(1 - 01118)
« Bersani, Franceschini, Ventura, Villecco Calipari, Minniti, Laganà Fortugno, Laratta, Lo Moro, Marini, Oliverio, Bressa, Ferranti, Tempestini, Rugghia, Baretta, Fluvi, Coscia, Mariani, Meta, Lulli, Damiano, Miotto, Gozi » .

sabato 22 settembre 2012

La Comunicazione umana - interattiva sociale – politica e la ridondanza

- di Bianca Clemente ©

C'è qualcosa in questo mondo terrestre – ma anche nell'universo intero – che non rientra nella comunicazione ? Tutta l'evoluzione umana basa le sue leggi sulla comunicazione .
“Non è possibile non comunicare”, non esiste un comportamento che non sia comunicativo- è uno degli assiomi della comunicazione di Paul Watzlawick.
Persino un ente superiore come Dio, attraverso l’immaginazione umana, si serve della comunicazione orale, scritta e simbolica per significare la propria essenza. E l’atto creativo della vita è un discorso riflessivo: Dio parla a sé stesso, per certificare la propria esistenza: dialogo ergo sum, dialogo ergo creo: “Dio disse : sia fatta la luce, e la luce fu fatta (…) E Dio vide che ciò era giusto (…)” La creazione dell'uomo e della donna fu un processo comunicativo dialogante : “l'uomo chiese una compagna ….” La prima richiesta della storia ad un ente superiore !  Quindi, possiamo affermare che la comunicazione è un atto superiore, avendola trovata anche in un testo sacro, un'azione esternalizzante e creativa – terminologia utilizzata quì nel senso proprio di generativa .
Pensiamo ancora ad esempio al mistero della vita: una gestante ed il suo feto sono in costante comunicazione dall'interno verso l'esterno e dall'esterno verso l'interno. Studi scientifici hanno dimostrato che non vi è nulla di più vero. La stessa evoluzione basa le sue leggi sulla comunicazione cellulare. Qualunque cellula vivente – ma anche non vivente, questo è l'incredibile - scambia informazioni con le altre cellule proprie simili o anche estranee o diverse, e assorbe conoscenza da queste. Le pietre, ad esempio, con i loro colori e forme ci informano della loro funzione, della loro provenienza e formazione. E così facendo “scelgono anche i propri abitanti”. E non è che un esempio elementare.
Ma tralasciamo l'impostazione del puro dato ontologico- ecologico-biologico e soffermiamoci sull'impostazione filosofica del dato antropologico-escatologico-storico-religioso: tutta la costruzione della storia umana è un lungo, interminabile processo comunicativo.
Persino i marziani noi li immaginiamo in comunicazione simbolica con noi terrestri.

§ 1. 1. Insomma è un continuo dialogo. La conoscenza è l'obiettivo. La conservazione e lo sviluppo, il fine.
Avendo subito la fascinazione di Platone, potrei citare lo stesso Platone che nel Fedone utilizza le metafore delle navigazioni come metodo, e della caverna come assunto. E poiché nessuno più di me si trova a navigare a remi credo sia opportuno di utilizzare in questo conteso una bellissima frase della seconda navigazione. (Curioso notare come Platone già parlasse di “navigazione” delle idee anticipando di 2000 anni l'avvento di Internet!)
La frase è questa: “[.. ] Ebbi paura che anche l'anima mia si accecasse completamente, guardando le cose con gli occhi e cercando di coglierle con ciascuno degli altri sensi. Percio', ritenni di dovermi rifugiare nel postulare certi discorsi e di considerare in questi la verita' delle cose esistenti. Forse il paragone che ora ti ho fatto in un certo senso non calza, giacche' io non ammetto di certo che chi considera le cose alla luce di questi postulati le consideri in immagini piu' di chi le considera nella realta'. Comunque, io mi sono avviato in questa direzione e, di volta in volta, prendendo per base quel postulato che mi sembra più solido, giudico vero cio' che concorda con esso, sia rispetto alle cause sia rispetto alle altre cose, e cio' che non concorda lo giudico non vero. (…)
La "Seconda navigazione" e' una metafora desunta dal linguaggio marinaresco, e il suo significato piu' ovvio sembra essere quello fornitoci dal neoplatonico Eustazio di Cappadocia (IV sec. d.C.), il quale spiega (In Odyss., p. 1453, 20): "Si chiama seconda navigazione quella che uno intraprende quando, ri-masto senza venti, naviga con i remi". E questa spiegazione trova una conferma anche in Cicerone, il quale contrappone al metodo del pandere vela orationis, del "dispiegare le vele del discorso", quello consistente nel procedere dialecticorum remis, con "i remi dei dialettici" (Tusc., IV, 5).
Insomma poiché, e per fortuna, io non posso possedere conoscenza diretta dei fenomeni tutti - ed in questo Platone mi giustifica e anzi addirittura mi riabilita - osserverò le immagini del reale attraverso “lo specchio dell'acqua” - il che è anche meglio sempre secondo Platone - e proverò a descrivere il mondo delle “mie idee” attraverso il logoi – la forma più alta di ragionamento! - anche se purtroppo userò la parola scritta, la forma che il - ormai - “nostro” filosofo considera più incompleta di espressione.
In poche parole non potrò far nulla di più che prendere spunto dagli studi compiuti sul tema della comunicazione e sui suoi postulati e attraverso il dialogo, l'argomentazione ed il ragionamento, avendo come base la semplice osservazione fenomenica diretta o indiretta dei vari processi, proverò a concordare con i postulati già assunti o addirittura a trovarne di nuovi. Procedendo sempre con il metodo della navigazione.
Dunque la seconda navigazione si realizza in due momenti: nel primo momento si raggiunge il piano delle Idee, mentre nel momento successivo si raggiunge il piano dei Principi, il piano supremo.
In generale, la prima tappa della seconda navigazione consiste nel prendere per base il postulato più solido, che consiste nell'ammettere le realtà intelligibili come "vere cause", e, di conseguenza, nel ritenere vere quelle cose che concordano con questo postulato, e non vere quelle che non concordano.
Infatti, al fine di giustificare un postulato, si dovrà ricercare un postulato ancora più elevato, e si dovrà procedere in questo modo fino a che non si sia ottenuto il postulato adeguato, ossia quel postulato che non ha più bisogno di nessun altro postulato. Pertanto, solo i Principi supremi possono costituire ciò che, una volta guadagnato, non richiede si ricerchi nient'altro di più elevato.
Quindi seconderò un lavoro antico, già intrapreso da altri – meglio di me e prima di me - in merito ad una materia che parla di cose immateriali ma che producono effetti sensibili, alla ricerca del significato più profondo di quel agire umano che si chiama comunicazione. Si parva licet componere magnis ! (Virgilio – Georgiche, IV. 176)!

§1.2 SI VA PER MARE

Siamo dunque alla ricerca di un paradigma assoluto della comunicazione ? Addirittura ! Forse sarebbe meglio dire “può darsi”, ma non credo che andrò a dire nulla di nuovo ….eppure m'è d'obbligo...
Inoltrandoci vediamo da vicino in cosa consiste la comunicazione, per brevi linee, poiché già libri e libri ne sono stati scritti in proposito – come si diceva...
COMUNICAZIONE : Il termine ha due radici: una greca ed una latina, ognuna delle due radici ha pro-prio significato che differisce lievemente dall'altro nella significazione più o meno estensiva.

La radice greca Кοίνόώ (coinòo) - transitivo - rendo comune, unisco, notifico ma anche prostituisco, ossia unisco e vendo platealmente (un atto che si rivolge al popolo e “popolino”), possiede anche una forma riflessiva ed intransitiva κοίνωνέω (coinonèo) nel senso di partecipo – sono implicato – sono d'accordo, entrambi sono legati al concetto di κοίνη “comunità”.
La radice latina di comunicare deriva dal latino cum = con e munire = legare : legare insieme, mettere insieme un sinonimo di condividere, infatti communico = far partecipe.
Ma in latino il significato “sociale” del termine, che ritroviamo nella forma greca, non è espresso con il solo “comunicare” giacchè :
nuntio = do notizia
colloquor = colloquio
alloquor = rivolgo la parola
dico = parlo in pubblico
vulgo = divulgo

Di modo che è più la terminologia divulgo ad esprimere una funzione sociale estensiva informativa di conoscenza per tutte le classi sociali.
Ad ogni buon conto, nel significato originale del termine vi è l'implicazione dell'idea sociale di comunità ma non già i comportamenti sociali che oggi vi attribuiamo, le azioni.
Infatti oggi la comunicazione = cum+azione è un'azione comune ed interattiva. Una sorta di modus agendi e/o modus operandi e/o interpretandi. Una istituzione, quindi ma anche un paradigma attraverso cui si snocciola la costruzione sociale. (Luhmann)
Il solo atto comunicativo originario nel latino communico, potrebbe essere inteso anche come solo riflessivo (comunico a me stesso – un po' come fece Dio all'atto della creazione) e riguardare il solo pensiero.
Il pensiero come fatto comunicativo autonomo ed autodefinentesi (introspettivo, che si definisce da sé, da sé parte, a sé è diretto, in sé finisce). E' vero è già questa la conoscenza. Il pensiero nel momento stesso in cui nasce chiarisce al pensante un fatto ed usa un proprio linguaggio immateriale, immaginativo, “ideale”. Ma “comunicazione” mette l'accento su un qualche tipo di comunanza. Di chè se guardiamo all'evoluzione semantica del termine vediamo che esso assume due significati principali. Il primo è di origine senz'altro più antica e fondamentale, ed è quello legato al "mettere in comune" gli oggetti (non le idee o i pensieri delle persone) o al "partecipare insieme" a un evento. E' un significato che si richiama a strutture sociali comunitarie. Il villaggio. E solo secondariamente, sia storicamente che processualmente come azione del pensiero che si esprime poi in suoni e parole, come metafora del primo, appare il significato di "rendere comuni" idee e pensieri, più vicino al concetto odierno di comunicazione, il cui riferimento non è più la comunità intesa come dato scontato, ma gli individui come interlocutori pensati isolatamente. Riassumendo molto sinteticamente secoli di evoluzione possiamo affermare che in epoca paleocristiana e medioevale, prevale ancora il significato legato al mettere in comune e alla vita di comunità.
Il termine communicare assume anche un preciso significato rituale di comunanza, quello che si è tra-sformato in un dato tempo storico all’ . Durante l'epoca moderna, lo sviluppo dapprima dei mezzi di trasporto di persone e cose, e poi di mezzi di trasmissione delle informazioni, apre nuove possibilità per la "comunanza" tra persone. Di conseguenza, i nuovi mezzi assumono una connotazione social-comunicativa: si parla così di mezzi di comunicazione e vie di comunicazione. Si arriva così dalla comunanza – quasi statica – al trasferimento – molto più dinamico di contenuti di conoscenza. Ciò che è oggi Internet! E su Internet s’innesta tutto il discorso attuale intorno alla comunicazione politica.
§ 1.3 RIDONDANZA
Qui che più preme considerare è quella “nicchia” della comunicazione politica definita ridondanza. Il termine ridondanza si riferisce alla ripetizione negli schemi comportamentali che osserviamo durante l’interazione. La contrapposizione proposta da Watzlawick tra interazione umana ed omeostato è esemplare: entrambi i sistemi sono sistemi in grado di raggiungere un equilibrio, ma se nel secondo caso, l’omeostato, esso è frutto di una ricerca casuale tra tutti gli stati possibili (ricerca che ad ogni cambiamento nel sistema riparte in maniera completamente random), nel sistema interazione, l’equilibrio, una volta raggiunto, viene mantenuto con comportamenti ridondanti, comportamenti che in un certo senso costituiscono la memoria storica dell’interazione, e che non si annullano in occasione di modificazioni che possono occorrere: il sistema umano di interazione non riparte ogni volta da zero, ma mantiene le conquiste acquisite anche quando deve cercare altri equilibri. Il poche parole la ridondanza in comunicazione politica soprattutto è utile a costituire il sostrato mnemonico, forma la storia del detto e vissuto. E’ una sorta di rete che giorno dopo giorno si viene a costruire a supporto per far innestare il pensiero del cittadino che ascolta su ciò che si comunica, una sorta di predetto a cui far riferimento, facendo in modo che questo predetto possa arrivare il più capillarmente possibile ad ogni strato. E’ l’azione che più facilmente e velocemente possibile possa correggere l’interpretazione del pensiero. E’ l’azione dell’intesa. Ecco perché internet sta diventando fondamentale nella comunicazione politica. E l’azione della correzione del detto deve essere condotta con la maggior accortenza possibile perché è il nodo della somministrazione del pensiero. E’ il passaggio cruciale. Si può affermare che così come esso avviene così rimane e difficilmente potrà cambiare in un secondo tempo, servirebbe un ulteriore lavoro di supporto per il cambiamento, proprio come se fossimo dinanzi ad un file del pc da modificare.
Infatti la ridondanza è stata studiata ampiamente in due settori della comunicazione umana: in quello della sintassi e in quello della semantica; e a questo proposito dovremmo ricordare il lavoro pionieristico di Shannon, Carnap e Bar-Hillel. Una delle conclusioni che si possono trarre da questi studi è che ognuno di noi ha moltissime cognizioni sulla legittimità e sulla probabilità statistica inerente sia alla sintassi che alla semantica della comunicazione umana. Da un punto di vista psicologico queste cognizioni sono di un genere molto interessante, perché sono cognizioni di cui non abbiamo quasi nessuna consapevolezza. Forse solo un esperto dell’informazione può stabilire con esattezza la probabilità di ricorrenza e i livelli di frequenza delle lettere e delle parole di una data lingua, tuttavia tutti siamo in grado di individuare e correggere un refuso, di sostituire una parola mancante, e di esasperare un balbuziente finendo una frase per lui. Ma è assai diverso sapere una lingua e sapere qualcosa su una lingua. Una persona può essere in grado di usare la propria lingua madre correttamente e fluentemente senza tuttavia conoscere la grammatica e la sintassi, cioè le regole che egli osserva nel parlare la lingua. Se costui dovesse imparare un’altra lingua — ma non nello stesso modo empirico in cui ha acquisito la lingua madre — dovrebbe anche imparare certe regole sul linguaggio.© (copyright)

mercoledì 19 settembre 2012

Bersani : Non stiamo sulla luna

Roma, 19 set. (Adnkronos) - "Non e' che siccome il governo fa le sue cose, noi possiamo impannucciarci e intanto vedere Berlusconi, i partiti... Noi siamo sul fronte, tutti i giorni". Lo ha detto Pier Luigi Bersani alla presentazione del libro di Marco Follini rivendicando lo sforzo del Pd per stare sui problemi reali e non "sulla luna".

UN VERO FAR WEST

Il decreto legge n. 95/2012 (spending review) detta le norme per la riduzione del personale PA: “Al fine di dare attuazione a quanto previsto in materia di assunzioni dall'articolo 16, comma 1, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98 convertito, con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, sono apportate le seguenti modificazioni alle disposizioni vigenti in materia… “ L’art.14 comma 2 riguarda il comparto del personale della pubblica sicurezza: All'articolo 66, comma 9-bis, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n.133, le parole "A decorrere dall'anno 2010" sono sostituite dalle seguenti "Per gli anni 2010 e 2011". In fine è aggiunto il seguente periodo "La predetta facoltà assunzionale è fissata nella misura del venti per cento per il triennio 2012-2014, del cinquanta per cento nell'anno 2015 e del cento per cento a decorrere dall'anno 2016". Così come modificato dopo dura battaglia parlamentare. Tagli quindi non ciechi e non lineari come aveva annunciato la Ministra Cancellieri in una conferenza stampa estiva. Ma ciò non basta per tamponare le carenze d’organico e le difficoltà di tutta una categoria che potremmo definire “body guard” della società. Resta tutto il disastro nel quale difficilmente navigano quotidianamente tribunali e pubblica amministrazione dopo le “sciabolate” che hanno inferto grosse ferite difficilmente sanabili dal Governo Berlusconi. E così mentre si prevedono grosso modo 20.000 agenti di pubblica sicurezza in meno, il personale in servizio invecchia e la sicurezza dei cittadini ne risente.
Ironia della sorte a compensare il personale di pubblica sicurezza in meno abbiamo un incremento dei settori privati: sanità privata, carceri private ecc... Lo Stato è in svendita come voleva Tremonti, insieme ai nostri diritti e allo stesso Stato come lo abbiamo conosciuto fino ad ora. Così ad iniziativa del deputato Fiano del gruppo PD della Camera dei deputati, cofirmatari l’on. D’Alema, Arturo Parisi, Franceschini, Veltroni ed altri, è stata presentata una mozione per chiedere al governo di incentivare fondi per le forze di polizia nel nostro paese. La mozione fa riferimento alla situazione grave di controllo e sicurezza pubblica che in Italia si fa sempre più allarmante.

La Camera,

premesso che:

le mafie giovandosi della crisi di liquidità dovuta alla negativa congiuntura economica stanno sviluppando ancor più il proprio profilo criminale nelle realtà di tutto il Paese secondo una logica predatoria, come ben evidenziato nella relazione al Parlamento del 2011 dai nostri servizi di sicurezza e informazione;

soggetti e gruppi di matrice eversiva, sfruttano il disagio sociale, conseguente alla crisi economica che sta investendo il nostro Paese per innalzare il livello di scontro con le istituzioni come peraltro dimostrato dall'attentato compiuto a Genova, nel mese di maggio 2012, ai danni dell'ingegner Roberto Adinolfi dirigente Ansaldo e dalle precedenti campagne di invio di pacchi e lettere bomba;

centinaia di uomini sono impegnati quotidianamente in Val di Susa per assicurare la tutela dei cantieri finalizzati alla realizzazione di una linea ferroviaria di alta velocità sulla tratta Torino-Lione;

migliaia di donne e uomini delle forze dell'ordine sono impegnati quotidianamente per garantire l'ordine pubblico nelle centinaia di manifestazioni di protesta o di disagio connesso alla crisi economica che si svolgono in tutta Italia, come per esempio nell'ultima manifestazione di lavoratori dell'Alcoa a Roma;

migliaia di donne e uomini del soccorso pubblico sono quotidianamente impegnati nelle emergenze grandi e piccole del nostro Paese, con professionalità e abnegazione eccezionali ed in condizione di grandissime ristrettezze materiali;

il blocco delle assunzioni previsto dall'articolo 14, comma 2, del decreto-legge n. 95 del 2012, determinerà una riduzione in tutti i Corpi dello Stato appartenenti ai comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico;

nelle sole forze del comparto sicurezza questo significherà la diminuzione di oltre 18.000 unità nel triennio, con ricadute negative anche sull'innalzamento dell'età media delle donne e degli uomini delle forze dell'ordine;

la lotta alle mafie, la garanzia dell'ordine pubblico, la capacità e la possibilità di intervento rapido per il soccorso pubblico e la promozione della legalità, equivalgono ad un investimento per aumentare la competitività, la crescita e lo sviluppo economico del Paese, nonché la sicurezza dei cittadini che è precondizione per il mantenimento della fiducia nelle istituzioni,
impegna il Governo
ad assumere iniziative per reperire i fondi necessari a garantire l'assunzione di nuovo personale nei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico, sbloccando totalmente il limite previsto dal blocco del turn over al 20 per cento per il triennio 2012/2014.

«Fiano, Rosato, Arturo Mario Luigi Parisi, Naccarato, Bressa, Minniti, Villecco Calipari, Recchia, Touadi, Orlando, D'Alema, Tullo, Franceschini, Rossomando, Peluffo, Laganà Fortugno, Esposito, Garavini, Veltroni».
giovedì 13 settembre 2012, seduta n.685



venerdì 31 agosto 2012

Rete de che?

Che cos’è dunque una rete. Si sarebbe tentati dal rispondere banalmente : un insieme di fili lavorati ad intreccio in modo tale da formare una trama, di qualsivoglia materiale, di un corpus unitario e sistemico ossia di unità funzionale, destinata a qualunque scopo. Generico. Eppure esplicito. E’ ciò che è esattamente Internet: la rete delle reti, la rete per eccellenza. Collega migliaia, anzi milioni, di pc con le interfacce ed i protocolli che rimandano agli Host - i nodi, ossia grossi computer su cui si appoggiano le “zone” - le proprie azioni per inviarle ad altri Host, su cui sono collegati altre migliaia o milioni di pc. Ecco la rete. Semplicisticamente. Bene. Ma perché tutto ciò? Perché la comunicazione si è sviluppata, trasformata e deve assolvere alle esigenze della globalizzazione, mettere il mondo in contatto con sé stesso, accorciare le distanze, ridurre i tempi, assistere la società nella sua evoluzione e crescita esponenziale. Al pari del progenitore telefono, la rete non è qualcosa di opposto al reale, è il qui ed ora, proprio come il telefono ma con la possibilità delle immagini, delle interfacce, della scrittura, dei video, addirittura può fungere da videotelefono. In questo modo possiamo parlare e vederci dai più remoti angoli della terra, in più persone, contemporaneamente. Vengono esclusi tre sensi: il tatto, l’olfatto ed il gusto. Non possiamo toccarci, né odorarci né tanto meno mangiarci! o comunque mangiare un gelato o bere un caffè sulla rete ma lo possiamo condividere. E' quì il punto: l' "insieme" (nel senso di totalità ma anche nel senso di compagnia) e la condivisione, sono gli elementi che riportano e riferiscono al vissuto. Con la condivisione siamo immersi nella realtà, siamo qui o lì in quel momento, con la nostra persona e possiamo provare emozioni, parlare ed ascoltare. Tutto ciò ci fa risparmiare tempo e fatica, bypassa tutta una serie di difficoltà e ci offre una vasta gamma di opportunità, prima impensabili. Informazione, economicità, interattività, rimandi, memoria, rappresentano le caratteristiche fondamentali del cyberspazio, un universo fondato su, o addirittura fondante, libertà ed uguaglianza, al punto da divenire cybercultura. E mentre si paventano fenomeni di collettivizzazione, omologazione, assuefazione – la società liquida di Bauman – si avverte al contrario già un arretramento della morale di Bauman : c’è molto meno annullamento del sè nell'altro, meno delega a cedere parte del proprio io all’altro. Anzi c’è un rafforzamento dell’io, una dissociazione delle verità assolute che si traducono in tante morali, un acuirsi del protagonismo, una parcellizzazione dei diritti. E’ la destrutturazione della società. Siamo già nel post del post modernità di Bauman. E ciò è dovuto al nuovo fenomeno emergente dei social network che hanno soppiantato le reti civiche. E’ la società solida di Marx, la società delle istituzioni più solide. Non più la rete civica dove ci si scambiava fredde informazioni, ma il cuore pulsante delle persone che riescono a mettere in rete anche i propri sentimenti ed impressioni. Il social network si trasforma in soggetto stabile e durevole che privilegia il legame spazio-temporale e si fa istituzione ed identità. E per questo diventa ricostruzione, dopo la post modernità, dopo la liquidità, dopo l’omologazione. E’ dialogo, idea, tendenza, orientamento, informazione. La borghesia di Marx, viene soppiantata dai movimenti, dai partiti riconvergenti, reincorporanti. Il social network, più della rete generica, è la nuova filosofia, è Searle – la costruzione del sociale - riutilizza la memoria e la trasforma in bit di rimando per finalità precise, per intendimenti. Migliaia di frames di Giddens ogni giorno tessono il sostrato culturale ed intenzionale del mondo del futuro, la digitalizzazione è il nuovo credo perché è la nuova opportunità, sovverte le paure, soccorre l’impossibilitato, aumenta la partecipazione ed è meno alienante della rete generica perchè sollecita la presenza fisica, la rende possibile mettendo le persone in relazione tra loro. La compartecipazione è la moderna fisicità che filtra dalla rete acquistando nuove identità. L’individualizzazione, così, si fa “sostenibile” ed esercita il suo potere con il diritto di parola e di espressione più liberi, facendo emergere il valore della gestione del "bene comune", amplificandolo attraverso la nuova etica che è alla base dei social network: una nuova cittadinanza telematica e l'affermazione di un più convinto senso civico. La Nuova Agorà si dice. Ed in effetti è così. Le piazze telematiche si trasformano in animus sociale scomponendo xenofobia, omofobia e qualunque altra fobia, per ricostruirle nella interrelazione tra l’io generico e l’altro generico attraverso un interminabile flusso informativo che si fa vettore di nuovi e più affermati diritti utilizzando meccanismi empatici e fecondanti nuove etiche. Diventa Innovazione. Il termine sta a significare l’immissione delle moderne tecnologie all’interno dei meccanismi di stratificazione sociale per alzare il livello dell’uguaglianza ed opportunità, per alzare il livello dell’accessibilità ma soprattutto indica la possibilità e necessità di guidare i processi di trasformazione sociale per renderli più conformi alle esigenze delle persone, per velocizzare e rendere efficienti i servizi alla popolazione, per aumentare la portata informativa e formativa delle notizie. Nel secolo che vede la chiusura delle grandi narrazioni del novecento, il problema pressante ora si trasforma nella domanda “Quali regole per quale futuro”. E’ evidente che la legislazione in materia non è sufficiente a regolare tale cultura di portata storico-sociale-mondiale. Nonostante gli intenti. Sono manchevoli le regole sulla connettività, sulla digitalizzazione, sulla banda larga, sui digital divide esistenti, sull’agenda digitale e cablaggio delle città, sull’editoria, sulla professione giornalistica ecc.. Difficile e lungo soffermarsi in questa sede sui vari aspetti analizzandoli ad uno ad uno ma la già semplice menzione serve a ricordare, a tenere a mente, che il problema va seguito e molto da vicino (Twitter docet !)