sabato 10 novembre 2012

LEGGE ELETTORALE MON AMOUR



Prosegue la prossima settimana, in Commissione Affari Costituzionali, l'esame dei disegni di legge in materia elettorale (ddl 2 e connessi), basandosi sul testo presentato dal sen. Malan nella seduta dell'11 ottobre scorso.

Andando a ritroso nel tempo, rileggendo la Legge Acerbo del 1923 (legge quindi di matrice fascista), il sistema maggioritario si regolava in base ad una maggioranza relativa che aveva diritto al 55% dei seggi su base nazionale Camera e regionale al Senato. "Con la differenza che per le elezioni del Senato vigeva il sistema proporzionale con premio di maggioranza, all'interno di un collegio unico nazionale suddiviso in 16 circoscrizioni elettorali.
A livello circoscrizionale ogni lista poteva presentare un numero di candidati che oscillava da un minimo di 3 a un massimo dei due terzi di quelli eleggibili (non più di 356 su 535, quindi); oltre al voto di lista era ammesso il voto di preferenza. Il risultato nel collegio unico era decisivo per determinare il modo di distribuzione dei seggi: nel caso in cui la lista più votata a livello nazionale avesse superato il 25% dei voti validi, avrebbe automaticamente ottenuto i 2/3 dei seggi della Camera dei Deputati, eleggendo in blocco tutti i suoi candidati; in questo caso tutte le altre liste si sarebbero divise il restante terzo dei seggi, sulla base di criteri simili a quelli della legge elettorale del 1919. Ai principi di quest'ultima ci si richiamava anche in un altro caso, per l'attribuzione di tutti i seggi, se nessuna delle liste concorrenti avesse superato il 25% dei voti. In sede di approvazione tale meccanismo fu spacciato per democratico, in quanto la propaganda fascista pretendeva che garantisse il diritto di tribuna alle minoranze, rappresentato da quel terzo dei seggi dell'assise parlamentare che sarebbe stato loro assegnato comunque, pure nel caso che fossero scese al di sotto del 33% dei suffragi" (Wikipedia)
Le modifiche della legge Acerbo furono l’abolizione dell’incompatibilità delle cariche di deputato con quelle di sindaco, deputato provinciale e funzionario pubblico (ad esclusione dei prefetti, vice prefetti e agenti di pubblica sicurezza) e anche l’ampiamento della platea dei votanti con l’abbassamento del limite di elettorato attivo da 30 a 25 anni.
Noi oggi siamo addirittura un passo indietro rispetto a questa legge. Siamo ancora a discutere sulla ineleggibilità ed incompatibilità delle cariche rappresentative, che è come dire che siamo ancora a formalizzare la filosofia di fondo della Legge elettorale. Filosofia che dovrebbe ormai essere tacita e sottointesa. Io penso che mai si sarebbero sognati nel 1923 di approvare in parlamento una legge per l’abolizione del falso in bilancio- se falso c'era non era così pubblico - o una legge per la "irriconoscibilità" della libertà di pensiero, soprattutto per irriconoscibilità della libertà di espressione dei siti internet che al contrario è tutelata dall’art.21 della nostra costituzione. Sto parlando della così detta Legge bavaglio, attualmente anch'essa all'attenzione delle Commissioni parlamentari.
Tornando alla Legge elettorale, con un sistema delmaggioritario come quello del 23 Grillo – che rappresenta l’antico orientamento verso il leader unico, da Berlusconi egregiamente incarnato e che da Berlusconi in poi si è sostanzialmente ed infine radicato nel nostro paese - prenderebbe effettivamente l’ 80% dei seggi, proprio come capitò a Mussolini (60%) ed anche allo stesso Berlusconi che nel periodo 2001 – 2006 godeva di un’ampia maggioranza, soprattutto in Senato, anche se ciò non gli consentì comunque di superare passaggi parlamentari più delicati, per quell’automatica, intrinseca caratteristica all’ “ammuina” tipica dell’Italia.
Non è che si ha la "mania" del leader unico, dll'uomo solo al comando, per dirla con Bersani, è che è una tendenza, come si diceva, assai radicata nel nostro paese e che inquina palesemente, a volte platealmente, la convivenza civile.
Riguardo alla Legge Acerbo ed al sistema delle maggioranze parlamentari riporto un passaggio di Sabbattucci citato da Visani in : "La conquista della maggioranza. Mussolini, il Pnf e le elezioni del 1924"
«L'approvazione di quella legge fu - questa la tesi sostenuta da Giovanni Sabbatucci, pienamente condivisibile - un classico caso di "suicidio di un'assemblea rappresentativa", accanto a quelli "del Reichstag che vota i pieni poteri a Hitler nel marzo del 1933 o a quello dell'Assemblea Nazionale francese che consegna il paese a Petain nel luglio del 1940". La riforma fornì all'esecutivo "lo strumento principe – la maggioranza parlamentare – che gli avrebbe consentito di introdurre, senza violare la legalità formale, le innovazioni più traumatiche e più lesive della legalità statuaria sostanziale, compresa quella che consisteva nello svuotare di senso le procedure elettorali, trasformandole in rituali confirmatori da cui era esclusa ogni possibilità di scelta »

E’ vero che senza maggioranza non si governa ma bisogna anche intendersi a quale tipo di maggioranza s’intende fare riferimento. Penso dal mio canto, che sarebbe utile un’immissione di buona dose di democrazia in un sistema che tende ad irrigidirsi su posizioni estremamente, eccessivamente escludenti. Io credo che il nostro sistema elettorale vada cambiato verso una più compiuta democrazia di parità di genere e inclusione sociale. “Sic stantibus rebus” , cercando di arrivare ad una sintesi compiuta di pensiero! a noi converrebbe una legge elettorale basata o sul modello australiano, anche se la si potrebbe considerare un pò la moda del momento: i cui primi effetti li abbiamo intravisti su Diliberto: “voto Vendola ma se dovesse esserci un secondo turno e Vendola non è presente, voto Bersani” consentendo l’orientamento e le coalizioni sulla convinzione del voto di aggregazione identitaria che a mio parere non dovrebbe essere forzatamente preventivo ma giungere come naturale indirizzo convergente sulle idealità, affinità, politiche di governo.


http://it.notizie.yahoo.com/pd-primarie-diliberto-pdci-ci-sara-con-vendola-120700144.html

Oppure, e sarebbe la soluzione migliore probabilmente, il ritorno al Mattarellum, considerando la sempre maggiore disaffezione al voto dei cittadini, per evitare l’eccessiva frammentazione, preservare il bipolarismo, aspettare che i tempi maturino riguardo alla nascita dei nuovi partiti e nuovi leader e affinché non diventino leader e/o partiti a forte connotazione elitaria secondo la tendenza del momento piuttosto orientata a riempire il vuoto che lascerebbe l’eventuale assenza mediatica di Berlusconi.
Il link sul blog di Ichino non è per le idee iniziali espresse, su cui non mi sembra di concordare, ma è per lo schema riassuntivo finale dei sistemi elettorali oggi maggiormente in auge e che mi sembra abbastanza chiaro ed esauriente

http://www.pietroichino.it/?p=9945

Credo, ad ogni buon conto, qualunque sia il risultato finale della legge elettorale in discussione in parlamento, è evidente che la cosa migliore da fare è premere per la maggiore rappresentanza femminile, evitare assolutamente le terze preferenze, battersi per il finanziamento ai soli partiti che abbiano le liste formate dal 50 e 50 di rappresentanza di genere. Questo sicuramente aiuterebbe a scongiurare il più possibile omologazione e pensiero unico che comunque sarebbero meglio tenuti lontano se i rappresentanti politici, loro stessi per primi, fossero più orientati verso il dialogo con il partito di riferimento: potrebbe questo dato aiutare verso una maggiore governabilità, tralasciando addirittura le problematiche inerenti e derivanti le leggi elettorali?


UN PO’ DI DOCUMENTAZIONE PER RIFLETTERCI SU :

LA SOGLIA DI SBARRAMENTO ED IL PREMIO DI MAGGIORANZA - IL TESTO IN DISCUSSIONE AL SENATO


Soglia di sbarramento

I seggi sono attribuiti in ragione proporzionale su base nazionale alla Camera, regionale al Senato, con soglie di sbarramento per le liste e con premio alla lista o coalizione di liste che conseguano a livello nazionale il maggior numero di voti validi (espressi per le liste che superino la soglia di sbarramento).
Per accedere alla rappresentanza, una lista deve dunque conseguire un numero di voti validi tali da raggiungere la soglia di sbarramento. La soglia di sbarramento ha eguale determinazione numerica, per la
Camera dei deputati e per il Senato. Tale soglia è data dal conseguimento, da parte di una lista, di almeno
il 5 per cento dei voti validi, sul piano nazionale. Cessa dunque la commisurazione dello sbarramento al piano regionale, oggi vigente per il Senato.
Rispetto alla soglia così determinata, è consentita una triplice deroga (anch'essa valevole così per la Camera dei deputati come per il Senato, e comunque riferita ai voti validi):
a) conseguimento del 4 per cento, per una lista che sia presente all'interno di una coalizione;
b) conseguimento del 7 per cento, per la lista che ottenga questo risultato in un insieme di circoscrizioni comprendenti complessivamente almeno un quinto della popolazione;
c) conseguimento del 20 per cento, per le liste di minoranze linguistiche riconosciute.
Lo sbarramento è dunque valicabile per una lista che si presenti entro una coalizione, e più agevolmente che se si presenti da sola. Lo sbarramento ha comunque per destinatario la lista, non anche la coalizione (com’è previsto nella legislazione vigente). Servizio Studi -

Il premio di maggioranza

Le liste che superino lo sbarramento, accedono alla ripartizione dei seggi
La lista o coalizione di liste, che abbia il maggior numero di voti (pare di intendere, ancorché non sia specificato: voti validi) espressi a livello nazionale, ottiene un premio di maggioranza.
Sono considerati, ai fini del conseguimento del premio di maggioranza, i soli voti 'utili' ossia espressi a favore delle liste che abbiano superato lo sbarramento. I voti dati alle liste che rimangano sotto la soglia di sbarramento non sono considerati (con modificazione rispetto al dettato legislativo vigente).
Il premio è determinato in misura fissa. Esso ammonta a 76 seggi presso la Camera dei deputati, a 37 seggi presso il Senato.
Questo numero di seggi di premio corrisponde al 12,06 per cento dei complessivi seggi della Camera; all'11,74 per cento del Senato (per il quale si ottiene una percentuale di circa il 12,5 per cento - di cui si legge
correntemente sui quotidiani - scomputando da 315 i seggi sulla circoscrizione Estero nonché i seggi spettanti in quota fissa a Valle d'Aosta e Trentino Alto-Adige).
Il testo menziona invero 541 seggi da ripartire in via proporzionale presso la Camera dei deputati. La somma di questi 541 seggi, dei 76 seggi di premio, dei 12 seggi per deputati eletti all'estero, è pari a 629 (cui va aggiunto l'unico deputato della Valle d'Aosta).
Il premio di maggioranza è dato alla lista o coalizione di liste, mediante riparto nelle singole circoscrizioni (regionali, al Senato). I seggi da attribuire come premio sono determinati come differenza tra il numero dei seggi spettanti alla circoscrizione e quelli in essa da attribuire in ragione proporzionale.
Perché il premio di maggioranza, predeterminato in tale misura fissa, conduca al raggiungimento della maggioranza assoluta, una lista o coalizione deve pertanto conseguire 240 seggi alla Camera e 121 seggi al
Senato (omettendo nel computo i Senatori a vita). Significa conquistare una percentuale di voti, secondo alcune stime valutabile attorno al 40 per cento. In caso di più limitato consenso, il premio scatta comunque, senza tuttavia consentire l'ottenimento della maggioranza assoluta.
Il premio spetta alla lista o coalizione che abbia ottenuti più voti 'utili' rispetto agli altri competitori.
Non è prevista una soglia minima di consenso elettorale (sia essa espressa in termini di voti o di seggi), ai fini dell'ottenimento del premio di maggioranza. Servizio Studi
E', questo, profilo, cui la Corte costituzionale fece cenno, in un giudizio di ammissibilità su referendum avente ad oggetto la legge elettorale. Essa rilevava (nella sentenza n. 15 del 2008, al punto 6.1):
"Questa Corte può spingersi soltanto sino a valutare un dato di assoluta oggettività, quale la permanenza di una legislazione elettorale applicabile, a garanzia della stessa sovranità popolare, che esige il rinnovo periodico degli organi rappresentativi. Ogni ulteriore considerazione deve seguire le vie normali di accesso al giudizio di costituzionalità delle leggi.
L'impossibilità di dare, in questa sede, un giudizio anticipato di legittimità costituzionale non esime tuttavia questa Corte dal dovere di segnalare al Parlamento l'esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione che non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi" (corsivo nostro).
Così come non è prevista una soglia minima oltre la quale il premio scatti, nemmeno è prevista una soglia massima oltre il quale il premio non scatti (previsione che potrebbe avere valenza di garanzia delle minoranze,
nell'ipotesi, fosse anche di scuola, di elevata concentrazione di voti su una lista o coalizione).

L’ULTIMA SEDUTA AL SENATO sulla LEGGE ELETTORALE
LE DICHIARAZIONI DI VOTO in prima Commissione permanente lo scorso 11 ottobre

Il relatore MALAN (PdL) dà conto di alcune correzioni da apportare alla proposta di testo unificato predisposta nella giornata di ieri. In particolare, all'articolo 1, comma 1, lettera n), al numero 5), si deve fare riferimento al maggior numero di voti (non di seggi) espressi per le liste che abbiano superato la soglia di sbarramento.
All'articolo 2, comma 1, lettera a), occorre correggere il testo facendo riferimento ai voti validi espressi nell'insieme delle regioni. Inoltre, segnala l'ipotesi di prevedere una disciplina transitoria per l'esercizio del diritto di voto da parte degli italiani residenti all'estero, nel presupposto che l'inversione dell'opzione possa essere applicata solo a partire dalle elezioni successive a quelle della prossima primavera.

Il PRESIDENTE dà atto che i relatori hanno presentato due distinte proposte di testo unificato, da adottare quale base per il seguito dell'esame, entrambe pubblicate in allegato. Si procederà innanzitutto alla votazione della proposta presentata dal relatore Malan, in ragione della priorità nella presentazione.

Il senatore CALDEROLI (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo Gruppo, considerato che la proposta ricalca l'ipotesi da lui avanzata nelle sedute precedenti, se si eccettuano alcuni profili tecnici e una questione sostanziale.
Anzitutto, il riferimento alle circoscrizioni di cui all'allegato A postula una revisione delle circoscrizioni che richiederà del tempo.
Osserva che, in base alle disposizioni contenute nel testo, la lista o coalizione di liste che ottiene il maggior numero di voti, conseguendo perciò il premio potrebbe formare una maggioranza parlamentare solo con il 39 per cento dei voti. Pertanto, potrebbe darsi il caso in cui la parte vincente, anche ottenendo il premio di maggioranza, sarebbe all'opposizione ovvero potrebbe dividersi nella dislocazione tra maggioranza e opposizione parlamentare. In proposito, rileva anche che non è indicata una soglia minima di voti per l'attribuzione del premio di maggioranza, soglia che la Corte costituzionale aveva sollecitato in occasione di pronunce più volte ricordate.
La previsione di due preferenze, a suo avviso, è in contrasto con l'esito del referendum che nel 1991 ha sancito l'abolizione delle preferenze multiple. Inoltre, il termine per l'indicazione dell'opzione (30 giorni) con riferimento alla causa di ineleggibilità dei componenti delle giunte regionali è incoerente con i termini previsti per cause di ineleggibilità di altre cariche o funzioni.
Infine, sottolinea l'esigenza di verificare la puntualità dei riferimenti agli elenchi di candidati, specificando quando si tratti di quelli la cui elezione è determinata con i voti di preferenza ovvero di quelli della lista bloccata, ed esprime perplessità sull'opportunità di applicare il metodo d'Hondt per l'assegnazione dei seggi alla Camera dei deputati, che può determinare uno svantaggio ingiustificato per le formazioni politiche di minore entità.

La senatrice FINOCCHIARO (PD) sottolinea il significato del voto a cui si accinge la Commissione, cioè la comune volontà dei Gruppi di riformare la vigente legge elettorale.
Nel preannunciare il voto contrario del suo Gruppo sulla proposta di testo unificato avanzata dal relatore Malan, ritiene assai arduo pronunciarsi a favore del voto di preferenza. Occorre considerare i fatti che hanno turbato l'opinione pubblica e l'evidenza che la prossima campagna elettorale sarà scandita da interventi e indagini della polizia giudiziaria, per accertare episodi di corruzione causati dalla commistione fra politica e affari criminali, anche illeciti, che si verifica in diversi ambiti. Vi è il rischio che si comprometta la dignità del Paese, oltre che della politica.
Inoltre, ritiene che le obiezioni avanzate dal senatore Calderoli a proposito della mancata indicazione di una soglia minima per il conseguimento del premio di maggioranza siano infondate, vista la misura esigua del premio.

Il senatore D'ALIA (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) preannuncia il suo voto favorevole sulla proposta di testo unificato avanzata dal senatore Malan: essa rappresenta una sintesi delle diverse posizioni assunte dai partiti e di alcune indicazioni condivise anche dal Partito Democratico: intravede quindi la possibilità di giungere, infine, all'approvazione di un testo condiviso.
Per quanto riguarda i dubbi della senatrice Finocchiaro sulla reintroduzione del voto di preferenza, sottolinea l'esigenza prioritaria di rimuovere l'attuale sistema di cooptazione, tenendo conto che nel frattempo il prestigio dei partiti anziché migliorare è perfino peggiorato. Nondimeno, occorre evitare che il voto di preferenza sia utilizzato come fattore distorsivo della competizione elettorale, con l'introduzione di regole rigorose e sanzioni effettive, anche sotto il profilo economico, nei confronti dei partiti che non selezionano candidati irreprensibili.

Il senatore BELISARIO (IdV) ricorda che la sua parte politica ha promosso una raccolta di firme per un referendum abrogativo della vigente legge elettorale. Sebbene il testo unificato proposto dal relatore Malan contenga soluzioni condivisibili, la sua parte politica voterà contro. In particolare, non è condivisibile la reintroduzione del voto di preferenza, che potrebbe determinare degenerazioni nella competizione elettorale: infatti, l'eccessiva estensione delle circoscrizioni elettorali, a suo avviso, renderà vani i limiti e le sanzioni per contenere le spese elettorali. Inoltre, la mancata previsione di una soglia minima di consensi per il conseguimento del premio di maggioranza e soprattutto l'assenza di una garanzia circa la governabilità del sistema politico determineranno gravi difficoltà anche nella prossima legislatura.

Il senatore GASPARRI (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo Gruppo sulla proposta di testo unificato avanzata dal relatore Malan. L'adozione di un testo base consente di trasmettere un segnale positivo all'opinione pubblica, dopo i ripetuti messaggi polemici indirizzati al Parlamento.
Nel merito, condivide l'impianto e i chiarimenti tecnici da ultimo illustrati dal senatore Malan. A proposito del voto di preferenza, osserva che i timori manifestati dovrebbero riguardare soprattutto le elezioni locali, dove gli effetti dei fenomeni corruttivi sono più evidenti. È bensì opportuno prevedere limiti e sanzioni per evitare fenomeni degenerativi, ma non è affatto garantito che sarebbe più trasparente un sistema basato sui collegi uninominali, con le connesse procedure di elezioni primarie che si realizzerebbero senza alcuno controllo pubblico.

Il senatore PISTORIO (Misto-MPA-AS) preannuncia un voto favorevole, anche nella consapevolezza dei limiti che, a suo avviso, presenta l'impianto illustrato dal relatore Malan. Giudica insufficienti le deroghe alla soglia di sbarramento, perché non tengono conto delle esperienze politiche, anche di grande rilievo, maturate in ambito regionale; il riferimento interregionale sembra ritagliato per soddisfare le esigenze di una sola e ben individuata forza politica. Inoltre, il premio di maggioranza e l'applicazione del metodo d'Hondt per l'attribuzione dei seggi alla Camera dei deputati aggraveranno il sacrificio delle formazioni minori a vantaggio dei partiti più grandi.
È deludente, a suo avviso, il mantenimento di una consistente quota di seggi assegnati con lista bloccata: nell'attuale fase di degrado dell'immagine della politica presso l'opinione pubblica, ciascun candidato dovrebbe affrontare con coraggio la campagna elettorale, rimettendo il successo solo al consenso degli elettori.
Infine, pur apprezzando le argomentazioni della senatrice Finocchiaro, ritiene che vada salvaguardato il diritto dei cittadini a scegliere i propri rappresentanti, con sanzioni anche gravi contro i fenomeni degenerativi.

Il senatore RUTELLI (Per il Terzo Polo:ApI-FLI) giudica positivo il tentativo della Commissione dare impulso all'esame delle iniziative per la revisione della legge elettorale e ringrazia il relatore Malan per il carattere aperto che ha voluto dare alla sua proposta. Pur manifestando riserve a nome della componente del Gruppo cui egli appartiene, dà atto che l'altra componente, rappresentata nella votazione dal senatore Digilio, considera prioritaria la scelta degli eletti da parte degli elettori mediante il voto di preferenza e il fatto nuovo che finalmente il confronto potrà entrare nel merito delle proposte.
In ogni caso, egli giudica negativamente l'eventualità - resa possibile dalla proposta - che il premio di maggioranza sia attribuito a liste o coalizioni di liste che, a causa del mancato conseguimento della maggioranza parlamentare, potranno essere costrette, tutte o parte di esse, al ruolo di opposizione. Più in generale ritiene che la proposta sia ritagliata sulle esigenze di partiti che, nell'attuale fase politica, sono destinati a mutare la propria fisionomia: vi è da attendersi che la legge elettorale sia nuovamente cambiata nella prossima legislatura.

Il senatore SAIA (CN:GS-SI-PID-IB-FI) preannuncia il voto favorevole del suo Gruppo, nel presupposto che l'esame consentirà di migliorare il testo attraverso gli emendamenti. Inoltre, l'auspicabile revisione degli assetti istituzionali, che potrà essere realizzata anche attraverso un'Assemblea costituente, probabilmente indurrà a un ulteriore adattamento della legge elettorale.

Il PRESIDENTE avverte che tutti i Gruppi hanno manifestato il proprio orientamento attraverso gli interventi dei loro rappresentanti. Dà quindi la parola per brevi interventi ai senatori Fantetti e Peterlini. A sua volta, come esponente della componente socialista del proprio Gruppo, preannuncia il proprio voto contrario, motivato in primo luogo dalla proposta di adottare un sistema elettorale fondato in larga misura sul voto di preferenza, che si rivela sempre di più come un fattore di corruzione dell'agire politico.

Il senatore FANTETTI (PdL) ringrazia il relatore Malan per le precisazioni fornite all'inizio della seduta circa l'interpretazione delle disposizioni sull'esercizio del diritto di voto degli italiani residenti all'estero e sottolinea l'esigenza di assicurare l'effettività di quel diritto, anche attraverso apposite norme transitorie. Esprime comunque alcune riserve sull'inversione dell'opzione, un regresso dalle procedure adottate anche di recente in altri importanti Paesi.

Il senatore PETERLINI (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) si riserva di valutare con maggiore approfondimento la proposta di testo unificato, tuttavia apprezza il tentativo di individuare una soluzione di compromesso. Prende atto con soddisfazione che sia la proposta in votazione sia quella dell'altro relatore salvaguardano la rappresentanza parlamentare delle minoranze linguistiche.
Il relatore MALAN (PdL) prende atto delle osservazioni svolte, con particolare riguardo all'opportunità di riconsiderare l'estensione delle circoscrizioni elettorali e all'ipotesi di una soglia minima di consensi ai fini dell'attribuzione del premio di maggioranza, in considerazione delle argomentazioni contenute in alcune pronunce della Corte costituzionale.

Il PRESIDENTE, prima di procedere alla votazione, informa che i lavori della Commissione saranno organizzati in modo da evitare che le soluzioni legislative possibili siano condizionate dalla mancanza di tempo utile per predisporre le procedure necessarie a una applicazione fin dalle prossime elezioni. Pertanto, l'ulteriore corso dell'esame si svolgerà passando senz'altro alla trattazione degli emendamenti.
Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, è posta in votazione la proposta di adottare quale base per il seguito dell'esame il testo unificato presentato dal relatore Malan: la Commissione approva.
La Commissione, infine, conviene di fissare per le ore 18 di mercoledì 17 ottobre il termine per la presentazione di emendamenti, da riferire al testo unificato appena adottato quale base di esame.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

Continua ....

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