sabato 21 gennaio 2012

Ambiente? Chie era costui?

Altro che America. Altro che multinazionali interessate a che l'ambiente non sia tra gli argomenti prioritari delle agende politiche mondiali. Altro che rifiuti o Concordia-Costa Crociere e disastri ecologici vari. I dati ormai parlano chiaro. Le acque sono ad altissimo rischio e di tempo per riparare i danni ormai non ce n'è quasi più. Siamo al limite del disastro mondiale, di proporzioni bibliche. Che siano i prodromi della fine del mondo? Speriamo di no. E' dal 2001, nel Parlamento Europeo, dal 2004 in quello italiano, che non vengono adottati provvedimenti in favore dell'ambiente ed in particolare delle acque dei fiumi e mari. Esiste un piano d'azione dell'Unione Europea che porta la data del 27 marzo 2001, mentre in Italia siamo fermi alla legge delega del 27 dicembre 2004, la numero 308, la quale si limita semplicemnte a delegare al Governo l'emanazione di decreti di raccordo con le leggi in materia ambientale esistenti. L'allarme lanciato dalla nave Concordia di un ipotetico, ennesimo, disastro ambientale in area protetta, non è che l'ulteriore avviso alla scelleratezza del genere umano, non tanto a chi provoca simili disastri, quanto a chi governa e non fa nulla. L'Istituto per l'ambiente marino e costiero (Iamc) del Cnr di Oristano ha stilato un comunicato inquietante quanto significativo sugli effetti dell'aumento della CO² negli organismi marini. Il comunicato segue due studi già pubblicati su Biology Letters e nature Climate Change e portano la firma di Paolo Domenici, ricercatore dello Iamc di Oristano. “Il primo studio, effettuato nella barriera corallina australiana e pubblicato su Biology Letters, dimostra con i livelli di CO² previsti nel 2100 la perdita della lateralizzazione nei pesci, ovvero della preferenza per il lato destro o sinistro durante gli spostamenti quando si trovano davanti a un ostacolo”, spiega Domenici. “Un altro studio, appena pubblicato su Nature Climate Change, rileva che i pesci invertono la capacità di allontanarsi dall’odore di un predatore, con ovvie e pericolose conseguenze per la loro sopravvivenza”. In poche parole tutto il sistema sensoriale delle specie marine e di acqua dolce risulta seriamente compromesso. Già altri studi avevano dimostrato gli effetti negativi dell’aumento di anidride carbonica negli oceani per gli organismi con gusci calcarei e le alterazioni sensoriali indotte da tale fenomeno in tutte le specie marine. - “Ora abbiamo scoperto che queste disfunzioni comportamentali, di cui non si conosceva il meccanismo, sono dovute al malfunzionamento del GABA-A, un recettore del sistema nervoso centrale con fondamentali effetti su diversi tipi di neuroni che dipende dalle quantità relative di ioni quali cloro e bicarbonato, a loro volta alterate dall’esposizione a livelli elevati di CO2” - prosegue il ricercatore Iamc-Cnr Paolo Domenici. E' la spegazione del perchè grossi mammiferi marini tendono ad arenarsi lungo le coste, o perchè i salmoni – notizia dell'anno scorso – non risalgono più le correnti per depositare le uova. Tale meccanismo è stato accertato mediante un esperimento - “Dopo essere stati sottoposti alla alta concentrazione di anidride carbonica, i pesci venivano esposti alla gabazina, una sostanza che blocca il recettore GABA-A: dopo trenta minuti di trattamento tornavano a sfuggire ai predatori e riguadagnavano la loro preferenza laterale” - conclude Domenici. “Poiché tale recettore è quasi universalmente presente nel sistema nervoso centrale degli organismi è perciò possibile che l’incremento negli oceani della CO², aumentata del 40% negli ultimi due secoli e stimata per la fine del secolo tra 700-900 parti per milione contro le attuali 380 ppm, abbia enormi conseguenze sul comportamento e la sopravvivenza di numerose specie marine”. L'esperimento sarà stato un tormento per i poveri pesci malcapitati ma è servito a dimostrare e chiarire una volta di più la portata della violenza che l'uomo sta perpretando all'ambiente a danno della sua stessa sopravvivenza e la totale cecità dei legislatori mondiali che non adottano misure altamente incisive per invertire la rotta di tale stato di cose.

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