sabato 26 maggio 2012

La scuola e le sfide del terzo millennio sono sfide sociali

Tecnologia come applicazione per eliminare il cultural divide nella scuola. Le strategie per l’ottenimento di questo altissimo scopo etico (art. 9 della Costituzione ma anche 3, 2, 21, 30 coma1, 33, e soprattutto 34) sono: un ripensamento in termini ingegneristici dei programmi e delle scansioni orarie dei lavori in aula, capacità di fornire la strumentazione necessaria all’apprendimento dei nuovi linguaggi multimediali, progettazione di obiettivi settoriali di utilizzo delle tecnologie multimediali istituendo appositi gruppi di lavoro didattici formati da insegnanti idonei. Perché alle soglie del terzo millennio è impensabile che la scuola italiana possa ancora vivere di ritardi, arretratezze, difficoltà, umiliazioni e mancanza di fondi. Nella scuola vive il futuro, abbiamo l’obbligo morale di insegnare a quel futuro cos’è la consapevolezza fornendogli la “cassetta degli attrezzi” utile a sopravvivere nel bosco dell’indeterminatezza e dell’incerto. Senza infingimenti, senza codardie o falsità, si parla in termini di innovazione presente e attese future. Concretezza e passione, realismo e capacità di sognare, anche in grande, questo è il significato del progresso tecnologico che nella scuola necessariamente si traduce in opportunità equidistante ed eque opportunità, il mondo del possibile, il limbo dell’adolescenza, il mondo migliore di domani. Almeno lasciateci sperare. Ecco anche l’importanza – direi fondamentale – dell’Agenda digitale che il Governo italiano ha inserito nel decreto “Semplifica Italia”, sulla base della strategia definita nel 2010 dalla Commissione europea “Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”. Crescita economica e reti d’imprese necessariamente coinvolgono anche la scuola, strettamente interconnessa con la crescita di un paese. Banda larga e ultra larga, smart cities, open data, cloud computing ma anche wifi di copertura per tutto il territorio italiano, sono forse solo alcuni esempi di sicurezza, sviluppo e modernizzazione. A livello globale la “internet economy” supera i 10.000 miliardi di dollari è impensabile che in Italia solo la metà dei cittadini usa internet. E comunque questa metà va istruita sulle potenzialità della connessione di rete e sue eventuali ricadute economiche e culturali, nonché sugli eventuali – sempre presenti – pericoli che possono nascondersi in alcune nicchie di contatti. La scuola oggi necessita sempre più di insegnati adeguati a nuovi compiti e ruoli, consapevoli delle nuove “missions” e delle nuove difficoltà, della nuova delicatissima fase di passaggio, in un ambiente già tanto in crisi per ritardi economico-sociali. Recentemente l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), e numerosi studi scientifici, hanno riconosciuto che gli investimenti in banda larga hanno effetti considerevoli sulla crescita del reddito nazionale delle società avanzate, sia direttamente per l'attività di progettazione e impianto delle reti, che indirettamente, in virtù dell'aumento complessivo di produttività, del livello di innovazione e di base occupazionale, delle attività economiche che utilizzano e beneficiano delle reti di nuova generazione per i loro processi produttivi. E aumentare il Pil di alcuni punti percentuali rientra certamente tra le strategie prioritarie dell’Italia. Siamo ad una conversione elettronica delle attività fin ora intraprese. Il XIX secolo è stato caratterizzato dalle macchine a vapore, il XX secolo dall’elettricità. Il XXI secolo è il secolo digitale. Bisogna saper guidare questo processo. Al ForumPa di quest’anno sono emersi dati significativi, che riporto: mentre in Europa la percentuale di famiglie che ha accesso a internet è del 73,2% in Italia si ferma al 61,6%; la popolazione che usa regolarmente internet è pari al 67,5% in Europa e al 50,7% in Italia. I dati vengono dalla relazione di Roberto Azzano, practice leader di NetConsulting (azienda di consulenza e di analisi sul mercato dell’Informatica, delle Telecomunicazioni e dei Media) “In Italia – ha detto Azzano – ci sono Comuni di media grandezza che sono modelli di smart city a livello europeo e mondiale”. Ed io aggingo: sono esempi di sviluppo a macchia di leopardo. Azzano ha poi rilevato: “nell’ultimo periodo, una serie di interventi legislativi e innovativi hanno prodotto effetti positivi per le tecnologie dell’innovazione: sono ad esempio la lotta al contante, le liberalizzazioni, il decreto semplificazione, la certificazione di sostenibilità energetica. Queste però vanno poi declinate in una realtà dove – seguendo l’esempio fatto dal rappresentante di NetConsulting – è vero che bisogna mettere i pannelli solari sui tetti delle scuole, ma è altrettanto vero che il 25% delle scuole ha bisogno di interventi di manutenzione straordinaria e urgente, altrimenti i pannelli rischiano di venire giù”. Quindi il problema è di costi ma anche di alfabetizzazione. L’uno non può prescindere dall’altro. Direttiva 97/33/CE, 30 giugno 1997, articolo 2,comma 1, punto g, sull’universalità del diritto all’accesso recepita dall’attuale decreto legislativo 1° agosto 2003 n. 259 – Codice delle Comunicazioni elettroniche

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