domenica 29 aprile 2012

ECONOMIA DINAMICA: LA TERZA VIA

Con salari rigidi verso il basso e flessibilità minima dei prezzi dei prodotti finiti, quando si verifica una crisi o una depressione, la ripresa, che nel passato era pressochè automatica, oggi incontra difficoltà molto maggiori. Infatti, l’aumento della domanda reale non è più stimolato dal meccanismo concorrenziale di diffusione a catena di riduzioni dei costi, extra-profitti, aumenti di produzione e riduzione dei prezzi. Nelle nuove condizioni – amplificate dall’affermazione delle nuove tecnologie, la ripresa può avere luogo o per effetto i investimenti stimolati da innovazioni, o per un aumento della domanda estera o per un’azione del governo. Nel caso che le due prime spinte siano insufficienti, deve intervenire il governo, la sua azione non solo deve mirare ad un aumento della spesa pubblica, ma anche ad una politica creditizia attiva. Gli stessi sindacati spingendo in alto i salari, possono contribuire all’aumento della domanda. Questa teoria non è generalmente accolta in quanto non piace molto alle banche ed ancora di meno ad un governo preso alle strette da risorse economiche affievolite. Fanno parte della storia economica più che delle teorie in quanto agli economisti piace costruire modelli di sviluppo fondati sulle ipotesi più che sulle azioni concrete del passato. Lo stesso Keynes ha sempre raccomandato gli investimenti pubblici, anche e soprattutto verso le famiglie, anche in presenza di deficit, per promuovere la ripresa economica. Questa è la filosofia di fondo del walfare. Ma se non si vuole inseguire più questo modello perché costretti da politiche di stampo europeista, l’unica è mettere in campo il modello delle innovazioni e dei servizi avanzati. Basti leggere Pieno impiego in una società libera del 1946 di lord Beveridge in collaborazione con Kaldor che influenzò molto i paesi capitalistci. L’attuale debito continentale, non è dovuto all’applicazione di queste teorie del walfare, quanto allo spreco che se ne è fatto senza aver rinforzato il tessuto sociale medio-piccolo. L’abuso che spesso si è imputato alla Banca Centrale – tuttavia istituzione di rilievo fondamentale – deve far ben riflettere sull’aumento del debito a dispetto di azioni verso lo sviluppo locale. Il peso dei cambi in Euro è un altro campanello d’allarme che ha portato i debiti europei verso l’inflazione. La nostra lira era una risorsa indispensabile in condizioni di deflazione, cosa che ben sapeva l’Inghilterra più economicamente smaliziata, ma certamente è da riflettere su un ritorno indietro. E’ l’abuso sicuramente da combattere e regolamentare. E non si può far affidamento tout court sulla privatizzazione generalizzata per tamponare nel presente ciò che un domani potrebbe divenire un “gravissimo errore”. L’innovazione sta diventando sempre più la “terza via”

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