venerdì 20 luglio 2012

Salga a bordo ... !!!

Io capisco la ritrosia. La questione è di quelle spinose assai. Di quelle che spaccano il Pd. Come la mettiamo con un paese che è sede del Papato. Il Papato, negli ultimi tempi nell'occhio del ciclone anche Lui. L'Altissimo è stato "ridimensionato", e figuriamoci se non capitava. Ma DICO come si fa? Sembra materiale da romanzo, da film dell'orrore, e invece è vero, tutto vero. Al mondo restano pochi "angoli bui" ormai, dove dare libero sfogo alla fantasia, quella più segreta ed immaginare il bello ed il brutto. Il resto è tutto in chiaro, tutto materiale, tutto empirico e del “liquido” ha più che altro la caratteristica del movimento continuo. Forse non va bene, forse sì, chissà. Intanto come si fa a tornare indietro e a dire: “scusate tanto, abbiamo scherzato, non se ne fa più niente. Rinascondiamo tutto sotto la sabbia e arrivederci”. Andiamo. E’ puerile, è ipocrita. Siamo esseri umani, al di là del dato religioso, ci colpiscono le debolezze. Ecco, sì questo è il punto. Le debolezze. Una in particolare sta facendo parlare tutti, tra l’inorridito, il sorriso inebetito, i sentimenti di inadeguatezza e impreparazione, il rifiuto ossessivo e l’accettazione tout court… : l’omosessualità. Siamo un paese a forte tradizione famigliare, siamo tutti stati battezzati e andiamo in chiesa la domenica mattina chiedendoci in cuor nostro perché Gesù non venga a darci una mano che le cose si fanno sempre più complicate. “Complicate” è un termine eufemistico per dire che abbiamo paura, Chiesa compresa, di questo mondo che avanza in modi “selvaggi” perché appunto “terreni”, invece di procedere sulla via della “rettitudine” aulica, eterea ed immateriale, così come l’abbiamo disegnata fino ad ora. Lo scardinamento dei confini geografici, la globalizzazione, le economie in bilico, le tecnologie, internet, i social networks, ci fa tutto paura. Quale impegno per i cattolici in politica, si chiedono i moderati, che è un po’ come dire, cosa possiamo fare per non perdere il nostro bagaglio culturale, per non minare alle fondamenta una società costruita su valori e canoni generalmente accettati e riconosciuti. E’ terribile, la domanda è quasi esistenziale. D’altro canto fino ad ora abbiamo accettato : ridimensionamento delle istituzioni, il fatto che il matrimonio possa anche sciogliersi, il riconoscimento della convivenza e delle coppie di fatto, le debolezze della Chiesa, la cessione di parte della sovranità statale per il bene di una Comunità più ampia, il riconoscimento di mestieri altri, abbiamo accettato proprio l’altro, il diverso da noi, secondo il principio dell’uguaglianza, abbiamo accettato e riconosciuto che gli animali hanno un loro posto nella vasta teoria della dignità e dei diritti, abbiamo accettato che portatori di handicap possano lavorare, abbiamo imparato la pietà ed il perdono avvicinandoci di più ai sentimenti cristiani e agli angeli, sappiamo che ancora non riusciamo ad accettare che le differenze di genere non sono altro che semplici differenze sessuali, abbiamo capito che non tutto quello che ci ripugna è sbagliato… Abbiamo fatto sforzi enormi di adattamento ad un mondo che aumentava esponenzialmente il numero degli esseri viventi, abbiamo cercato di dirimere le controversie del multisoggettivismo, non riuscendoci ancora. Abbiamo visto la guerra spietata, il risorgimento disperato, abbiamo conosciuto gli orrori della persecuzione, la scelleratezza del crimine efferato, piangiamo i nostri martiri e nel far questo ci consideriamo tutti un po’ martiri, ormai. Ci sentiamo mancare, venir meno da cos’altro possa ancora accadere.. Che fare, come fare? Niente. La risposta è un po’ troppo vaga. Bisogna pur far qualcosa. E allora “acconciamoci l’occhio” come si dice. Cerchiamo l’approccio meno complicato possibile e lasciamo che questo mondo scorra cercando il suo equilibrio, perché questo è necessario se vogliamo salvarci tutti, salvare le nostre identità, salvare le nostre tradizioni, la storia ed il futuro. Acconciamoci a guardare le cose con pensiero puro, scevro da pregiudizi, e cerchiamo di guidare, soprattutto chi lo deve fare perché al comando, tenendo il timone, regolando gli scivolamenti. Insomma “Saliamo a bordo, cazzo!”.

Nessun commento:

Posta un commento